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Il Tribunale di Campobasso ha infatti ritenuto provati i fatti di reato contestati, sebbene l’originario reato di estorsione, ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Campobasso che aveva richiesto la condanna dell’editore alla pena di anni 3 e mesi 6 di reclusione sia stato derubricato e riqualificato in quello di “esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone”.
Il ridimensionamento dell’imputazione ha anche consentito all’imputato di evitare la possibile condanna per l’altro capo di imputazione, pure di tentata estorsione, in quanto non risultava presentata tempestiva querela.