TERMOLI – Ultimamente si torna a parlare di energia nucleare e, come sempre, il Molise torna a venire indicato come uno dei siti possibili per l’istallazione di una centrale.
Oltre alla stampa nazionale anche a livello locale alcuni giornalisti si sono interessati all’argomento e qualcuno ha anche ritenuto utile citare il nostro libro “Quando il Molise fermò il nucleare” Edito nel 2019 da Solfanelli, che ricostruisce le lotte che si svolsero nella nostra regione, oltre 40 anni fa, quando il Governo voleva costruire sul litorale di Campomarino due centrali nucleari da 1000 MW ciascuna.
Quando abbiamo scritto il libro eravamo bel lontani dal pensare che quegli avvenimenti sarebbero tornati ad essere così attuali, non solo perché, come abbiamo già detto, in modo sorprendente e del tutto ingiustificato si torna a parlare della possibilità di realizzare impianti nucleari “di nuova generazione” (sic!) per la produzione di energia elettrica. Ma addirittura, perché, si vorrebbe inserire il nucleare fra le fonti “rinnovabili”, affermazione comica se non fosse drammaticamente vera, sostenuta com’è da forti interessi di grandi gruppi economici che hanno subito trovato politici accondiscendenti pronti a schierarsi dalla loro parte.
In Italia sconcerta che a far propria questa affermazione sia il Ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, che evidentemente non ha capito le ragioni che hanno portato alla nascita del suo nuovo ministero.
La transizione ecologica, non è una scelta ma una necessità imposta da numerose ragioni, prima fra tutte il cambiamento climatico che appare sempre più evidente agli occhi di tutti.
Occorre ripensare drasticamente al modello di sviluppo che finora ha caratterizzato la nostra epoca. Interi settori produttivi sono destinati a scomparire e altri, molti ancora da inventare, andranno realizzati. Si perderanno posti di lavoro ma ne verranno creati di nuovi. Alcuni fra i più grandi economisti sono concordi nel sostenere che la “Green economy“, la nuova economia rispettosa dell’ambiente, porterà più occupazione di quanta ne verrà a mancare. Nonostante questo la transizione, come tutti i cambiamenti, sarà difficile e complessa, per questo dovrà venire governata con mano ferma e una chiara visione delle innovazioni necessarie.
Tutto questo manca al Ministro Cingolani che, come un burocrate borbonico, appare più preoccupato a difendere l’esistente che a costruire un futuro diverso. Appare del tutto assente nel ministro la capacità e il coraggio di percorrere nuove strade. Ma senza questa capacità e questo coraggio nessun cambiamento, meno che mai nessuna transizione ecologica, sarà possibile.
Aldo Camporeale e Enzo Gallo