CAMPOBASSO _ Noi operatori del settore siamo ben al corrente che nel corso degli ultimi decenni gli stili di consumo e i modelli del bere hanno subito a livello nazionale ed internazionale profondi cambiamenti e nel corso degli anni più recenti hanno contribuito a modificare rapidamente culture e tradizioni fortemente radicate nelle generazioni precedenti. Tale processo ha coinvolto particolarmente donne, giovani e giovanissimi per i quali il bere ha assunto una valenza d’uso, oltre che di consumo, ben lontana dalle tradizioni e dallo stile di vita mediterraneo.
Abbiamo la piena consapevolezza, come imprenditori e come cittadini, che le conseguenze di tali evoluzioni, oltre ad influenzare in taluni casi gli stessi modelli di vita di relazione sociale e famigliare e lavorativa, possono produrre una serie di danni cosiddetti “alcolcorrelati”, con effetto oltre che in ambito della salute anche in quello sociale ed economico (per le spese che la collettività è chiamata a sostenere per gestire le patologie e tenere sotto controllo il fenomeno).
La funzione dei pubblici esercizi è diventata ad oggi una pedina importante sia per l’aspetto sociale che per quello statistico, oggi più che mai, i locali sono il vero termometro del fenomeno del bere. Siamo continuamente tartassati da normative che impongono regole, come l’esposizione di tabelle Alcolemiche e l’utilizzo di propulsori per l’alcol, che ci hanno visti costretti ad imparare ed insegnare come dar da bere in modo responsabile. Alla luce di questa premessa ci accorgiamo improvvisamente che quello che l’amministrazione comunale sa offrire, in alternativa ad i nostri sforzi e perché no, alle acclamate Notti Bianche, è “Expo Bier”.
Birre appartenenti a non si sa quali marchi, che difficilmente possano trovare riscontro economico/commerciale nella nostra realtà enogastronomica di tutto rispetto. Ci chiediamo a tal proposito quale possano essere state le motivazioni per cui non ci siano stati coinvolgimenti da parte degli attori principali, che 365 giorni all’anno curano la cultura del bere birra e quando parliamo di cultura, parliamo di locali che hanno avuto riconoscimenti di tutto rispetto a livello nazionale come dall’Accademia della Birra, dal Movimento per il Turismo della birra e Bargiornale che ha premiato alcuni locali della nostra città tra le migliori birrerie/pub in Italia, sia per il gran senso di responsabilità, che per la professionalità dimostrata nel gestire al meglio il bere consapevole.
Tutto ciò ci porta a riflettere sul perché gli organizzatori non abbiano voluto coinvolgere gli operatori professionali locali preferendo addentrarsi in un mondo a dir poco a loro sconosciuto, appoggiati e sostenuti dalla amministrazione Comunale. Un’amministrazione comunale che invece dovrebbe conoscere bene quali potrebbero essere le conseguenze di un evento svolto senza controlli per gli avventori, a cielo aperto e soprattutto con accesso indiscriminato.
L’amministrazione che sembra non aver bene ponderato quello che ne potrebbe conseguire in termini di rispetto delle norme di ultima emanazione del codice della strada, in vigore dal 13 Agosto 2010 che hanno inasprito in modo molto pesante sanzioni e regole, senza considerare quelle di storica emanazione (anno 1931), come l’articolo 689 C.P.(Somministrazione di bevande alcoliche a minori o a infermi) e l’articolo 691 C.P.(Somministrazione di bevande alcoliche a persone in stato di manifesta ubriachezza). Chi ci garantirà su tutto questo?
Il Presidente FIPE/Regionale (Paolo Santangelo)