TERMOLI – “La sentenza del Consiglio di Stato e soprattutto la trionfante rivendicazione, da parte della precedente Amministrazione, della bontà della finanza di progetto correntemente detta del Tunnel (ma che in realtà include la demolizione del Piano di Sant’Antonio e dell’edificio fatiscente ai piedi del Pozzo Dolce, da sostituire con un imponente complesso immobiliare polifunzionale del volume complessivo di 109.500 metri cubi tunnel escluso) ci costringono, come protagonisti della lunga lotta contro quella devastazione, a riaprire un argomento che credevamo chiuso.
Ci vuole molta fiducia in se stessi (o arroganza?) per magnificare quello che è stato probabilmente il più grosso errore del sindaco Sbrocca e dei suoi, e che ha avuto molta parte nella sua sconfitta elettorale nel 2019. Dire che si tratta del più bel progetto mai elaborato per Termoli, e che la città merita questa bellezza, suona davvero come uno schiaffo in faccia ai tanti cittadini che quel progetto lo hanno studiato, ritenuto devastante e combattuto per anni. Soprattutto per la negazione del loro diritto a discutere e valutare insieme (e preventivamente!) scelte che avrebbero stravolto il volto e l’identità della loro città.
Affermare che sono stati persi inutilmente 4 anni per colpa dei comitati, e che le spese maggiorate ricadranno ora sui cittadini, ribadisce quell’atteggiamento di chiusura e sicumera che ha portato all’ostinato rifiuto del referendum, che avrebbe chiarito se l’opera fosse o meno ritenuta utile dalla popolazione.
E oltretutto parlare già di costi, come se ora si potesse ripartire a razzo con lo stesso progetto, non ha alcun senso, sia perché i cinque milioni di fondi regionali indispensabili per la realizzazione del Grande Scempio non ci sono più, sia perché la sentenza del Consiglio di Stato stabilisce la mancanza di legittimazione a ricorrere del Comitato No Tunnel, ma non entra nel merito della questione. Ne consegue che non è smentita la illegittimità della procedura a suo tempo utilizzata dall’Amministrazione Sbrocca, perché carente di VIA e di VAS, come stabilito nella sentenza del TAR Molise del maggio 2019.
I quattro anni trascorsi non sembrano aver insegnato ai protagonisti istituzionali di questa lunga storia l’importanza del ripensamento e del rispetto per posizioni diverse, motivate e sostenute da una lotta che ha visto grande partecipazione popolare; né sembra aver fatto capire quanto sia fondamentale imparare dai propri errori sul coinvolgimento corretto e più ampio possibile dei cittadini nelle scelte che impattano profondamente sulla città.
Si ribadisce invece con forza la “bellezza” di un’operazione fortemente sbilanciata a vantaggio del privato (detentore per sempre del 50% del complesso immobiliare); come del resto tutte quelle portate avanti in quegli anni. Chi può dimenticare le mense scolastiche consegnate per vent’anni (un unicum nel panorama italiano) ad un privato, il trasporto pubblico (e il parco inclusa la piscina!) consegnati anche questi per 20 anni al privato, la pinacoteca comunale affidata alla Fondazione Macte nel cui CdA il Comune è minoritario, pur conferendo tutte le opere e l’immobile museale? La Giunta Sbrocca ha avviato una finanza di progetto addirittura per il cimitero, inizialmente seguita dalla Giunta Roberti, che solo nel 2022 ha avuto il giusto ma tardivo ripensamento.
Tutte finanze di progetto prive di qualsiasi interesse pubblico prevalente, che abbiamo cercato di bloccare in tutti i modi, chiedendo alla nuova amministrazione di recedere in autotutela dai vari progetti, facendo sentire la nostra voce nelle Commissioni Consiliari e in Consiglio, presentando innumerevoli mozioni, denunciando illegittimità.
Purtroppo è stato dato corso a tutto quello che era stato iniziato dal sindaco Sbrocca, tranne per quanto riguarda la ristrutturazione e l’affidamento del Cimitero, sul quale – come si è detto – c’è stato un ripensamento. Ma la città pagherà care, negli anni a venire, le ipoteche poste su tanti servizi che avrebbero dovuto restare pubblici o quanto meno essere oggetto di gare d’appalto e non di finanza di progetto, per definizione strumento che assoggetta al profitto la fruizione dei servizi pubblici e che, grazie al diritto di prelazione concesso al promotore, scoraggia le offerte dei concorrenti potenziali. E l’attuale amministrazione ne porterà la responsabilità ultima.
Il sindaco Roberti ha detto tante volte che il tunnel non si farà, e crede così di mettere tutti d’accordo; ma è stato presentato un progetto che ricalca punto per punto quello di De Francesco Costruzioni, che il Ministero dei Beni Culturali e Paesaggistici aveva totalmente bocciato. Insomma, il Grande Scempio in tutta la sua bruttura, con l’unica esclusione del tunnel.
Come se l’unica parte del progetto oggetto di contestazione fosse il tunnel, e sul resto noi cittadini che per anni abbiamo lottato fossimo d’accordo: non è così, lo sappia anche l’attuale amministrazione, e se riparte la giostra dello sfregio di una parte identitaria della città ripartirà immediatamente anche la mobilitazione.
Ripartirà la rivendicazione del diritto ad essere consultati con un referendum, ad essere coinvolti nelle scelte, sempre.
E ci chiederemo ancora una volta perché in questa città progettare giardini e boschi urbani al posto di cemento sia considerato infantile e inutile perdita di denaro, e quanto tempo dovrà passare perché si capisca che il suolo e il territorio non sono fatti solo per essere materiale edificatorio e fonte di profitto. E vanno tutelati, non venduti”.
La Consigliera di Termoli Bene Comune-Rete della Sinistra Marcella Stumpo e i Consiglieri del Movimento 5 Stelle Nicolino Di Michele, Daniela Decaro, Antonio Bovio e Ippazio Stamerra