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TERMOLI _ Gli onorevoli dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro e Anita Di Giuseppe, hanno presentato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, in merito alla querelle sul fermo pesca, in difesa degli armatori molisani che, secondo gli interroganti, sono stati duramente e ripetutamente colpiti da“una sequenza sconcertante – hanno ravvisato Di Pietro e Di Giuseppe – di provvedimenti esemplificativi di una condotta punitiva e per nulla regolare da parte della direzione generale del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e della Capitaneria di Termoli”.

In particolare, gli onorevoli IdV hanno ripercorso la non trascurabile serie di azioni giudiziarie che le imprese di pesca hanno avviato, a partire dal 2009, avverso le modalità d’imposizione del fermo pesca. Risulta infatti – si legge nel testo dell’interrogazione – che i militari ogni anno, prima dell’emanazione dei DM di arresto, abbiano sempre imposto agli armatori la consegna delle carte di bordo riferendo della firma del provvedimento ministeriale, ed ottenendo così l’esecuzione coattiva di atti in realtà non validi e neppure efficaci. Addirittura, per il 2009, a fronte dell’impugnativa dei provvedimenti di blocco delle attività di pesca innanzi al TAR del Molise (RG 323/09), sospesi poi con decreto presidenziale, risulterebbe che i militari, costretti a riconsegnare i documenti agli armatori, al momento della restituzione delle carte di bordo, hanno preteso che ogni imprenditore sottoscrivesse una dichiarazione, redatta dalla capitaneria, per cui, uscendo in mare giusta il provvedimento del TAR, non avrebbero ottenuto il premio del fermo da parte dell’amministrazione centrale.

Successivamente alla sospensiva, il D.G., al posto del Ministro, ha emanato un nuovo decreto di fermo, in elusione ad avviso degli interroganti della sospensione operata dal TAR, che addirittura prolungava il blocco per gli imprenditori molisani che avevano proposto ricorso, consentendo il rientro in mare agli altri. Atto questo impugnato con motivi aggiunti e sospeso dal TAR il 2 settembre 2009, all’esito della camera di consiglio (ordinanza n. 207) che ha conclamato l’abuso. Va peraltro evidenziato, contrariamente alla disciplina del FEP, fondo europeo per la pesca, i provvedimenti di arresto non hanno mai previsto misure compensative. Anche per questo gli armatori hanno contestato i comportamenti del Ministero delle politiche agricole. Il tutto si è risolto con una sentenza , in prima battuta a favore degli armatori poi impugnata dal Ministero e, in pratica, ribaltata.

A tal proposito gli armatori hanno quindi proposto un’azione di revocazione poiché l’accoglimento del ricorso da parte del collegio conteneva in se informazioni non rispondenti a verità circa gli indennizzi e la libera volontà degli armatori di effettuare il fermo pesca. Alla luce di tutto ciò gli on. Di Pietro e Di Giuseppe, attraverso la loro interpellanza hanno inteso far luce sulla questione e sapere se i gravi comportamenti illegali denunciati siano ormai abbandonati dall’amministrazione della marina mercantile. I due parlamentari hanno anche chiesto al Ministro se non ritenga di ammettere, nell’ambito del giudizio di revocazione, innanzi al Consiglio di Stato, la verità dei fatti, con riferimento alla coercizione effettuata sia la mancanza di erogazione degli indennizzi compensativi e se non si ritenga, comunque, di disporre, anche in via transattiva, un equo indennizzo agli armatori così ingiustamente colpiti.