Da sinistra, Mimmo Bruno, Antonella Salvatore, Antonio D’Ambrosio, Anna Catalano e Saverio Metere (DIRETTA VIDEO)

TERMOLI – Giace sepolto nella Biblioteca di Termoli, nel Molise, un libro scritto con tanto amore e tante speranze da un termolese trapiantato a Milano da oltre cinquant’anni. La sua presentazione è avvenuta a Termoli nella sede municipale una mattina del mese di fine luglio alle 10 del mattino. Un caldo soffocante, tipico della cittadina molisana. Poca la gente ad assistere all’evento. Assente anche il Sindaco: a Roma per impegni di partito. Presenti: oltre ai relatori, lo storico Antonio D’Ambrosio, la giornalista Antonella Salvatore, la rappresentante dell’assessorato alla Cultura dottoressa Occhionero e il sottoscritto. Il pubblico era costituito da una diecina di persone. C’erano anche l’architetto di Termoli Antonio De Felice e il già presidente dell’Ordine degli avvocati di Larino Mimmo Bruno.
Dopo la mia relazione fatta interamente in vernacolo termolese, dal pubblico sono intervenuti l’architetto De Felice e l’avvocato Bruno. Quest’ultimo ha tenuto a precisare che il Glossario non l’avrebbe messo sulle mensole della sua libreria ma in macchina per consultarlo nei momenti opportuni.

La presentazione del libro in sala consiliare a Termoli

Dal canto suo la rappresentante dell’assessorato alla Cultura era intervenuta e aveva espresso il desiderio di utilizzare le 40 copie acquistate dal Comune, per interessare le scuole elementari e le prime classi delle medie inferiori per lezioni di vernacolo. A questo proposito, il mese scorso, con una e-mail al Sindaco chiedevo di fare delle lezioni di vernacolo nel senso indicato dalla responsabile della Cultura. Al momento non ho ricevuto alcuna risposta.
E allora, come è nel mio stile, approfittando delle feste natalizie, ho scritto gli auguri al Sindaco parafrasando una vecchia e molto significativa canzone di Lucio Dalla. Eccola. (parodia de “L’anno che verrà” di Lucio Dalla)

L’architetto Antonio De Felice e la giornalista Antonella Salvatore

‘U GLÓSSARJE… CH’ÂDA MENÎ!
(‘n termelèse)
Caro Sindaco te scrive, accuscì m’arecòrde de tè
e seccóme ‘hi stènghe a Miláne t’arecòrde mèje assá’. Da quande so’ partute, ‘nge stá pròprje ninde de nȗve
‘u Glóssarje stá in bibbliótéche… e lá po’ aremanê!
Quande l’haje presendáte, tenïve assáje da fâ ‘n impégne a Rome te l’ha fatte disértâ. Occhionére, zitta zitte, stáve a mè vecïne süle amïce e parinte a quell’òre d’a matïne…
A ‘na télévisióne, Tèrmele ‘hé tutt’in fèste ma ‘u Glossarje mi’ guarde fóre d’a fenèstre manche dope Natále tu ‘u fi’…me páre studiâ ai scóle mèdie e élémentáre
ce staranne guajune che parlárranne sule italïáne
e quille c’haje fatte scurdarranne cchjáne a cchJáne.
E ógnune po’ parlâ accuscì…cóme je pjáce albanïse, marucchïne e giargianïse e tutti i guajune… a ògne étâ.
Caro Sindaco, sinde che te scrïve e te dïche: ne’ sónghe pe’ nninde cuntènde
de ‘stu cumpurtamènte.
Vïde, vïde, vïde
Sindaco mio, che m’haje ‘nventâ
pe’ continuâ a sperâ pe’ fâ ‘mparâ ai guajune ‘u termelèse.
E se pu’ quist’anne passasse ‘nda ‘nu mumènde vide sindaco mio
cóme devènde impórtande
che ciada stâ pure ‘u Glossarje che ho fatto io!
Oh! oh! oh!
E passáte quist’anne…chi c’è viste c’è viste!!! Ai guajune future
‘u sá pure Gesù Criste
n ’aremarrâ pròprje ninde de QUISTE!

IL GLOSSARIO… CHE VERRÁ!

Caro Sindaco ti scrivo così ti ricordo un po’
e siccome io sono a Milano più forte ti ricorderò. Da quando sono partito non ci sono novità
Il Glossario è in biblioteca… e in biblioteca rimarrà!
Alla sua presentazione tenevi qualcosa da fa’ un impegno a Roma ti ha fatto diserta’. Occhionero, silenziosa, era a me vicino
solo amici e parenti alle dieci del mattino…
Alla televisione, Termoli è tutta in festa
ma il mio Glossario rimane alla finestra e nemmeno dopo Natale lo farai…mi pare studiare alle scuole media ed elementare
ci saranno bambini che parleranno solo italiano e il mio lavoro si dimenticherà piano piano.
E ognuno parlerà così…come gli va albanesi, marocchini, giargianesi
e i bambini…di ogni età.
Senti caro sindaco, cosa ti scrivo e ti dico: non sono per niente contento
del tuo comportamento.
Vedi, vedi, vedi
Sindaco mio, cosa mi devo inventare per continuare a sperare
di fare ai bambini il termolese imparare.
E se quest’anno poi passasse in un istante vedi sindaco mio
come diventa importante
che ci sia anche il Glossario mio!
Oh! oh! oh!
E trascorso un altro anno… tutto finirà!!! Alle nuove generazioni
lo sa pure Gesù Cristo
nulla rimarrà di QUESTO!

L’ultimo libro di Saverio Metere: “il vernacolo termolese”

Con i migliori e più sinceri AUGURI di trascorrere delle feste pensando che il …vernacolo termolese è una radice che non si deve estirpare ma va annaffiata continuamente, custodita, tramandata, perché costituisce la memoria storica del nostro paese”.

Saverio Metere

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.