Una lettera delle operatrici e degli operatori dell’accoglienza alla città.

TERMOLI – “Negli uffici della Fondazione Istituto Gesù e Maria, braccio operativo della Caritas diocesana di Termoli-Larino, si respira in questo periodo una strana ariaun’aria densa di tristezza, paura, incertezza: il progetto diprotezione ed accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati del Comune di Termoli, “Rifugio Sicuro”, gestito sino ad oggi dalla Fondazione, che ha una lunga e radicata esperienza di accoglienza nel territorio, potrebbe essere affidato, a breve, per una manciata di decimali, ad un altro soggetto (che ha totalizzato un punteggio di 86.33, a fronte del punteggio di 85.15 della proposta della Fondazione, come si evince dalla apposita sezione del sito dello stesso Comune: C.U.C. Termoli – (traspare.com) dalle grandi dimensioni e con sede legale a Bari.

“Rifugio Sicuro” è un progetto che nasce nel 2011 dalla volontà di alcuni operatori e dell’allora direttore della Caritas di Termoli-Larino di portare la sfida dell’accoglienza anche a Termoli: l’amministrazione Di Brino raccolse la proposta e, negli anni, il progetto è diventato un punto di riferimento per tante persone, migranti e non solo. Negli anni, inoltre, il progetto si è ingrandito: il primo piccolo nucleo di operatori dedicato al supporto ed alla tutela dellepersone accolte è divenuto sempre più numeroso, così come quello dei beneficiari.

Al momento attuale, nel luglio 2021, “Rifugio Sicuro” conta 17 operatrici ed operatori dipendenti della Fondazione ed 1 operatore dipendente del Consorzio A.I.D. Italia, cooperativa sociale che collabora fin dall’inizio con la Fondazione, e dal 2017 in Associazione Temporanea di Scopo, ed accoglie 56 persone (famiglie, donne e uomini singoli o con figli) in 11 appartamenti a Termoli, un nucleo familiare di 5 persone a Larino e 15 donne con minori in un Centro Collettivo a Ururi. Gli appartamenti di Termoli sono stati presi in affitto sul mercato privato, mentre il Centro Sociale di Ururi e l’appartamento di Larino sono stati messi a disposizione gratuitamente dalla Diocesi di Termoli-Larino.

La qualità dell’idea progettuale e degli operatori ha aggregato amministrazioni di diverso colore politico, che hanno riconosciuto – in un settore che, più di altri, è soggetto agli umori della politica (sulla costruzione del migrante come “nemico pubblico numero uno” si giocano e, spesso, si vincono le campagne elettorali) – il valore e l’importanza, anche per le comunità che ospitano i beneficiari, di una accoglienza vera, solidale, partecipata e sostenuta da una rete costruita, mattone dopo mattone, nei tanti anni di lavoro tra le persone ed al servizio delle persone.

Nonostante nel corso degli ultimi anni, a livello nazionale, il Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) sia stato, in buona parte, depotenziato e smantellato, senza cambi di passo sostanziali neppure con l’attuale Governo (che ha corretto alcune storture, di conclamata incostituzionalità, ma che ancora non pone mano in maniera significativa al Sistema di Protezione), “Rifugio Sicuro” ha continuato a dare risposte efficaci e ad accogliere secondo standard, organizzativi e lavorativi, che non hanno mai perso di intensità e di grande empatia. E tutto ciò è stato reso possibile grazie all’impegno di chi ha lavorato senza mai abbandonare le motivazioni e gli obiettivi che hanno consentito a “Rifugio Sicuro” di prendere vita e di crescere. Neppure la pandemia e tutte le difficoltà ad essa collegate (difficoltà di concretizzare quelle relazioni sociali e lavorative che sono parte consistente e determinante per i percorsi di autonomia dei beneficiari) hanno inciso sul lavoro complesso ed appassionante di noi operatori, che non abbiamo mai perso di vista l’obiettivo: la cura della persona, con le sue fragilità, i suoi progetti migratori e le sue potenzialità.

In questo percorso di crescita, la collaborazione con le amministrazioni comunali è stata negli anni fondamentale: ci siamo costantemente mossi nell’ottica di incastonare il nostro “Rifugio Sicuro” all’interno delle politiche di welfare municipali, per migliorare il sistema complessivo a beneficio di tutte le fasce di popolazione locale in difficoltà, sia straniere sia italiane. Questo è stato possibile, però, anche e soprattutto grazie alla stretta sinergia tra Caritas eFondazione e alla fitta rete di collaborazione con altri Enti pubblici e del Terzo Settore locali. La gestione del progetto da parte di un soggetto del Terzo Settore radicato sul territorio ed estraneo a logiche più squisitamente imprenditoriali è stato determinante per affermare quel modello di gestione che noi, col nostro lavoro, ci siamo impegnati a tradurre in attività concrete, mettendo su un pezzo importante di welfare municipale, che stava lavorando su tessuto ecoesione, inclusione sociale e partecipazione.

Gli scenari che si aprono pongono tanti punti interrogativi, tra cui quello che riguarda il destino di tutti noi e del nostro lavoro, che abbiamo sempre vissuto anche come impegno civile e che non ha mai ceduto allo scoramento, neppure nell’ultimo anno, quando abbiamo percepito, da un lato, una maggiore difficoltà della Fondazione nell’avere un dialogo con il Comune di Termoli, dall’altro il procrastinarsi dei tempi per avere risposte in merito al futuro del progetto “Rifugio Sicuro” e, dunque, al futuro di ciascuno di noi.

Abbiamo vissuto indirettamente le difficoltà della Fondazione, questa volta, per la prima volta, addirittura a partecipare al Bando di Gara per la gestione del nuovo triennio del progetto “Rifugio Sicuro”, bando strutturato – secondo una tendenza recentemente seguita da altre amministrazioni locali in tutto il Paesein modo tale da rendere più difficile la partecipazione di organizzazioni più piccole e legate al territorio a vantaggio, se pure non voluto (ma in concreto realizzato), di soggetti, in genere imprenditori del sociale di grandi o grandissime dimensioni,magari con decine di milioni di fatturato all’anno, che operano su tutto il territorio nazionale e che non sono radicati localmente. Ciò sta determinando il moltiplicarsi di affidamenti di progetti di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati (e dei servizi sociali in generale) a grandi enti privati, che, dovendo lavorare su grandi numeri e (legittimamente) rispondere a logiche imprenditoriali, non sempre riescono a garantire quel lavoro di rete, di dettaglio e di costruzione della relazione inclusiva dal basso, che le realtà più piccole, ma di grande esperienza e radicamento sul territorio, riescono a realizzare.

La Fondazione è, poi, riuscita a partecipare con un progetto frutto della straordinaria esperienza fatta fino ad oggi. Tutto il vissuto, che è stato fino ad oggi anche il nostro vissuto, probabilmente non basterà, viste le risultanze cui è giunta, dopo sei mesi dal termine originariamente previsto per la chiusura della procedura, la Commissione Valutatrice. Per noi operatori sono stati mesi di grande incertezza, di estrema precarietà, anche esistenziale: sonostati mesi faticosi, in cui si è lavorato in proroga, senza sapere cosa sarebbe accaduto il mese successivo. Lacondizione di estrema precarietà ed instabilità generale ci ha investiti con maggiore forza proprio mentre, a causa del Covid, i bisogni delle persone italiane e straniere destinatarie dei nostri servizi aumentavano ed ha gettato le nostre esistenze in un limbo di incertezza, dal quale, però, abbiamo comunque tenuto al riparo i beneficiari.

Se l’aggiudicazione dovesse, come sembra, investire la società cooperativa assegnataria del punteggio (di pochissimo) più alto, l’esperienza del “Rifugio Sicuro” della Fondazione, così come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi, potrebbe finire. In questa fase molto delicata, a noi lavoratrici e lavoratori non resta che muovere in due direzioni principali: innanzitutto quella sindacale, affinché nell’eventuale cambio di gestione i lavoratori, con la loro esperienza e professionalità, vengano tutelati, attraverso il riassorbimento lavorativo all’interno del nuovo ente gestore,così come previsto dai rispettivi contratti collettivi nazionali; in secondo luogo, ma sul medesimo piano di importanza, quella della continuità nell’impegno a fare sì che la qualità del locale sistema di accoglienza, di cui siamo stati promotrici e promotori fino ad oggi e che il Ministero ci ha riconosciuto negli anni, si rafforzi, costantemente e progressivamente, con il supporto di tutte le Istituzioni preposte. Siamo convinti che garantire il benessere delle beneficiarie e dei beneficiari di “Rifugio Sicuro” ed il rispetto dei loro diritti, dei diritti delle nostre sorelle e fratelli migranti, sia garanzia di tutela, di salvaguardia e ampliamento dei diritti per tutti”.

Il gruppo delle operatrici e degli operatori del progetto “Rifugio Sicuro”

Progetto SPRAR (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) “Rifugio Sicuro”

Comune di Termoli, in partenariato con i Comuni di Ururi e Larino

Istituto Gesù e Maria – Cittadella della CaritàConsorzio A.I.D. Italia

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