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TERMOLI _ Il dialetto appartiene alla strada e non alle colte aule della scuola. Alla scuola appartengono le tradizioni e la peculiare cultura della provenienza dell’essere e del vivere di una popolazione che necessita di una lingua completa per normare la convivenza tra individui . Il dialetto appartiene alla strada con tutti i suoi modi di dire , le sue melodie, le inflessioni sonore che insieme spesso enunciano non solo concetti ma anche stati d’animo che vanno ben oltre il lessico grammaticale e sintattico della stessa frase.

 Il dialetto è popolano e si è sempre contropposto quasi in maniera gergale al linguaggio aulico e ufficiale della classe governante,esso è plebeo e privo di regole invece che aristocratico e codificato come la lingua del potere. Infatti i potenti hanno da sempre deriso la plebe e usata la lingua “di stato” per opprimere nell’ignoranza i diritti dei più poveri e la lingua ufficiale è stata e viene ancora vissuta dagli umili come un’arma di oppressione dalla quale difendersi.

La cultura del dialetto appartiene alla strada con tutti i suoi modi di dire che nascono dal vissuto familiare,sociale ,economico e religioso di una comunità e lo si appredeva in casa,in chiesa (“il latinorum delle bizzoche”),nei vicoli e nei luoghi marinari ,per termoli ,o in campagna . Il dialetto non è bucolico ma anzi “volgare” per antonomasia ,esso è intriso di parolacce con un corollario di espressioni scurrili che facevano brillare di luce abbagliante ogni stato d’animo di chi le esprimeva ,ed è sempre stato tradizionalmente la lingua di ribellione al potere ed usata contro l’oppressore di turno(pasquino,trilussa ecc.).Per non parlare dell’incredibile comicità ed allegria che solo il dialetto può dare inebriante godimento a chi ne conosce i meandri e la semantica dei suoi detti popolari che sono unici di ogni realtà municipale e ne conosce la millenaria cultura con i suoi detti, proverbi,fialasstrocche,litanie ecc. che si trasmettevano di bocca in bocca di generazione in generazione.

Il dialetto è lo scrigno che contiene il segreto delle culture arcaiche che si trasmettono oralmente in modo da essere arricchito da ogni generazione rigenerandone ogni volta la vitalità e trasmettendone il contenuto fino a ieri. Già fino a ieri, perchè oggi a Termoli quello scrigno di cultura popolare rischia di andare perduto per sempre se non si interviene a rinfocolare i valori culturali di questa Termolesità che serva ad unire per il futuro e non a dividere per aristocratico possesso di alcuni nativi. Proviamo per un attimo a pensare di arrabiarci in Italiano poi ripetiamo la stessa operazione nel nostro dialetto di origine ci accorgeremo con immensa soddisfazione di provare emozioni assolutamente più intense e passionali.Sì, perchè il dialetto è passione ed è fatto per parlare al cuore delle persone per poi giungere al cervello invece l’italiano parla al cervello e spesso non raggiunge il cuore e l’anima di chi ascolta,l’italiano è fatto per dire tutto quello che vogliamo ma il dialetto è fatto per comunicare emozioni ,per unire più strettamente gli individui con la sua intimità, la famiglia,il quartiere, il paese . Il dialetto infatti unisce in modo particolare,intimo ed esclusivo di un vincolo sociale indissolubile per una comunità ed esclude tutti gli altri .

E’ per questo che ogni paese anche se geograficamente attaccato ad un’altro ha un dialetto diverso per grammatica,sintassi,sonorità ecc. Termoli per questo aspetto è un comune un pò particolare perchè in questo momento storico è stato meta, come molti paesi marini, di una imponente immigrazione di prima generazione e vive una fase da “torre di babele” in cui molte culture e dialetti convivono senza contibuire a rendere efficace lo spirito di fratellanza dei suoi cittadini, perchè per un essere sociale come l’uomo sentirsi unito da un vincolo espressivo comune offre maggiore sicurezza e serenità .

Ora credo che sia necessario portare il dialetto come carrier di cultura nella scuola perchè non esiste più il suo infantile e naturale terreno di cultura che è la strada, il vicolo ecc. ed i suoi naturali maestri la famiglia, gli amici,il vecchietto/a,il marinaio,il contadino,il ciabattino ecc. ed ormai solo nella scuola, con tutti i suoi limiti, si ritrova l’unico luogo di aggregazione non cibernetico dei bambini e ci si rende conto che questo resta l’unico modo di trasferire alle nuove generazioni almeno l’aspetto culturale e storico della città di Termoli e delle sue tradizioni.

Il dialetto insomma è un ottimo strumento per dare ai giovani la consapevolezza delle proprie origini e deve contribuire a riunire sotto la stessa municipalità le varie culture che ormai compongono il tessuto sociale di Termoli che vada oltre la semplice coesistenza amministrativa e burocratica dei suoi cittadini residenti. Insomma si è “fatta” Termoli... e adesso bisogna fare i suoi cittadini ! farlo è importante e la cultura del dialetto sicuramente aiuta allo scopo.

La società degli Ignoranti – Giancarlo Totaro