giovanardiTERMOLI – “Aimè mi sono riletto l’interrogazione che presentai tanti anni fa su una vicenda che fin dall’inzio era surreale, incredibile per quanto riguarda il colonello dei Carabinieri, per quanto riguarda  Di Giandomenico. Devo prendere atto che ci vogliono anni, anni ed anni per far venir fuori la verità, che quel magistrato che poi ha fatto il parlamentare che poi ha rifatto il magistrato, oggi me lo ritrovo candidato sindaco di una importante città della Puglia e non ha pagato nulla per gli errori clamorosi che ha fatto”. La detto ieri pomeriggio, a Termoli, il senatore Carlo Giovanardi intervenendo alla conferenza stampa indetta dall’ex sindaco e Deputato di Termoli Remo Di Giandomenico sugli esiti dell’operazione “Black Hole” della Procura di Larino scattata nel 2006. 
 
All’incontro hanno preso parte il colonnello dei Carabinieri Maurizio Coppola, il penalista Ruggero Romanazzi, il presidente del Consiglio comunale di Termoli Manuela Vigilante. L’appuntamento, svoltosi nel locale della Contessa di Porticone, è stato moderato da Matteo Cilla.


Al centro degli interventi, l’inchiesta Black Hole che determinò la caduta dell’allora amministrazione comunale guidata dal sindaco e deputato dell’epoca, Remo Di Giandomenico,
 l’arresto di esponenti di Polizia giudiziaria tra cui il Colonnello dei Carabinieri Maurizio Coppola, agenti di Polizia e Carabinieri e dello stesso primo cittadino Di Giandomenico, oltre all’iscrizione sul registro degli indagati di oltre 110 persone tra cui lo stesso Presidente della Regione, all’epoca dei fatti Michele Iorio.
 
Oltre 100 i capi di imputazione contestati tra cui l’associazione a delinquire finalizzata a rivelare segreti istruttori allo stesso Di Giandomenico, abuso d’ufficio, concussione, corruzione ed altro. A distanza di 8 anni dagli arresti e avvisi di garanzia, il Gup di Bari a cui sono stati demandanti per competenza i fascicoli, ha prosciolto la stragrande maggioranza degli imputati tra cui Di Giandomenico e Coppola. Alcuni come il Colonnello hanno rinunciato alla prescizione, uscendo dal procedimento assolti. Una vicenda che ha lasciato molta amarezza ed anche indignazione soprattutto da parte di chi ha vissuto giorni terribili in carcere o ai domiciliari. Ora, naturalmente, si darà il via ai risarcimenti ma quasi 10 anni dopo quale somma di danaro potrà restituire quanto tolto ai numerosi indagati ed incarcerati, oggi assolti da ogni accusa. 

Persone autorevoli, prestigiose e oneste hanno avuto la vita rovita da questa iniziativa – ha proseguito Giovanardi -. Bisogna ricostruire un rapporto innanzitutto che contesti ai magistrati che possono cambiare nella vita continuamente: amministrano la giustizia poi vanno a fare i parlamentari in un partito, in quel caso la sinistra indipendente con l’allora Pci, poi tornano a fare i magistrati e procuratori e, con il potere che hanno, possono incarcerare le persone, magari costruendo dei teoremi surreali, poi una volta finito di fare il magistrato tornano a fare politica. Credo che in nessun paese del mondo ci sia una commistione incredibile di ruoli che va finalmente regolamentata”. Giovanardi, da Termoli, non usa mezzi termini ed attacca l’allora Procuratore capo di Larino Magrone.
“Essere arrestati, infangati, delegittimati e poi anni, anni ed anni per non essere neppure rinviati a giudizio, quindi l’inconsistenza assoluta delle accuse – ha proseguito Giovanardi -, il cittadino deve essere non dico terrorizzato ma almeno preoccupato”. Giovanardi punta l’attenzione anche sulle recenti novità in ambito giudiziario in termini di aggravamento della pena rispetto ad alcuni reati. 

Adesso che si vuol portare la prescrizione per determinati reati fino a 37 anni e 6 mesi: stiamo parlando di corruzione propria, impropria, di corruzione in atti giudiziari, pensate ad un sistema che consente di arrestare una persona e poi ci sono 37 anni perchè lo Stato gli dica se è colpevole o innocente. Credo che in Parlamento su questo si debba fare una grande battaglia perchè chi sbaglia è giusto che paghi ma il processo – ha detto concluso il politico -, come dice la Costituzione, deve avere dei tempi ragionevoli, deve essere un giusto processo, e non può essere uno, per tutta la vita, fare come professione l’indagato”.
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