Città Invisibile, fine parte prima (maggio 2018- novembre 2021: ” Ieri l’ultimo atto, abbiamo completato il trasloco coatto, o lo sgombero concordato (fate voi) …”
TERMOLI – “In questi lunghi mesi abbiamo pensato, fatto e imparato tante cose:
1- Con gli atti e le ordinanze si possono svuotare i posti, ma non si sgomberano con una firma i sogni, i processi sociali, le relazioni solidali …
2- La città invisibile sa resistere, ma non può farlo senza la sua rete di relazioni, senza la sua comunità solidale: la città invisibile siamo tutti noi, la città invisibile è la sua comunità
3- Qui c’è spazio per tutti, più siamo e più ci organizziamo, più cambiamo la città: operatori, attivisti, volontari, persone che usano il servizio, quelli che in gergo alcuni chiamano utenti, chi ci è passato solo qualche volta, chi ci è venuto a presentare un libro o a fare un concerto, chi ci ha fatto il bellissimo murales, chi ci riempie di solidarietà, chi ci aiuta a pensare e a praticare una società più giusta e libera
4– Non siamo invincibili: facciamo un lavoro faticoso e siamo stati in questi mesi sottoposti a grandi fattori di stress: ne usciamo da questi mesi, tra le altre cose, feriti;
5– A Termoli c’è bisogno (tra le molte cose di cui c’è bisogno) non di uno ma di tanti presìdi di antimafia sociale
6– Nell’area di piazza Olimpia che abbiamo sgomberato ieri a breve sorgeranno villette con piscina ed il Museo col Caffè Letterario: non dividiamo, però, ancora, la città, non costruiamo fortini vista mare per i ricchi …
7– Nel pericolo aumenta anche ciò che salva: con i lockdown noi abbiamo potenziato i servizi, con il rischio improvviso di sgombero abbiamo aperto nuovi dialoghi con la città: abbiamo ora urgente bisogno di più organizzazione per fare ancora meglio quello che facciamo, cioè cercare di rimuovere le barriere nella società che impediscono alle persone di essere libere
8– Siamo tutti precari e vulnerabili, fragili, a partire da noi stessi: dobbiamo moltiplicare le reti di mutuo appoggio, ad esempio i progetti per garantire il diritto alla casa a tutti (non “solo” alle persone senza dimora”)
9– La crisi del tempo che viviamo è culturale, politica, economica, ecologica; è crisi democratica: se un centro come il nostro che produce welfare e socialità è messo così in difficoltà, qualcosa non va … Il potere può essere coercitivo o al contrario emancipante: noi abbiamo scelto dove stare!
10– È necessario responsabilizzarsi: noi ci stiamo provando, ma lo stesso avvenga anche da parte delle istituzioni! L’Ente Locale, il nostro Comune, nella crisi democratica che viviamo, è l’istituzione più prossima che ci è rimasta e con questa bisogna coprogettare, quindi costruire dialogo, aprire tavoli, fare insieme …
Infine, riprendiamo da un amico per affrontare questo nuovo inizio nei locali di Sant’Antonio (lato Pozzo Dolce): “cambiamo le foglie, ma teniamo le radici”. Cambia lo spazio, ma il processo resta e va consolidato …
Ora ci aspettiamo che il Comune acceleri con gli atti per la concessione in comodato d’uso dell’area che abbiamo pensato insieme e che ci si aiuti a vicenda per creare la nuova città invisibile!“