Nel giorno dell’anniversario della scomparsa, un’illustrazione di Marzia Lamelza celebra l’artista che sfidò stereotipi e tabù.

TERMOLI – «In occasione dell’anniversario della sua scomparsa, Arcigay Molise rende omaggio a Franco Caracciolo, figura simbolica della visibilità LGBT+ in Italia, con una speciale illustrazione realizzata dall’artista termolese Marzia Lamelza.»
Nato nel 1944 a San Martino in Pensilis, nella residenza estiva della famiglia di origini nobili trasferitasi da Roma durante la guerra, Franco Caracciolo visse fin da giovane le contraddizioni del suo tempo. I genitori lo affidarono al medico Nicola Pende, che sosteneva di poter “curare” l’omosessualità attraverso sport forzato, docce fredde, lavaggi del cervello e iniezioni di testosterone. Un’esperienza dolorosa che lo segnò profondamente e lo spinse ad allontanarsi dalla famiglia e dal mondo che rappresentava.
Determinato a costruirsi una nuova vita, Caracciolo si avvicinò agli studi di Cinecittà e intraprese la carriera di attore. Lavorò con alcuni tra i più grandi registi italiani — Federico Fellini, Vittorio Caprioli, Tinto Brass, Steno, Dino Risi e Luigi Magni — diventando un volto riconoscibile della commedia all’italiana. Spesso chiamato a interpretare personaggi costruiti su stereotipi dell’omosessualità, seppe trasformare quel cliché in una cifra ironica e consapevole, capace di rompere tabù e aprire spazi di visibilità in un’epoca in cui l’omosessualità era ancora un tema rimosso.
Negli anni ’70, sotto lo pseudonimo Gianni Darelli, scrisse articoli per la rivista OS – Settimanale dei quattro sessi, di cui divenne direttore nel 1972. Collaborò poi con Il Bagaglino e con Renzo Arbore, prendendo parte al corpo di ballo delle Ragazze Coccodè, e nel 1990 entrò a far parte del trio comico-musicale Le Sorelle Bandiera, sostituendo Tito LeDuc.
Colpito dall’AIDS, si spense il 3 novembre 1992.
Oggi Arcigay Molise sceglie di ricordarlo come un artista che, partendo dal Molise, seppe attraversare con coraggio gli stereotipi e affermare la propria autenticità. La sua vita, segnata da libertà e ironia, resta una testimonianza preziosa di dignità e resistenza.




















