Ma ci si può aggrappare solo al programma, che spesso si spinge molto in avanti, nelle prospettive, per meri motivi di raccolta del consenso? Forse no. Il programma va poi calato nella realtà che si comincia a toccare con mano quando si supera la soglia delle stanze dei bottoni, ci si siede dietro le scrivanie e si aprono i primi dossier.
É a questo punto che inizia il duro lavoro di coscientizzazione, la presa d’atto delle possibilità concrete, di quelle da rinviare sine die, anche delle sorprese (si spera positive) e degli intralci di ogni ordine e grado; ma, al di là di ogni ragionevole obiezione, resta l’imperativo di un sentire comune, cioè dello sforzo di condividere lo stesso sguardo attento, scrupoloso, anche affettuoso, sulla realtà per la quale ci si è proposti con entusiasmo di portare il peso di quei ruoli.
Continuiamo a ritenere che si tratti di un compito arduo, non solo l’azione amministrativa in quanto tale, quanto piuttosto misurarsi giorno dopo giorno all’interno della squadra di appartenenza per condividere stili, metodi, mete e obiettivi, così che l’impegno di ciascuno sia di tutti e l’impegno di tutti sia percepito come proprio da ogni membro. Se si vuole vincere bisogna fare squadra, in ogni ambito di vita. Ma come, chi e con quali criteri scegliere i membri della prima squadra, quella dei titolari, una squadra che garantisca continuità e risultati? La metafora calcistica non è inappropriata.
Ora si è tutti in attesa per conoscere i ‘convocati’ e così comprendere criteri e scelte. Certo, se si vuole metter su una squadra vincente l’unico calcolo condivisibile è appunto la forza e l’efficacia per il raggiungimento dell’unico obiettivo; troppi compromessi o accomodamenti per motivi trasversali, che non siano quelli della scelta oggettivamente migliore, porrebbe ‘il selezionatore’ in una situazione di partenza facilmente criticabile e quindi molto debole. Come si suole dire in questi casi “l’uomo giusto al posto giusto”, senza condizionamenti, forzature, o contentini a “tutte le parrocchie”.
I valori-guida alla fine sono sempre gli stessi: senso di responsabilità, voglia di lavorare con scrupolo e serietà, preparazione tecnica e competenze specifiche nel settore, conoscenza non banale degli ambiti specifici affidati, spirito collaborativo, operatività, attenzione ai risultati, capacità di recepire suggerimenti e critiche costruttive, senso di autocritica, continua revisione del proprio operato, assenza di arroganza, disponibilità all’ascolto, pronti al sacrifico e a farsi da parte quando il bene comune lo richiede. Una volta si gridava nelle piazze “la fantasia al potere!”, oggi non più ma si sente il bisogno di un salto di qualità, di un pò di stupore e meraviglia pur dentro un sano realismo che faccia tenere i piedi per terra.