CAMPOBASSO _ Gentili colleghi, l’Assostampa Molise ha sottolineato come, a suo dire, ci siano delle testate giornalistiche e di conseguenza dei giornalisti e soprattutto dei direttori responsabili, complici di un mercato di vendita di servizi, redazionali che poco hanno a che fare con il giornalismo ma che, in realtà, sono propaganda commerciale. Una tesi, questa dell’Assostampa, che va avanti da tempo e che purtroppo non trova riscontri in indagini della Procura. Nè è confermata da denunce e condanne della Magistratura. Eppure la Polizia Giudiziaria legge i giornali e ascolta i tg. Bisognerà ammettere che, come i sindacalisti della categoria giornalistica, infatti, anche magistrati e consiglieri regionali dell’Ordine del Molise daranno uno sguardo ai giornali locali. Soprattutto perché, spesso e volentieri, proprio i consiglieri regionali dell’Ordine dei giornalisti sono, guarda caso, proprio giornalisti in carriera e talvolta anche direttori di testate. Ma questa è altra storia.

Tornando alle affermazioni del sindacato di categoria, c’è da rilevare a mio avviso che l’Assostampa intende diffondere un messaggio che non fa bene alla categoria, ricca nel Molise di 600 iscritti che non mi paiono dei delinquenti. Anzi. Ne è un esempio l’ipotesi di una “raccolta veritiera” del consigliere regionale di centro sinistra Massimo Romano il quale già non perse tempo per segnalare all’Ordine difformità nelle richieste di rettifiche ai giornalisti. Si tratta di atti, però, che non mi pare abbiano portato a sentenze di condanna per i giornalisti molisani. Questi atteggiamenti ed iniziative, secondo il mio modesto parere, tentano di scalfire una categoria, quella dei giornalisti del Molise, piena di “eroi” se consideriamo le condizioni lavorative, contrattuali e finanziarie in cui i colleghi svolgono al meglio il proprio lavoro. Si tratta di gente che dà il meglio di se, parliamo di professionisti e pubblicisti che soffrono e che cercano, in uno sciame di crisi, di mantenere alto il decoro professionale.

Cosa che dovrebbe ricercare, nel perseguimento della difesa di colleghi, un sindacato che al contrario mi pare trasformi situazioni di disagio e difficoltà quotidiana in giustizialismo di chiara matrice unidirezionale politica, casualmente quella dove militano, o in cui comunque sono stati candidati, o dove batte il cuore dei più “alti” rappresentati del sindacato. D’altro canto potremmo iniziare proprio dal gruppo consiliare di Massimo Romano, dal gruppo della scorsa legislatura, dalle sue campagne elettorali e chiedere al consigliere regionale se casualmente abbia, o abbia avuto, in organico qualche giornalista e se sia stato o sia inquadrato con contratto giornalistico.

Magari questa indagine si potrebbe allargare anche a qualche partito dove giornalisti pubblicisti occupano ruoli che vanno dai segretari ai telefonisti, dall’ufficio stampa ai portaborse, senza contratto giornalistico ma con la tessera dell’Assostampa in tasca. Oppure, magari, potremmo indagare su qualche editore giornalista, magari anche con delega sindacale per la legge sull’editoria. Potremmo chiedere se in tanti anni di giornalismo abbia mai inteso contrattualizzare o regolarizzare qualche membro della sua redazione. Oppure, magari, il sindacato (così attento all’evolversi della stampa locale e così preciso nel coinvolgere l’Ordine dei Giornalisti in un sistema poliziesco e poco incline al ruolo dell’Ordine) potrebbe rendere pubblici i dati su quanto spende e quanto ha speso negli ultimi anni per l’acquisto dei giornali del Molise, visto che per chi scrive, non risulta che ne facciano grande uso, nemmeno per dare un segnale di vicinanza. Voci insistenti, invece, riferiscono che sarebbero proprio i politici di qualche partito i primi a tentare di “comprare” la stampa con articoli a pagamento: ma in questi casi non ci risulta che “i nostri” si siano stracciate le vesti in denunce pubbliche. Di contro, resto dell’avviso che l’Ordine nazionale abbia sfornato atti forti per cercare una regolarizzazione, una quadratura.

Pertanto, in un sistema difficile e astioso, lanciare i proclami serve a poco. L’opportunità risiede nella saggezza, quella capace di unire le forze proteggendo i colleghi e indirizzandoli alla ricerca di serenità e distanza dai politici e dai partiti, a correggere eventuali pecche ed errori riportando qualche collega che sbaglia nella giusta direzione. In ultimo vorrei spendere solo due parole per esprimere vicinanza ai colleghi di Agnone, oggetto di un’aggressiva ed inaudita delibera del Comune altomolisano che stranamente non ha ancora urtato la sensibilità del cuginone di turno. Mai si dovrebbe permettere che si offenda la credibilità dei giornalisti del Molise. Giornalisti che dal sottoscritto sono ben conosciuti alla stessa stregua delle singole realtà redazionali e lavorative. Forse sarebbe il caso che anche qualcun altro cominciasse ad avere contezza della situazione della categoria magari pensando meno al 16 ottobre e alla politica e rivolgendo più attenzione alla piaga occupazionale dei colleghi. Forse però parlare a pancia piena fa perdere di vista gli obiettivi da raggiungere.

Vincenzo Cimino e Cosimo Santimone
Consiglieri nazionali Odg

Articolo precedenteStaziati fondi per pulizia Rava. Chieffo: subito intervento
Articolo successivoA Termoli la BIennale Habitat Lab 2012