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Dialogo tra “ popolo” e “ democrazia”
(Una riflessione di “fantasia” parafrasando “A livella” di Totò)

MetereSaverioTrivelleTERMOLI – Il cimitero era abbastanza lontano e Vasselucce ci andò con la macchina. La lasciò al parcheggio fuori della cinta muraria e si recò sulla tomba del  caro estinto. Ci arrivò col fiatone, circa mezz’ora di cammino fra tombe e cappelle.  Mise i suoi cinque crisantemi nel vaso di porfido quarzifero di colore rosso. 

Dopo aver compiuto il doveroso omaggio, si avviò verso l’uscita. S’era fatto tardi e trovò il cancello chiuso. “E adesso come faccio? Come esco?”. Pensò di chiamare suo cugino ed esporgli la situazione incresciosa in cui si trovava per avvisare Gigetto, il custode del cimitero. Prese il cellulare. Era scarico! 
“Maledizione, mi sono dimenticato di metterlo in carica, ieri sera!”.

 
Ormai era buio. Mentre pensava cosa fare, vide avvicinarsi due ombre. La prima era ben visibile: alta, dritta e spavalda, con cappello a tubo, mantello e monocolo; l’altra, dimessa, camminava quasi piegata su se stessa.  Le due anime si recavano entrambe presso le loro tombe. 
Su quella del primo era scritto: 
Qui giace DEMOCRAZIA, 
politici di ogni partito, ricchi, nobili e gente che per tutta la vita ha pensato solo a se stessa”
Stemmi e benemerenze dappertutto, rose in quantità, candele e candelabri ricavati nel marmo. 
A fianco ce n’era un’altra sulla quale c’era scritto: POPOLO. Sulla lastra non c’era il solito ritratto ma la foto che mostrava una moltitudine di gente con cartelli e scritte inneggianti alla LIBERTA’, alla DEMOCRAZIA e…alla VITA! Sulla lastra di marmo, appena si leggeva: 
Qui giace POPOLO,
suicidatosi a causa della natura nemica con la collaborazione di Ambizione e Sete di denaro”
Erano così vicine che sentì chiaramente cosa dicevano.
Come ti sei permesso di farti seppellire vicino a me che ho governato dando le migliori leggi, lavoro, sanità, industria e tutto quanto è servito a quelli come te?”.
POPOLO,  fece un inchino e rispose:
MetereTrivelle“Veramente, per fare  quello che dici di aver fatto, lo devi proprio a quelli come me che ti hanno votato! Non dimenticare che anche tu sei di umili origini. Tuo padre era un contadino e ti ha fatto studiare per permetterti di fare del bene alla popolazione, non per farti diventare arrogante e presuntuoso come mi stai dimostrando di essere!”.

“Turpe malcreato, come ti permetti di paragonarti a me che ho amministrato  la Giustizia, conoscendo le leggi e le alchimie politiche per farti vivere nel migliore dei modi?”.
“No! Per farmi morire nel peggiore dei modi!  Non mi dire che prima della tua dipartita non ti sei reso conto dello scempio che stanno compiendo le trivelle anche  alle Isole Tremiti!”.
“ E cosa centro io con le trivelle? “.

“E allora centro io? Non hai detto proprio ora che sei tu che hai amministrato la Giustizia. Era compito tuo proibire che il territorio venisse massacrato per il solo gusto di trovare il petrolio. Per avere più auto? Per spendere e consumare sempre di più? Fra un po’ anziché l’acqua ce lo berremo, il petrolio…Anzi,  neanche quella, perché con tutti i problemi avuti ultimamente con l’approvvigionamento e l’inquinamento idrico, non  se ne può bere più. E che dire del Polo Chimico del Nucleo industriale?

“Ma ora l’acqua è tornata a scorrere normalmente!”.
 “Ma ti sembra normale che in un’epoca di così grandi progressi tecnologici, si debbano avere ancora questi problemi? A te di DEMOCRAZIA ti è rimasto solo il nome…”.
“Ma come ti permetti di parlarmi in questo modo così aggressivo e maleducato…”.

“Ma quale aggressivo…ma quale maleducato! Tu, su quella poltrona, pensavi di fare il comodo tuo. Non hai proprio capito che DEMOCRAZIA  significa GOVERNO DEL POPOLO! E allora stammi a sentire. Non ci puoi negare il dibattito politico, non puoi andare avanti a furia di mozioni d’ordine. Questa non è DEMOCRAZIA. Non c’è confronto di nessun tipo! Ti devi mettere in testa che anche se in vita sei stato ricco, nobile e anche  arrogante, qui, siamo tutti uguali.

LE TRIVELLE facciamole usare per estrarre l’acqua da bere  e non per  il petrolio altrimenti saranno la rovina nostra e di tutta l’umanità!”. 

E così sia!
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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.