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DeFanisGiovanni
Giovanni De Fanis
TERMOLI – Nel leggere l’articolo di Giovanni De Fanis, il quale propone un documentato elenco di tutti gli scempi urbanistici ed edilizi perpetrati dal dopoguerra in poi a Termoli, spiace constatare come nelle sue valutazioni personali emerga un’impressione tendenziosa e offensiva nei confronti della prof.ssa Marcella Stumpo e, conseguentemente, del variegato movimento che oggi a Termoli osteggia il tunnel e le opere ad esso annesse.

Scrive De Fanis beffardamente nel suo articolo: Personaggio, dunque, spregevole, questo principe, contrapposto a predecessori tutti indistintamente buoni e bravi..”  
Eppure nella favola della Stumpo non ci pare di cogliere ammiccamenti con le passate amministrazioni e neppure considerazioni che le riconoscano quale modelli esemplari e mirabili di gestione della cosa pubblica. 
Ma il De Fanis nel suo articolo rincara la dose, accusando addirittura di ignoranza storica e di smemoratezza la nostra autrice: “Mi sarei aspettato che (…) i fatti fossero narrati per quello che sono. La qualcosa, a mio parere, non è avvenuta.”
“Chi parla oggi di principi autoritari ignora quali siano stati i metodi di governo all’epoca del sindaco Lapenna e del suo vice Di Giandomenico”
Dunque, sembrerebbe che per il De Fanis l’attuale amministrazione sia stata troppo ingiustamente sbeffeggiata dalla sortita della Stumpo, immemore delle turpitudini del passato. In verità si tratta solo di una versione più sofisticata e rammodernata nella forma ma, in buona sostanza, le decisioni continuano ad essere egualmente assunte da un ristretto conciliabolo e poi fatte ratificare ad un consiglio comunale asservito. La cittadinanza è assolutamente esclusa da qualsivoglia processo decisionale. 
Ricordiamo en passant che, non certo per un capriccio, alle scorse elezioni comunali fu presentato un candidato sindaco in alternativa e che raccolse praticamente tutti gli schieramenti della sinistra termolese. Mentre Sbrocca per vincere ha dovuto chiedere “soccorso” a formazioni di centrodestra e a vecchi “dinosauri” democristiani.
A meno che non si voglia considerare “democrazia partecipativa” quella baracconata del dibattito pubblico – malriuscito scimmiottamento del modello francese –  e le gite di promozione offerte alla stampa dirette all’ecomostro di Atessa (sia le “gite” che l’opera, ovviamente, foraggiate dalla De Francesco). Per favore, non facciamo torti alle nostre intelligenze. 
Si pensa che basti affiggere una frase di Pericle nell’atrio del municipio per convincerci che d’improvviso Termoli sia diventata un’illuminata roccaforte progressista? In politica valgono i fatti e non i buoni propositi: quell’affollatissimo consiglio comunale che ha tolto la parola ai cittadini termolesi è un fatto e pesa come un macigno
La formula dell’affabulazione usata dalla professoressa Marcella Stumpo, volutamente grottesca, è un modo in più per raccontare una problematica concreta e ben documentata, che sta a cuore a tantissimi termolesi e suscita la presa di posizione di sempre più autorevoli figure. 
D’altro canto, il rapporto tutto particolaristico tra potere comunale e interesse privatistico, che ha sempre favorito quest’ultimo e che esclude da sempre la collettività dalle scelte che la riguardano, a rileggere la rigorosa ricostruzione storica di De Fanis, affiora chiaramente quale tratto politico distintivo di Termoli, in perfetta continuità con l’attuale potere amministrativo. In fondo, stiamo parlando dell’ennesima speculazione edilizia: che si chiami riclassificazione, accordo di programma, financial project o edilizia contrattata, cosa cambia nella sostanza?
Si tratta comunque di cessioni di patrimonio pubblico in favore di profitti privatistici, il tutto in deroga a strumenti di programmazione e all’interesse della collettività. 
Non ci pare affatto che questa amministrazione abbia in mente di costruire uno strumento urbanistico di programmazione edilizia e neppure che sia stata così trasparente e partecipativa nell’implementazione di questa opera (…come di altre ancora!).  
La formale trasmissione ad organi competenti di un corposo atto di diffida da parte di comitati cittadini – giusto per passare dalla favola alla realtà – ha segnalato elementi viziati e quantomeno ambigui in questo procedimento amministrativo, che ci riportano ad un “modus operandi” del passato, che evidentemente non cessa ancora di far del male a Termoli.
De Fanis dimostra certo di ben conoscere la storia termolese, e proprio in virtù di questa  si dovrebbe contrastare il potere che, oggi come ieri, ha “le mani sulla città” e non certo chi lo combatte. 

R@P – Rete per l’Autorganizzazione Popolare

2 Commenti

  1. Termoli e la bassa marea morale
    Oggi qualcuno ci ricorda gli scempi urbanistici fatti in 70 anni a Termoli, ma dimentica di sottolineare che la stessa speculazione edilizia è iniziata in tutta la Penisola sin dall’epoca della ricostruzione e come ricorda Italo Calvino: “In un’epoca di bassa marea morale”. Fare una disamina, ad arte, per minimizzare l’arroganza di un principe e dei “quattro maghi”, sembra quasi che la stessa sia stata scritta a “quattro mani”. Purtroppo oggi il «riflusso» di quella marea continua a bagnare le nostre coste: ma attenzione al «flusso e riflusso»