La denuncia arriva da un architetto di Termoli: Maria Antonietta Caruso. La professionista punta il dito su colleghi “intrepidi” che appoggerebbero lottizzazioni selvagge a danno dei servizi per i cittadini

TERMOLI _ “Società edili, sostenute da «intrepidi architetti», mirano a trasformare suoli periferici che il PRG qualifica come di pubblica utilità per continuare a costruire appartamenti privati“.

E’ la denuncia lanciata oggi dall’architetto termolese Antonietta Caruso in riferimento al quartiere Colle Macchiuzzo della città, situato nelle adiacenze dell’ospedale San Timoteo. Per la professionista del posto: “Servizi, strade, parcheggi, che si trasformano in “palazzine”. Una situazione a dir poco scandalosa.

Il fatto che a Termoli ci sia il mare è un punto di forza notevole: l’economia non si ferma, la crisi si avverte solo in parte. Ma si può amare la propria città, o vederla solo come un luogo dove oppurtunisticamente conviene vivere? Vogliamo entrare nel nostro scenario urbano riconoscendovi il nostro vissuto, le nostre idee, i nostri progetti, il nostro cuore, il nostro orgoglio di cittadini, il nostro patrimonio per i figli, il nostro piacere per lo sguardo, il nostro vanto per gli ospiti, la nostra sede per il cuore della comunità… Oppure no, semplicemente la nostra è una città da sfruttare per le sue risorse? _ ha detto l’architetto _. Viviamo forse in un contesto stereotipo che poco ha a che fare con la nostra storia personale, ma che molto è connesso con la burocrazia e il denaro? Cosa consente il nostro ambiente per non perdere entrate, anche in tempo di crisi economica? La presenza del mare permette di tenere alti i costi dell’edilizia, certo. E allora quali sono le aree ancora sfruttabili per far soldi? Dove si può barattare un cambio di destinazione urbanistica?”. 

La Caruso denuncia a chiare lettere lo sfruttamento del territorio da parte di costruttori locali utilizzando l’appoggio di alcuni professionisti del posto che, con pochi scrupoli, riuscirebbero a fare affari d’oro ai danni però della gente e dell’ambiente.  

“E soprattutto, ragazzi, va sfruttato il Piano casa! Anche se non ce né bisogno, è “un’occasione da non perdere” _ ha proseguito l’Architetto Antonietta Caruso _! Questo mio intervento denuncia l’intento di società costruttrici, sostenute da “intrepidi architetti”, a trasformare suoli periferici che il PRG qualifica come di pubblica utilità per continuare a costruire appartamenti privati e il procrastinare del Comune a dare esecutività alle richieste dei Comitati di quartiere. Servizi, strade, parcheggi, che si trasformano in “palazzine”! Termoli non si può espandere a dismisura! E’ necessario intervenire sulla qualità urbana della città, sul recupero e la valorizzazione paesaggistica. E, soprattutto, anche se non ci sono soldi, bloccare appetiti speculativi attraverso progetti e scelte decise a favore del Bene comune, affinchè le periferie siano brani della città, non quartieri dormitori. Certo, alcune leggi ad hoc (tipo Piano casa) potrebbero consentire, con la scusa della ripresa economica (di cui l’edilizia di Termoli non ha bisogno perché non si è mai fermata), sistematici stravolgimenti dell’esistente, mandando all’aria decenni di bei discorsi sul diradamento urbano, sulla crescita armoniosa della città e sulla sua valorizzazione in rapporto alla sua specifica vocazione.

Direi, anzi, che questo termine “vocazione” non si confà più alla cultura laicista e dissacratoria che aborrisce ogni possibile riferimento ad una comune appartenenza spirituale. Le caratteristiche ambientali di Termoli sono di sostegno alle nostre iniziative: il mare pulito, che lambisce con spiagge significative le due coste; la suggestione del centro antico; la collocazione tra mare e monti, con percorsi minimi di raggiungibilità dei centri antichi interni, con le loro inimitabili peculiarità; un andamento geo-morfologico che sale gradualmente di livello, con aree collinari paesaggisticamente interessanti; la posizione geografica di snodo, di passaggio, d’imbarco; il polo centrale dell’Adriatico, avvalorato dalle memorie di un rapporto artistico ed economico consolidato con l’altra sponda… Tutto questo ci gratifica, certo! Ma, attenti, le risorse ci sono state “affidate”, come le utilizziamo? Possiamo consentirne l’uso indiscriminato, sì diciamolo pure,” selvaggio”? Io credo che dovremmo avere chiara la coscienza di appartenere a qualcosa di organico, di totalmente umano e non permettere ad alcuno di rovinarci ciò che ci appartiene. Sì, perché è a me che appartiene. A me, a te, a noi. Ed io non posso esimermi dal parlare quando vedo, sotto i miei occhi, sotto casa mia, nella mia città accadere degli scempi. Mi hanno detto che non posso farci niente, è così che funziona, ci sono leggi che consentono certe “manovre””.

Dunque, le regole sono fatte per essere trasgredite! “Quando, anni fa, insieme ad altri giovani architetti, lavoravo al Concorso d’idee nazionale per il Recupero del Centro antico di Termoli, l’obiettivo era come restituirne un’immagine armonica, senza stravolgimenti e conservando tutto ciò che il tempo aveva stratificato _ ha proseguito la professionista _. Insegnando “Conoscenza e Conservazione dei Beni Culturali”, ho cercato di sensibilizzare i giovani all’ambiente, al senso di appartenenza, all’importanza della memoria, alla ricerc-azione. E come posso stare zitta se l’idea forza che guida la crescita della mia città è omaggiare al “Dio-Denaro”? Termoli è una città che va pianificata nella sua globalità, perseguendo un unico obiettivo: il Bene comune. Non esistono quartieri figli di un Dio minore, così come non esistono cittadini di serie A. Non ci devono essere persone che rientrano a casa al buio (come la sottoscritta) e luminarie festive in centro. La democrazia è cittadinanza attiva: difendiamola! Questo articolo non vuole porre l’attenzione su chi scrive (lungi da me, sono piuttosto schiva!), ma dare ali alla circolarità delle idee, alla rete sociale, all’espressività, alla consapevolezza della città come sede reale della nostra vita e non qualcosa da cui fuggire ad ogni weekend, certi che la felicità è sempre altrove! Questo è anche alla base della mia associazione “Cantieri Creativi”. In particolare vorrei porre l’attenzione sull’area di colle Macchiuzzo, un quartiere di recente edificazione, risultato di lottizzazioni che hanno previsto tipologie architettoniche miste, disomogeneo e confuso a livello urbanistico, pur con la presenza di qualche architettura valida. I lavori delle strade sono fermi dal 2003; ruderi abbandonati convivono con la nuova edilizia; una cabina dell’Enel in disuso fa da riferimento visivo, in mancanza di un benché minimo arredo urbano.

La sensazione che ne deriva è quella di un’edilizia affastellata, priva di criteri estetici e tanto meno funzionali, neppure quelli della semplice geometria a scacchiera che veniva adottata nell’antica urbanistica greco-romana! La storia non ci ha insegnato niente? E’ chiaro che la logica del massimo sfruttamento sottesa alle lottizzazioni, ha prevalso sulle qualità del luogo, un tempo paesaggisticamente bello. Il quartiere è totalmente carente di servizi pubblici ed aree verdi poiché il verde previsto dal P.R.G. ed occupato oggi dal costruito privato, è stato strategicamente spostato nel vallone, dove non serve a nessuno. Discordanze tra P.R.G. e realtà sono state segnalate nell’Osservazione al PRG (inoltrata dalla sottoscritta e da altri come comitato di quartiere, in data 30-10-03 prot. N. 31643, n. 230 all’ufficio tecnico).

Ma il Comune, nonostante le numerose sollecitazioni, non è ancora intervenuto, mentre le società speculative continuano ad attrezzarsi, sostenute da tecnici che hanno dimenticato i concetti sottesi all’Architettura, apppresi all’Università. L’Architettura, quella vera è Arte. Perché, come diceva un noto scrittore, “solo la bellezza salverà il mondo””. 

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2 Commenti

  1. Complimenti all’Arch. Caruso, giusto le sue argomentazioni che difficilmente saranno recepite, poichè oggi l’importante non è quello che si è ma quello che si appare ed ecco la corsa al danaro con al buona pace dei sani principi. L’intero territorio di Termoli oggi è sofferente asseguito dello “stupro” che ha subito negli ultimi 15 anni ovvero a partire dalle famigerate riclassificazioni che hanno consentito a pochi il facile arricchimento a danno di moltissimi cittadini che si sono visti privare nei quartieri le aree a verde attrezzate, i parcheggi, e quant’altro. Il colpo di grazia a Termoli sarà inferto dal Piano Casa che non farà altro con il cambio di destinazione d’uso vedremo la scomparsa della ricettività alberghiera e quindi la fine di Termoli Città turistica. Viene da chiedersi con la crisi del settore industriale, quello agricolo, cosa sarà di Termoli? Pagheremo a caro prezzo l’incapacità politica e amministrativa dei nostri attuali rappresentanti che sono interessati solo al proprio interesse economico o di carriera.

  2. L’arch. Caruso pone giustamente l’accento sul dissesto urbanistico di Colle Macchiuzzo ma stessa valutazione, con maggiore risalto, andrebbe fatta per altre zone di Termoli dove si è consumato un vero scempio, prima tra tutte quella tra Piazza del Papa e villaggio Valentino.
    Quale è stata una delle prime “attenzioni” della nuova amministrazione? Ovviamente Piazza del Papa.
    Dove poi si sposterà il “lungimirante tiro” di Di Brino e Co? Ovviamente sul progetto “multivolumetrico” di piazza S. Antonio e sull’edificio Hotel Rosary, immobile per il quale, grazie ad un “provvidenziale piano casa”, è pronto un provvedimento di cambio di destinazione d’uso: scomparirà proprio sul mare un albergo storico e strategico per fare posto a costosi appartamenti che, pare, qualcuno stia già vendendo.
    Poi, tra poco partirà la succulenta operazione pluri-immobiliare di Rio Vivo – Marinelle, con buona pace del tanto decantato (specie in campagna elettorale) risanamento idrogeologico e di una irrinunciabile riqualificazione di tutta l’area.
    Se ne vedranno delle belle!!!