TERMOLI – L’esigenza di riorganizzazione del Servizio Sanitario attraverso il Piano di riorganizzazione aziendale predisposto dall’ASReM, la necessità di ridurre il deficit di Bilancio ormai cronico, la ingovernabilità del settore determinano scelte non sempre in linea con gli effettivi bisogni del cittadino oltre che il rischio di non rispettare adeguatamente i LEA (livelli essenziali di assistenza). Ridurre i costi per la UIL FPL vuol dire innanzitutto ridurre gli sprechi e le inefficienze, non significa razionalizzare la distribuzione degli ospedali ma riorganizzare l’offerta prendendosi cura della persona partendo dalla prevenzione, dalla tutela della salute per poi passare all’assistenza ospedaliera per le acuzie, prendendo in carico il cittadino, i suoi diritti e i suoi bisogni.
Il Piano di riorganizzazione aziendale pur ricercando un nuovo modello che meglio si adatti alle nuove richieste di assistenza di una popolazione anziana, purtroppo incontra alcuni limiti. Purtroppo però, se non si interviene sulle cause strutturali, non si incide né sulla qualità del servizio né sul risparmio vero. Siamo consapevoli che per continuare a garantire il nostro sistema sanitario sia necessaria una riorganizzazione, un recupero di funzionalità e di efficienza ma in un ottica di riforme vere e praticabili che tengano insieme il problema della sostenibilità con i bisogni di salute e con la valorizzazione degli operatori.
Su alcune questioni vorremmo confrontarci con la politica e in particolare con la direzione ASReM invitando il direttore Generale Dott. A. Percopo ad un incontro/confronto aperto con la nostra Organizzazione Sindacale alla presenza della stampa. Le considerazioni e le domande che ci poniamo sono molteplici e vorremmo affrontarle in un confronto costruttivo. Iniziamo con le nostre prime riflessioni nel merito del Piano di riorganizzazione come avevamo già preannunciato; Partendo dal peso che hanno le strutture private nel Piano di riorganizzazione è evidente che l’utilizzo della compensazione tra diversi regimi assistenziali è indice di una non corretta definizione del setting assistenziale. Riteniamo che il privato dovrebbe integrare il pubblico piuttosto che sostituirlo! Le risorse pubbliche assorbite dal settore privato sono elevate rispetto alla media nazionale, è evidente la mancanza di governo delle prestazioni erogate dalle strutture private e, pertanto, chiediamo: Quali controlli vengano effettuati sulla produzione prima di iscrivere il fatturato (solitamente più alto della produzione) nel Conto Economico?
Saranno assegnati i tetti di spesa tenendo conto del fabbisogno reale della popolazione residente (al netto delle inappropriatezze) e nel rispetto della normativa vigente in materia? In riferimento alla mobilità attiva sono in atto gli accordi di confine prima di accreditare posti letto esclusivamente dedicati a pazienti provenienti da altre regioni? Si potenzierà la Centrale Acquisti ASReM al fine di conseguire ulteriori misure di razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi da parte del servizio ASReM competente in materia? Come mai continuano a sussistere ancora contratti di fornitura in regime di proroga? A seguito delle dismissioni e degli accorpamenti di unità operative, come averrà il ricollocamento del personale reso disponibile? Quali sono i programmi formativi per il prossimo triennio? La capacità di spesa ridotta al lumicino come potrà adeguatamente far partire l’assistenza territoriale con le sue case della salute, i presidi territoriali di assistenza, le RSA, l’assistenza domiciliare e così via? La quota di anziani assistiti a domicilio è inferiore all’atteso. Oggi la dotazione di posti letto presso strutture residenziali che erogano assistenza psichiatrica o presso strutture residenziali destinate alla popolazione anziana non autosufficiente è inadeguata, sono quasi inesistenti strutture semiresidenziali per disabili.
Quanto sottolineato sono alcuni punti cardine di una riorganizzazione del territorio che avviene attraverso una rete integrata di assistenza territoriale che nel piano riteniamo non siano state adeguatamente sviluppate, pertanto all’ASReM e alla struttura commissariale chiediamo e proponiamo nell’immediato: 1) il ripristino e la rassegnazione dei posti letto per la lungodegenza ex artt.56/60 nei presidi di Venafro e Larino; 2) di utilizzare le risorse recuperate per incrementare le attività sul territorio, in particolare riqualificando la rete riabilitativa sul territorio, ex art. 26 ; 3) Sviluppo dell’assistenza domiciliare qualificata valorizzando anche le figure professionali; 4) Per quanto riguarda l’emergenza urgenza più che una gestione dell’emergenza al servizio 118 proponiamo di istituire a Venafro un Pronto soccorso, oggi classificato I° soccorso, come unità semplice dipendente dal DEA di Isernia, creando una integrazione tra due strutture pubbliche e, considerando che la struttura di Venafro è dotata degli strumenti e del personale necessario, tale operazione risulterebbe a costo zero. La proposta è la stessa anche per il Pronto soccorso di Larino che integrandosi con l’ospedale di Termoli riuscirebbe a decongestionarlo. Su queste prime proposte ci aspettiamo l’avvio di un confronto con la dirigenza ASReM attraverso un percorso condiviso e democratico di confronto con le parti sociali.
UIL FPL Tecla Boccardo
UIL TUCS Pasquale Guarracino