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Domenico Di Lisa
Domenico Di Lisa

CAMPOBASSO – Sig. Presidente, non ho mai avuto dubbi sul fatto che la “allegra brigata” – che neanche lontanamente accosterei alla sinistra – coagulatasi intorno alla Sua persona non avrebbe prodotto alcuna innovazione, alcun cambiamento vero, e tantomeno l’alternativa al sistema di potere di Michele Iorio. Certamente non l’avrebbe prodotta per convinzione o per scelta.

Non a caso, una settimana prima della presentazione delle liste per le elezioni regionali, scrissi una lettera aperta, indirizzata formalmente al “compagno Iorio” ma l’effettivo destinatario era il centrosinistra. In essa sostenevo che dopo la disamministrazione ed il malgoverno dovevamo aspettarci di peggio. Non feci grandi sforzi per giungere a quella conclusione. Questa volta non c’è voluto molto tempo per avere ragione. Purtroppo sono destinato ad avere ragione con troppo anticipo, e perciò ad avere torto.

Avevo, comunque, sempre sperato e ritenuto che sarei stato smentito dai fatti, perché la necessità del cambiamento sarebbe stata più forte della mancanza di volontà ad ottenerlo: di necessità virtù, dice l’adagio. Ho avuto ancora una volta torto. Il Suo Governo e la sua maggioranza in pochi mesi sono addirittura arrivati a far rivalutare Iorio, il principale artefice del disastro della Regione Molise, che si è sempre avvalso della connivenza di tanti supporters annidati nel centrosinistra, replicanti democristiani della peggiore specie (la DC ha espresso tante persone serie). In Molise non v’è traccia di proposta progettuale e programmatica del Governo regionale e della maggioranza sui temi drammatici del lavoro, dell’economia, della sanità, del sistema sociale. Il sistema produttivo è al totale collasso, quello istituzionale lo stesso e la pressione fiscale regionale è la più alta d’Italia. L’opposizione istituzionale non esiste e di quella sociale neanche l’ombra. La parola d’ordine è: non disturbate il manovratore. L’unica proposta in campo è quella “bufala” delle manze della Granarolo, sulla quale si distingue per la solerzia ed il “disinteresse” il senatore Ruta, che si guarda bene dal discuterne in ambienti pubblici: forse perché la sola discussione non lascerebbe un buon odore. Come se non bastassero i rifiuti tossici disseminati sul territorio dalla Camorra.

Anche sui costi e privilegi della politica non sono ammesse discussioni. E’ materia da statisti. Privilegi e costi che Lei e tutti noi candidati ci siamo impegnati formalmente con gli elettori a dimezzare. Eppure, gli emolumenti dei consiglieri regionali non solo non sono stati dimezzati ma sono addirittura aumentati.

Cosicché siamo assurti alla cronaca nazionale, e non certo per essere indicati come Regione virtuosa: l’Espresso, il Corriere della Sera, L’Avvenire, ed infine il servizio mandato in onda dalla “Iene” si sono occupati del Consiglio regionale. L’immagine che ne è venuta fuori è (mi lasci passare il bisticcio di parole) inimmaginabile, sconsolante e avvilente. Il danno è incalcolabile, e di gran lunga più oneroso delle risorse che si continuano a sperperare.

Da quando ho avviato la raccolta di firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare, che prevede il dimezzamento delle spettanze dei consiglieri regionali, sono diventato il nemico principale Suo e di tutti i consiglieri. Non Le nascondo che la cosa non mi dispiace affatto. Mi lasci, però, dire che le argomentazioni che Lei, insieme ai suoi sodali, adduce, sono semplicemente ridicole. Io non avrei diritto a “indignarmi” a) perché percepisco il vitalizio di ex consigliere regionale, che non ho mai avuto remora a considerare un privilegio che andrebbe abolito, b) perché anche io ho usufruito del cosiddetto articolo 7.

Naturalmente più che a Lei (non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire) mi preme ricordare a qualche ragazzo che all’epoca portava i calzoni corti, che porto avanti la battaglia per abbattere i costi della politica e la eliminazione dei privilegi, quando agli stessi cittadini importava poco o niente e poche persone erano sensibili al problema. Rivendico il merito di averne fatto oggetto di discussione e battaglia politica molto prima dei grillini.

Appena approvata la legge relativa all’articolo 7, non solo non chiesi la erogazione del fondo (allora vi si accedeva su richiesta) ma ne proposi l’abrogazione. E nel marzo 2004 presentai la proposta di legge per il dimezzamento delle indennità, l’abolizione del vitalizio e del premio di reinserimento. Scrivevo nella relazione alla proposta di legge (è agli atti del Consiglio regionale): “….Il fatto che molti italiani considerino i loro rappresentanti persone favorite oltre la misura del necessario nella remunerazione e nel riconoscimento della propria funzione e, al contempo, soggetti distaccati dalla condizione e dalla vita dei propri elettori, è di per sé un problema sul quale si cerca colpevolmente di glissare.

Ma chi svolge una funzione democratica così importante come quella di rappresentare il popolo non deve né spaventarsi né innervosire al cospetto di queste convinzioni.

Dobbiamo cogliere l’elemento di verità che in quel giudizio è contenuto, soprattutto oggi che è aperto il dibattito e lo scontro sulla necessità della riforma del sistema previdenziale, che è aperto il confronto sul declino e sull’impoverimento del Paese, che le famiglie appartenenti al ceto medio non riescono, con il reddito che percepiscono, ad arrivare a fine mese senza intaccare i loro risparmi.

Chiediamoci se la privazione dai nostri privilegi ci consente di fare con maggiore facilità, ed anche con maggiore serenità, scelte impopolari che pure molte volte siamo costretti a compiere. …..Il fondo di previdenza per gli ex consiglieri regionali nel 2004 presenta un disavanzo di 2.335.000 euro. Fra 10 anni perderà quasi 5 milioni di euro all’anno. Non possiamo permetterci un lusso del genere; tra l’altro è profondamente ingiusto nei confronti degli altri cittadini.

Se non riconsideriamo radicalmente il nostro status è impossibile scrollarci di dosso l’etichetta di “privilegiati” che non hanno l’autorevolezza ed il diritto di decidere sulle sorti di chi non riesce con il proprio salario o la propria pensione ad arrivare a fine mese, se un salario o una pensione ce l’ ha. Tantomeno siamo credibili sulla necessità di fare uno sforzo collettivo per salvare il futuro di questa Regione, se la richiesta è rivolta solo agli altri….” .

Presidente, sono esattamente le cose che dico ancora oggi, cose che Lei ed i suoi consiglieri non vorreste ascoltare. Ma dovrete farvene una ragione. E non sono né demagogiche né populistiche, come Lei sostiene anche con più di qualche caduta di stile.

Ho sempre ritenuto che la rinuncia individuale non rappresenti la soluzione al problema, che andava e va affrontato con legge, erga omnes. La rinuncia individuale è una forma di carità, non proprio vicina alla mia cultura.

Nel 2004 calcolai che se il Consiglio regionale avesse approvato la mia proposta di legge, avremmo ridotto le spese di oltre 4,5 milioni di euro all’anno. Oggi avremmo risparmiato già 45 milioni. Non mi sembrano bruscolini. Ed io non avrei maturato il diritto al vitalizio. Una cosa è certa: mentre facevo questa ed altre battaglie, Lei si candidava con Forza Italia e serenamente cresceva professionalmente ed imprenditorialmente all’ombra del Governo di Michele Iorio, magari insieme a tantissimi suoi attuali alleati.

Presidente, io e coloro che con me portano avanti la battaglia, che abbiamo definito “di civiltà” e “per la democrazia”, sappiamo perfettamente che i tagli che proponiamo non sono risolutivi dei problemi della Regione, ma rappresenterebbero un segnale importante. Dobbiamo rimettere in discussione tutti i privilegi, ridurre a livelli fisiologici le differenze retributive. Questo può farlo solo una politica pronta a dare l’esempio, rinunciando prioritariamente ai propri privilegi, che abbia l’autorevolezza per farlo.

Forse siamo visionari ma coltiviamo la speranza che la nostra iniziativa diventi il punto di partenza di un processo che possa puntare alla eliminazione dei privilegi anche dei parlamentari. Perciò Le formulo un invito o, se preferisce, una sfida. Porti in Consiglio regionale una proposta di legge che abroga i vitalizi degli ex consiglieri regionali, tra i quali c’è anche il mio. In Conferenza Stato-Regioni estenda la proposta a tutte le altre Regioni ed al Governo perché facciano la stessa cosa.

Una legge illegittima in più, rispetto a quelle che ha già fatto, non rappresenta un dramma ma almeno avrà avviato una discussione che, nella situazione data, è nell’ordine delle cose. Del resto è dal giorno del Suo insediamento che omette la promulgazione della legge di approvazione del nuovo Statuto regionale. Se non lo farà, Le preannuncio che mi farò promotore di una nuova proposta di legge di iniziativa popolare per la abrogazione dei vitalizi. Rispetto a Lei ho il vantaggio di rispondere solo a me stesso e non avrei l’imbarazzo a spiegare la scelta a mio padre.

Saluti.
Domenico Di Lisa

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