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TERMOLI _ In relazione alle offensive illazioni espresse da taluni sedicenti politici e riferite alle dimissioni della maggioranza assoluta del Consiglio del Comune di Termoli, ritengo oggi doveroso fornire una risposta ed a freddo rendere note con un sunto le sostanziali motivazioni di ordine politico che mi hanno indotto ad un irreversibile dissenso nei confronti dell’amministrazione Greco. Una sintetica cronistoria mi consente di ricondurre alla memoria gli impervi percorsi iniziali caratterizzati dallo scontro di Greco con la Margherita forte di un 1/3 della coalizione vincente e subito dopo dall’atteggiamento ostile verso tutti i consiglieri di maggioranza i quali, tuttavia si opposero con fermezza per non essere relegati lontani dalla vita amministrativa in spazi logistici attigui alla portineria della casa municipale.
I consiglieri di opposizione erano già stati dirottati in una stanzetta al piano terra. Né posso omettere di ricordare come poco più di tre anni fa l’ex sindaco snocciolò freddamente i nomi dei rappresentanti del Cosib, non quelli legittimati dal consenso elettorale e concordati con i gruppi consiliari di maggioranza.

L’intento era inequivocabilmente quello di romperne gli equilibri interni all’insegna del divide et impera nonché di presidiare enti ed istituzioni con soggetti di suo esclusivo gradimento negando la legittima visibilità alla maggior parte dei consiglieri eletti. Di certo, in relazione alle particolari vicissitudini che hanno caratterizzato lo scenario politico del 2006, ci si aspettava un’amministrazione comunale efficiente guidata da un Sindaco speciale pronta a dare un segnale di discontinuità teso a risollevare le sorti della città risolvendone le criticità.

Era questo lo spirito che convinse i termolesi a votare Vincenzo Greco, un sindaco che avrebbe dovuto rendersi diligente ascoltando i cittadini e dando concretezza ad ogni utile indicazione fornita. All’insegna di tali premesse si registrava solo inizialmente da parte della compagine di governo un impegno significativo. Al contrario, ricordo come le commissioni consiliari permanenti si fossero sempre interessate ad ogni tema oggetto di discussione; decine di mozioni, regolamenti e progetti proposti da tutti i consiglieri con entusiasmo e spesso votati all’unanimità, ma che purtroppo non una sola volta hanno trovato la dovuta e legittima esecutività.

A fronte di questo impegno profuso dai consiglieri, ma sistematicamente ignorato, era fervida però una logorante azione pseudogiustizialista affidata ad onerosi consulenti legali esterni ed improntata esclusivamente sull’edilizia. Al mancato rispetto di tutti i punti salienti del programma elettorale e di una democrazia partecipata basata ad esempio sulla condivisione della formulazione del bilancio di previsione ovvero sul diritto dei cittadini ad esprimersi attraverso l’istituto del referendum, si è associata la nomina inopportuna di dirigenti inesperti e poco propensi al dialogo nonchè l’atteggiamento alieno di alcuni assessori che non hanno saputo dare un doveroso riscontro agli indirizzi ed alle indicazioni che venivano espresse dai partiti, dai consiglieri e tantomeno dai cittadini e dalle maestranze. Oggi, pertanto, la città è più povera e malcurata perfino negli addobbi natalizi e l’inverno 2010 è carente di manifestazioni culturali. Si è isolati dall’unione dei comuni e, dopo aver perso la legittima leadership del nucleo industriale, ci si ritrova praticamente emarginati. Non c’è ancora un P.R.G. (cosìcchè la recente legge sul “piano casa” viene intesa come una nuova strategia per mandare i sindaci a casa!).

Termoli è sporca, alla mercè di una fallimentare applicazione del modello di raccolta differenziata porta a porta, con un litorale-nord perenne cantiere, un impianto di depurazione che non è stato delocalizzato, chilometri di marciapiedi costruiti in contrada vattelappesca dove ci si arriva con mezzi di trasporto e non a piedi nonché un centro storico fatiscente oggetto di reiterati tentativi (per fortuna sventati) atti a deturparne la bellezza ed inficiarne il valore storico, architettonico e culturale con la costruzione dei box ittici e di una cabina in cemento armato rispettivamente sotto le mura del borgo ed ai piedi del Castello Svevo. Una miriade di fantascientifici quanto irrealizzabili disegni testimoniano inoltre come fosse confusa ed alquanto singolare l’idea che l’ex sindaco avesse dell’ urbanistica. Improbabili tunnel, insediamenti sotto le dune, altissimi silo costituiscono l’essenza di una progettualità non conforme non solo alle reali esigenze della città, ma trasgressive alle indicazioni preziose fornite dal professor Properzi circa la modularità con cui si sarebbe dovuto progressivamente sviluppare un ordinato Piano Regolatore Generale incentrato sulle moderne concezioni dell’ “armatura urbana”.

Per quanto riguarda l’aspetto squisitamente politico posso confermare che non vi erano più le condizioni atte ad assicurare una corretta applicazione dei principi elementari della democrazia a causa di un evidente squilibrio numerico in ambito consiliare: una macroscopica discrepanza, dove l’opposizione diventa l’espressione politica più forte della città ed il centrosinistra si riduce ad una compagine raffazzonata composta da consiglieri succedanei a rappresentanza di una scarsità imbarazzante di consensi elettorali conseguiti. Una situazione grottesca, frutto di una bieca applicazione di strategie rudimentali, in cui il centrosinistra ha perso clamorosamente l’occasione per dare dimostrazione di senso di responsabilità non provvedendo, con il dovuto garbo politico, autonomamente e tempestivamente allo scioglimento del Consiglio, senza attendere o sperare che Vincenzo Greco ritirasse le dimissioni per la seconda volta.

In ragione di tutto ciò ed altro ancora ritengo che la decisione di interrompere un percorso amministrativo assolutamente deleterio non è stata presa da “quattro mercenari”, ma è stata espressione di lucidità politica da parte di sedici consiglieri costituenti la maggioranza assoluta del Consiglio Comunale di Termoli. E non è stato “un mercato delle vacche”. Al contrario credo che qualcuno avesse cercato di aprire un altro tipo di mercato, quello in cui assessori e consiglieri avrebbero dovuto sempre e comunque avallare ogni decisione già presa: il mercato delle pecore?

                                                                                                                                                  Luigi M. Leone

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5 Commenti

  1. LEONE TUTTO sommato sei votabile, almeno non eri li per le 500 euro al mese come molti altri che non se la sentivano piu di tornare in fiat ad avvitare i bulloni o allo zuccherificio relegati in una stanza buia a .. le puzze delle patate, non sei ne codardo e ne pecora, hai fatto insieme agli altri 3 un gran favore a termoli e di questo la gente che capisce te ne è grata.
    di un po perchè non vai a chiudere lo zuccherificio visto che puzza cosi a Mario di blasio lo mandiamo a raccogliere i pomodori con gli africani…

  2. leone…non ho neanche letto il tuo articolo,tu sei il primo di quelli che fino a quando ti è convenuto hai difeso greco a spada tratta salvo poi vendere il tuo banco a chi meglio difendeva i TUOI interessi,mica di chi ti ha votato per governare insieme a greco.Voi la parola politica non sapete neanche cosa vuol dire,da quando ci siamo messi in mano a dottorini,infermieri,avvocati e notai(come vedi non salvo nessuno)siamo precipitati in un vortice senza fine…voi non siete vacche..!