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Metere: presenteremo i suoi personaggi come se fossero nati a Termoli restituendo loro la lingua originale; immaginandoli, insomma, come si sarebbero espressi se fossero stati termolesi.

Jacovitti termolese
Jacovitti in termolese

TERMOLI – Con riferimento alla delibera della giunta 243 del 30 ottobre del Comune, intendiamo dare un contributo al progetto Termoli Art Factory. Con ossequio al bando nazionale del Ministero della Cultura, servendoci delle vignette del nostro termolese più famoso, le tradurremo in vernacolo servendoci di regole grammaticali desunte dalla “Grammatica delle Parlate d’Abruzzo e Molise” di Ernesto Giammarco, professore di glottologia presso l’Università di Chieti. Benito Franco Giuseppe Jacovitti, il fumettista più famoso d’Italia nel primo novecento era nato a Termoli il 5 marzo del 1923 da padre ferroviere e operatore cinematografico, termolese e madre Elvira Talvacchio, albanese.

Trasferitosi prima a Macerata e poi a Firenze, si iscrive all’Istituto Statale d’Arte. In questo articolo riporteremo solo cenni delle sue molteplici pubblicazioni. Ancora sedicenne, pubblica le prime vignette umoristiche per la rivista satirica Il Brivido. Da quel momento è tutto un susseguirsi di vignette originali, ironiche e dissacranti sulla guerra come in Pippo e gli inglesi del 1940 che gli consentirono l’ingresso nel periodico Il Vittorioso dell’editrice cattolica AVE con la quale collaborò per circa 30 anni. È di questo periodo anche l’uscita di vignette sul Diario Vitt che, dopo qualche pubblicazione erotica, si interruppe.

Per la sua esile corporatura lo soprannominarono Lisca di Pesce. 

Risalgono al ’57 i personaggi di Cocco Bill, Gionni Galassia, le pubblicazioni sul Corriere dei Piccoli e quelle sul Corriere dei Ragazzi dove pubblicò Zorry Kid, Jack Mandolino,Tarallino e i personaggi di Tizio, Caio e Sempronio. Fra le opere più famose ricordiamo la sua interpretazione di Pinocchio che fu oggetto di sperimentazioni stilistiche e creative, nelle quali fa interagire il personaggio con quelli di sua creazione.

Nella seconda metà degli anni ’70 nella sua rubrica L’Automobile fa una parodia dell’autista medio e nel ’74 collabora con la rivista Linus creando personaggi indimenticabili come Gionni Peppe e Joe Balordo.

Per concludere questa breve illustrazione, servendoci di vecchie pubblicazioni, presenteremo i suoi personaggi come se fossero nati a Termoli restituendo loro la lingua originale; immaginandoli, insomma, come si sarebbero espressi se fossero stati termolesi.

Pertanto, allegheremo alcune vignette nelle quali abbiamo tradotto in vernacolo termolese la lingua italiana nella quale Jacovitti li fa esprimere.

Le vignette sono state fotografate da Domenico D’Onofrio, tradotte in vernacolo da Saverio Metere e impaginate da Lisa Metere.

Saverio Metere

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.