Michele Petraroia
CAMPOBASSO _ Il rispetto delle leggi dello Stato da parte di tutte le categorie è un obbligo e compete al Ministero degli Interni, garantire la pubblica sicurezza, salvaguardare l’incolumità dei cittadini, prevenire incidenti e assicurare il libero movimento di merci e persone sul territorio nazionale. Le proteste di queste ore di movimenti variegati meritano massima attenzione da parte del Governo Centrale e delle Istituzioni regionali e locali. A tal proposito potrebbe essere opportuno aprire tavoli di confronto presso le sedi delle Prefetture per acquisire le ragioni del disagio sociale, le rivendicazioni avanzate e le proposte dei comitati promotori del blocco dei TIR, così che possano essere istruite, verificate e avviate a risoluzione compatibilmente con le difficoltà di finanza pubblica che limitano i margini di manovra del Governo Monti.

Contestualmente vanno rimossi i blocchi per evitare la paralisi economica, il fermo degli stabilimenti produttivi, la carenza di carburante e generi di prima necessità sul territorio italiano, con potenziali problemi di ordine pubblico e scontri di piazza tra portatori di opposti interessi. E’ dovere del Governo comprendere le motivazioni serie della protesta di agricoltori, pescatori e soprattutto autotrasportatori per il caro gasolio e altre difficoltà che assillano una categoria che movimenta su gomma il 95% delle merci nazionali. Ma vanno separate le ragioni concrete del disagio da iniziative provocatorie di stampo reazionario che mirano anche con l’intervento attivo della criminalità organizzata a rovesciare il Governo Monti per destabilizzare il paese. Nel corso della trasmissione “ L’Infedele” andata in onda ieri sera su La7, il Presidente della Confindustria della Sicilia, Dott. Ivan Lo Bello, ha menzionato episodi specifici accaduti a Gela, Lentini, Augusta, Ragusa e altre città siciliane in cui la mafia è intervenuta direttamente per far abbassare le saracinesche dei negozi, bloccare i camion che non aderivano alla protesta e soffiare sul fuoco della rivolta.

E’ illuminante la presa di distanza delle principali associazioni nazionali degli autotrasportatori da una forma di protesta che somma rivendicazioni annose con problemi strutturali di antica matrice che mal si conciliano con gli atti, le scelte ed i provvedimenti di legge adottati dal Governo Monti su queste materie. Se frange estremistiche, populiste e reazionarie si introducono nei blocchi autostradali affiancandosi a camion e trattori, mutano i tratti della mobilitazione e assumono le sembianze di un ribellismo politico dai chiari propositi antigovernativi. Su una tale deriva non si comprende la timidezza del Ministero degli Interni che consente a singoli soggetti o a gruppi di cui non si conosce la rappresentatività effettiva, di bloccare le strade e arrecare danni ad altre persone e al sistema produttivo italiano.

In un ventennio di direzione della più grande confederazione sindacale italiana mi sono trovato ripetutamente esposto in vertenze durissime insieme a migliaia di operai licenziati e lavoratori in lotta per il lavoro, conoscendo sulla mia pelle le asprezze delle vigenti leggi sull’ordine pubblico nelle sedi delle Questure e dei Tribunali. Non vorrei che passasse il principio che lo Stato Italiano applica le leggi quando in piazza ci sono gli operai edili o i turnisti che non intendono andare in pensione a 66 anni e le interpreta quando a promuovere le mobilitazioni è il Movimento dei Forconi o altre formazioni similari.

Il Ministero degli Interni faccia il proprio dovere sempre, faccia rispettare le leggi, si adoperi per favorire tavoli negoziali con i promotori delle agitazioni ma rimuova i blocchi e eviti che si inneschi la miccia di uno scontro tra poveri con lotte tra categorie, territori e rappresentanze, che sprofonderebbero l’Italia nell’abisso del fallimento argentino con rischi per la nostra democrazia e possibili sbocchi autoritari. La recessione trasformerà il 2012 nell’anno della massima conflittualità sociale e andrà garantito a tutti la libertà di manifestare per evidenziare drammi, apprensioni e paura del futuro. Ciò dovrà avvenire però all’interno delle regole di uno Stato di diritto senza prevaricazioni o abusi, perché se il Ministero degli Interni assiste passivamente al blocco del centro di Roma da parte di un centinaio di tassisti, deve sapere che passa un messaggio devastante e ogni altra categoria sociale potrà sentirsi autorizzata a fare lo stesso e anche peggio.

Michele Petraroia

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