Gli importi della mobilità attiva e passiva sono gestiti da una camera di compensazione nazionale; quindi non è vero – come afferma Iorio – che i costi della mobilità attiva non ci vengano restituiti e che alimentino solo il passivo“.

Pino D’Erminio e Marcella Stumpo

TERMOLI – “Michele Iorio – attuale assessore regionale alla sanità, nonché presidente della Giunta regionale del Molise dal 12 novembre 2001 al 16 marzo 2013 e politico di lungo corso sotto varie bandiere – ha rilasciato un comunicato in cui afferma che l’importo della mobilità attiva del Molise dal 2001 a 2022 sarebbe stato «calcolato come deficit a danno del Molise facendo pesare tali importi nel passivo dei costi della sanità regionale». L’affermazione di Iorio è del tutto campata in aria. Spieghiamo perché.

La mobilità sanitaria del Molise è caratterizzata da un fenomeno apparentemente strano: se si rapporta al numero dei residenti in regione il numero dei non residenti che vengono a curarsi in Molise (mobilità attiva) e quello dei residenti che invece si recano fuori regione (mobilità passiva), il Molise risulta primo a livello nazionale sia per la mobilità attiva (attrattività) che per quella passiva (repulsività), con la mobilità attiva che in valore sopravanza quella passiva di una trentina di milioni ogni anno. 

Sembra una contraddizione che il servizio sanitario del Molise possa essere al tempo stesso il più attrattivo ed il più repulsivo d’Italia. Il mistero si scioglie se si vede quali strutture sanitarie risultano attrattive per i fuori regione: la quasi totalità della mobilità attiva (intorno al 95%) è attirata dalle strutture sanitarie private accreditate, prima fra tutte Neuromed, che eroga tre quarti delle prestazioni a non residenti in Molise; viceversa, si registra una fuga crescente dalle strutture pubbliche regionali.

C’è chi – con illogicità – propone di limitare l’afflusso presso i privati accreditati di pazienti provenienti da fuori regione, come se questo comportasse un maggiore utilizzo delle strutture pubbliche da parte dei molisani, mentre determinerebbe una riduzione della mobilità attiva ed anche un aumento di quella passiva. Le strutture sanitarie pubbliche dirette si rivitalizzano investendo risorse economiche ed umane nella loro riorganizzazione, per elevare la qualità e la quantità dei servizi offerti, non limitando i servizi da privati accreditati.

Gli importi della mobilità attiva e passiva sono gestiti da una camera di compensazione nazionale; quindi non è vero – come afferma Iorio – che i costi della mobilità attiva non ci vengano restituiti e che alimentino solo il passivo. C’è da dire che le compensazioni della mobilità avvengono con un ritardo di un paio d’anni; pertanto, il servizio sanitario del Molise sostiene un costo finanziario indiretto sul saldo positivo della mobilità. Questo problema può essere risolto intervenendo sugli accreditamenti delle strutture private (che, ripetiamo, sono quelle che generano mobilità attiva), prevedendo che le prestazioni per i fuori regione vengano pagate in acconto al 70-75% e saldate solo a compensazione nazionale avvenuta.

Iorio sostiene che il declino del servizio sanitario del Molise sia avvenuto dal 2013 in poi, cioè da quando è decaduta la Giunta regionale che presiedeva. Anche questo è smentito dai fatti. La falcidia dei dipendenti ASReM – principale causa del dissesto della sanità pubblica regionale – è in larga parte opera sua. Dall’inizio del 2007 (anno di avvio del piano di rientro del disavanzo sanitario) alla fine del 2012, il presidente di regione e commissario ad acta Iorio ha tagliato 759 dipendenti ASReM (- 19%), di cui 186 medici (- 26%) e 199 infermieri (- 12%). Falcidia proseguita da Frattura, che ha tagliato altri 599 dipendenti, di cui 110 medici e 231 infermieri.

Con logica autoassolutoria, Iorio inveisce contro «i diktat romani che hanno di fatto condotto alla situazione sanitaria che oggi viviamo sulla nostra pelle», mentre sa benissimo che quelli che lui chiama «burocrati romani» non hanno mai contato granché, schiacciati dal peso politico ed istituzionale dei “governatori” di regione. La tesi che le colpe siano tutte od in gran parte romane falsifica la realtà e deresponsabilizza gli amministratori regionali; essa è purtroppo sostenuta trasversalmente da molti esponenti politici molisani, che ne deducono che il debito sanitario del Molise deve pagarlo lo Stato.

La sanità pubblica molisana non si risana con la mistificazione dei fatti storici ed avanzando pretese propagandistiche e velleitarie. L’avvio del risanamento è possibile se si rovescia il paradigma fondante dell’accordo con il Governo nazionale del 27 marzo 2007, che si incentra sul riequilibrio economico e tratta il diritto alla salute come aspetto residuale, per proporre un nuovo ed opposto paradigma, dove la priorità è il risanamento operativo della sanità pubblica ed a questo vanno subordinate le questioni economiche. Il Consiglio regionale deve revocare l’accordo del 2007 e promuovere un nuovo accordo dove al primo posto ci sia il potenziamento quantitativo e qualitativo dell’ASReM, restituendo ai molisani il diritto costituzionale alla salute”.

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