COLLETORTO _ L’importanza della quaresima per la vita credente non può essere dimenticata. Ogni tempo liturgico ha la sua importanza e il suo valore educativo. La quaresima ci educa al cammino verso la Pasqua, un cammino che chiede coraggio, sforzo, sacrificio per ottenere ciò che desideriamo. Un rabbi, maestro della legge ebraica, di nome Simeone il Giusto, sommo sacerdote di Gerusalemme del II sec a.C. un giorno disse: Il mondo poggia su tre colonne: lo studio della Thorà, la preghiera e le opere di misericordia. Queste indicazioni sono anche i pilastri della nostra vita liturgica e cristiana in tempo di quaresima. Oggi molti pongono attenzione al benessere, alla salute del corpo, al mangiare bene, vestire etc… eppure c’è un altro benessere che va coltivato e curato: quello spirituale.

La quaresima è il tempo della cura interiore, di ciò che dobbiamo al nostro spirito perché possiamo stare meglio. Curarsi chiede attenzione, tempo, rinunce, soprattutto esige una interiore e morale disciplina che ci aiuta ad ottenere ciò che maggiormente desideriamo. Lo studio della Thorà non è altro che confidenza con la Parola di Dio, letta, meditata e condivisa, quella che la tradizione monastica ha consacrato nella LECTIO DIVINA.

La preghiera è entrare in intimità con Dio, parlarci come un amico parla ad un amico, cuore a cuore. La più grande e alta preghiera è nella messa domenicale dove Dio parla e si dona alla comunità nella Parola e nell’Eucarestia. L’elemosina: la prima elemosina la dobbiamo alla nostra vita spirituale curandoci interiormente da tutto ciò che può provocarci ferite, danni, ostacoli etc… La quaresima, allora, torna a bussare alle nostre responsabilità e alle nostre coerenze. Quanto siamo coerenti di quello che diciamo di essere? Quanto siamo responsabili di un cammino cristiano che sempre più sta perdendo il mordente se non la stessa identità? Siamo ormai avviati verso la strada di un cristianesimo che gioca sempre di più con i bambini e non sa parlare agli adulti o peggio, gli adulti non sanno più ascoltare la Chiesa. Il digiuno quaresimale, allora, non è tanto privarci del cibo, quanto del peccato, dell’odio, del vizio e dei vizi (non in ultimo quello del gioco, una vera e propria piaga sociale). S.Giovanni Crisostomo scrive: “astenersi dai vizi, questo è digiuno.

Infatti l’astinenza dai cibi è da noi accolta per questo perché tenga a freno il vigore della carne… Chi digiuna, deve soprattutto frenare l’ira, essere formato alla dolcezza e alla moderazione, avere il cuore contrito Si astenga la lingua anche dal turpiloquio e dalla maldicenza. A che serve privarsi di polli e di pesci e poi addentare e divorare i fratelli? Il maldicente mangia carne fraterna e morde il prossimo… avete conficcato non i denti nella carne, ma la calunnia nell’anima, e avete ferito la stima causando immensi mali a voi, a lui e a tanti altri. Calunniando il prossimo hai rovinato chi ti ascolta” (S.Giovanni Crisostomo, Omelie al popolo antiocheno, 3). Guarire da una ferita mortale non è poca cosa, la nostra di ferita è stata provocata dalla poca attenzione alla cura spirituale, dal lasciar perdere, dal non mi interessa. Alle ferite spirituali non possiamo non guardare anche a quelle sociali, politiche e alla scarsa partecipazione alla vita comunitaria. In un tempo di vero degrado della politica, dove la corruzione sembra molto più forte della vita buona e onesta, dove, invece di pensare al bene comune pensiamo sempre più ai fatti nostri, i cristiani non possono essere muti, né nelle scelte né nelle denunce.

Il futuro della nostra comunità sembra stagnarsi in beghe di combriccole che invece di riflettere sulla situazione di emergenza pensano a infangarsi a vicenda. Ritrovare la forza di una visione comune di futuro: cosa ne vogliamo fare del nostro territorio? quale avvenire vogliamo consegnare ai nostri giovani? quale esempio stiamo dando di civiltà e onestà al SERVIZIO del bene comune? In coscienza tutti i soggetti: politici, sociali ed economici (comune, associazioni, imprese, banche etc…) dovrebbero riflettere, avendo come prioritario il Bene della comunità. Il periodo quaresimale è momento favorevole per riconoscere la nostra debolezza, accogliere, con una sincera revisione di vita, la grazia rinnovatrice del sacramento della penitenza e camminare con decisione verso Cristo. Infine, il silenzio. E’ una delle medicine per il nostro tempo, utile per riflettere e soprattutto per far luce dentro di noi.

C’è una singolare preghiera che vorrei leggeste più volte: “Ubriacati dalle parole, il silenzio ci farebbe bene: Siamo nell’orgia delle parole: tutti parliamo di tutto, spesso contro tutto e contro tutti. Lo facciamo con gli altri come a sommergerli in un mare dove la chiacchiera tracima e travolge senza aspettare risposta. Lo facciamo con Dio: è un tentativo di addomesticarlo, di possederlo con la parola quasi energia magica paralizzante: Se taci, vedi Dio; se vedi Dio, taci”.

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