Galleria fotografica: una stagione sportiva tinta di giallo e di rosso
TERMOLI – Si è conclusa una stagione certamente memorabile per il Termoli Calcio, giocata a grandi livelli e sempre in lotta nella parte altissima della classifica. Se consideriamo le umilianti retrocessioni del Bojano e dell’Isernia, e l’opaca prestazione stagionale dell’Agnone, a ragion veduta, possiamo affermare che il Termoli è l’unica compagine molisana, nella serie Dilettanti, che questa in annata ha conferito un certo lustro al gioco del calcio regionale.
Una doverosa menzione va prioritariamente rivolta alla squadra del Termoli: una rosa di giocatori dotati di un così alto potenziale tecnico era da tempo che non la ricordavamo. Certo, non è facile gestire tante soggettività così forti e così poliedriche, tutte insieme, ma il Mister Domenico Giacomarro ed il suo staff sono riusciti evidentemente a costruire un buon clima di rapporti all’interno dello spogliatoio ed a maturare un ambiente armonico, denso di impegno e di umanità. Questo elemento traspare anche per chi come me ha avuto modo di seguire dall’esterno questa bella avventura e ne sono ulteriore conferma gli affettuosi messaggi di commiato postati dai calciatori nei vari social network.
Non bisogna mai dimenticare che qualsiasi squadra, prima ancora di essere tale, è un gruppo di ragazzi con le proprie peculiarità, la propria cultura, i propri sogni e il proprio carattere. Certo, nei lunghi tragitti, in errori e in passi falsi si può sempre incappare, ma i singoli episodi lasciano il tempo che trovano e un giudizio non può che essere misurato in modo complessivo. Un giudizio, dal nostro punto di vista, assolutamente e indubitabilmente positivo.
Altra doverosa menzione, non meno importante, è dedicata al gruppo degli irriducibili e incontenibili Ultras giallorossi della curva Marco Guida. Insieme alla squadra, sono loro i veri co-protagonisti di questa lunga ed entusiasmante stagione giallorossa, infatti, non c’è mai stata partita, vicina o lontana, dove un grido di sostegno e di incitamento è venuto a mancare dagli spalti per la propria squadra. In questo, il sottoscritto può esserne degno testimone, avendo condiviso numerose e festanti trasferte proprio insieme a loro, infatti, la cornice dei miei modesti scatti fotografici non poteva che essere condivisa anche con questi compagni di viaggio e di tifo.
Una breve considerazione m’incorre sottolineare, date le polemiche di questi recenti giorni riguardanti il tifo calcistico: la violenza è un metodo mai appartenuto agli Ultras di Termoli, nonostante qualcuno si è affannato costantemente a sostenere il contrario, anche da autorevoli postazioni massmediatiche regionali.
Sarebbe davvero troppo lungo affrontare qui un ragionamento esaustivo su un tema così delicato e importante, che affonda ragioni ed effetti nel tipo di società in cui viviamo: che ci dispensa sistematicamente massicce dosi di repressione e di autoritarismo con un’informazione nazionale, sovente “addomesticata”, che ci propina quotidianamente violenza e massacri a piene mani, tanto per le nostre strade quanto dai campi di guerra internazionali. Le tensioni sociali e il disagio non possono che essere strutturali in un siffatto contesto sociale ed economico, così sperequato.
Ecco che la stigmatizzazione degli atteggiamenti esuberanti delle tifoserie ha tanto il sapore della strumentalità e della distrazione dai veri problemi che attanagliano il nostro Paese, a partire dall’aumento impressionante della povertà, della disoccupazione giovanile, della precarizzazione e dell’emarginazione sociale.
Mi limito a rappresentare un esempio per tutti (senza entrare nei meriti specifici o esprimere giudizi “ad personam”) infliggere 5 anni di Daspo -dico, 5 anni!- ad un tifoso che non ha commesso alcun reato ed ha solo indossato una maglietta è un fatto senza precedenti e che dovrebbe far riflettere più attentamente, senza strumentalizzazioni e senza moralismi di sorta. Come non cogliere in questo episodio un esemplare atteggiamento repressivo rispetto alla libertà d’opinione e il “capro espiatorio” ideale per eludere i veri meriti del problema ed evitare totalmente di discutere del fatto che i responsabili della sparatoria contro il tifoso napoletano, Ciro Esposito, sono stati individuati tra elementi degli ambienti dell’estrema destra romana. Pertanto, tutto questo cosa c’entra con il tifo verace e con la mentalità ultras? A chi giova mettere tutti e indistintamente nel calderone dei “violenti”?
Come non vedere in certe misure (diffide, svuotamento degli stadi, tessere del tifoso, divieti di trasferte, ecc.) prove tecniche di controllo del crescente e preoccupante disagio della popolazione, che trova nei massicci e variegati aggregati giovanili agli stadi delle formidabili e potenziali “bombe ad orologeria”, pronte ad esplodere in tutta la loro rabbia sociale contro il potere costituito e le sue appendici autoritarie.
“Tutto è politico!” urlavano gli studenti sessantottini. Ed è verissimo, la politica c’entra sempre e comunque, in un periodo storico in cui l’anti-politica e la disaffezione sta diventando un fatto endemico tra i cittadini, io credo che forse bisognerebbe tornare ad “auto-politicizzarci”, nel senso più alto e nobile del termine. Qualcuno pensa davvero che sia forse un caso l’espresso divieto ad esporre simboli politici negli stadi?
Fatta questa personalissima e sentita riflessione, che credo non del tutto estranea al tema e che lascio al libero giudizio critico di chi legge (ispiratami in qualche modo dalla lettura di un articolo di Claudio Dionesalvi significativamente intitolato “ULTRAS, QUANDO IL DEMONE FA COMODO A TUTTI“), torniamo dunque a noi.
Occorre, infatti, adesso guardare al futuro, per verificare cosa ha in mente la Società e, in particolare, il suo presidente Nicola Cesare, anche se è troppo presto e non facile fare previsioni concrete in questo momento. Sappiamo bene che nubi minacciose si addensano sul futuro della società giallorossa, anche se un auspicio alberga in tutti quanti noi che abbiamo seguito da vicino questa avventura: non tornare indietro. Quando si “annusa” la vetta è difficile pensare di poter disputare futuri campionati con atteggiamenti di galleggiamento o di sussistenza. Peggio ancora, ipotizzare di poter tornare indietro. Proprio vista la difficoltà del momento è stata già lanciata un’ipotesi di azionariato popolare a sostegno della squadra, una sorta di compartecipazione societaria a partire dai tifosi e dai simpatizzanti. Evidentemente, è auspicio generale che la Lega Pro continui a rimanere un obiettivo per il futuro calcistico termolese e che i nuovi e futuri assetti societari sappiano essere all’altezza di questi obiettivi.
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Siamo, ovviamente, tutti consapevoli che forse è esageratamente ambizioso un traguardo di questo calibro, considerato il carattere socio-economico del nostro territorio e l’imperante e perniciosa vocazione “campobassocentrica” della politica regionale. Ma vale la pena di continuare a lottare per alimentare questo sogno sportivo.
Infine, oltre al dovuto ringraziamento a tutto lo staff tecnico e sportivo del Termoli, non posso fare a meno di ringraziare la testata di myNews.iT per la proficua collaborazione, che ha permesso la realizzazione di questa scommessa: corredare gli articoli calcistici con generose gallerie fotografiche, che spesso sottolineano, più di tante parole, i momenti vissuti fuori e dentro il campo. Visto il successo e gli apprezzamenti ricevuti, è una modalità che presumibilmente continueremo ad adottare ed a perfezionare.
Con l’occasione, vogliamo arricchire anche questo articolo con una corposa galleria fotografica di scatti, anche inediti, forse tra i più belli e più suggestivi di questa splendida stagione, poiché… Verba volant, foto manent!.