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La Cattedrale di Santa Maria a Termoli, storicamente considerata un esempio di architettura romanica pugliese, emerge ora come un simbolo di transizione verso nuove forme artistiche.

Giuseppe La Porta
Giuseppe La Porta

TERMOLI – Recenti studi nel campo della storia dell’arte stanno ridefinendo le origini del gotico italiano, portando alla luce il ruolo cruciale di Termoli come possibile epicentro di questo movimento artistico. Questa nuova teoria non si limita a riscrivere la storia per il gusto di farlo, ma corregge interpretazioni passate ormai superate. Invita a ripensare le complesse dinamiche culturali e stilistiche che attraversavano l’Europa nel Medioevo.

La Cattedrale di Santa Maria a Termoli, storicamente considerata un esempio di architettura romanica pugliese, emerge ora come un simbolo di transizione verso nuove forme artistiche. La ricerca attuale mette in luce una rete di influenze culturali e stilistiche che collegavano l’Europa occidentale, il Medio Oriente e l’Europa orientale, intensificata da pellegrinaggi, crociate e rotte commerciali. Queste connessioni hanno permesso lo scambio di idee e tecniche artistiche, contribuendo allo sviluppo del gotico italiano in modi finora inaspettati.

Infatti nell’ultimo trentennio, si è sempre più delineata una visione aperta di questi movimenti artistici e scuole di pensiero, grazie allo studio dei più grandi storici dell’arte e dell’architettura che, in maniera molto umile, si sono interessati di una piccola regione dimenticata da tutti.

Tutto era stato causato dalla decadenza di queste località, che tra il 1800 e la prima metà del ‘900, fecero reputare illustri monumenti e fregi di spoglio, come semplice “opera locale”, di scarso valore storico ma con grande ed insolita maestria, una “bottega molisana” che purtroppo siamo ancora abituati a leggere nelle catalogazioni della Soprintendenza.

Questo è stato ampiamente sfatato, citando per esempio saggi nostrani, come “Geografie delle Committenze”, opera dei ricercatori Maria Cristina Rossi, Veronica De Duonno, Alessio Monciatti e Maria Antonella Madonna, pubblicato nel 2021, in cui si discute la mai esistita staticità delle maestranze medievali nel bacino adriatico, e delle enormi comunicazioni culturali e stilistiche avutesi nel continente, tra Europa Occidentale, Medio Oriente ed Est Europeo, un momento storico in cui le vie pellegrinali, le crociate, le rotte commerciali e la multietnicità, giocavano un ruolo fondamentale.

Nel nostro caso, tra le più presenti teoriche di questo “Protogotico” o tardo romanico, centromeridionale, c’è la storica dell’arte Maria Stella Calò Mariani, concentrata molto sull’area della Terra di Sant’Angelo, (Capitanata), ed il quadrilatero che compone con gli Abruzzi e con la Campania, come anche riportano gli storici Francesco Aceto e Giuseppe Basile, per intenderci, portando alla luce un movimento artistico ben più evoluto degli esempi romanici di epoca longobarda, bizantina e normanna, ma precedenti alla totale entrata nell’era del Gotico, sotto magister come Nicola Pisano e Francesco Petrini, a loro volta influenzati da questi stilemi e schemi.

Una ricerca sul dinamismo graduale tra i solidi archetipi di basiliche come Santa Maria della Strada a Matrice e San Giorgio Martire a Petrella, che però poi passano al setaccio le rustiche sculture delle cattedrali di Trani, Bari e Ruvo di Puglia, e contestualizzandole con le più plastiche e classicheggianti esecuzioni svolte in genere tra la fine del XII secolo e la prima metà del successivo, condizionate dal muticulturalità delle persone che dirigevano tali cantieri, e dove la mano dell’Imperatore Federico II non può essere sottovalutata.

L’argomento è stato presentato nel convegno per la Giornata della lingua araba, presso il Lumia Hotel di Termoli, il 18 dicembre 2024, una combinazione non casuale, visto che l’architettura gotica italiana, ed anche quella nord-europea, sono state condizionate e rese possibili grazie a maestranze ed influenze culturali di matrice islamica.

Un’impronta che nel meridione italiano prende piede già a partire dalle conquiste arabe di Sicilia, Calabria e parte della Puglia nel IX secolo, ma che oltr’alpe ebbe origine già dalle colonizzazioni del califfato Omayyade nella penisola iberica, che a loro volta diedero una svolta orientale all’architettura visigotica spagnola, così come accadde per il romanico Francese e quello germanico, ma la svolta senza precedenti ci fu senza dubbio con l’avvenire delle crociate.

Questo dettaglio però non ha impedito la formulazione di tesi improprie o infondate, com’è accaduto anche per la cattedrale di Larino, descritta come tempio eretto dai templari, pur avendo prova dell’esatto contrario.

Larino, la Basilica Concattedrale di San Pardo del XIII sec.

Infatti c’è da scindere la sfera dei crociati, con quella delle maestranze che si muovevano tra Oriente ed Occidente, come riporta l’arabista Diana Darke, nella scoperta di stilemi di origine islamica, alla base delle grandi cattedrali gotiche europee, come Notre Dame de Paris per fare un esempio, secondo gli studi dell’architetto Christopher Wren (XVII secolo).

La presenza di questi caratteri che uniscono l’Europa come fosse una enorme rete, ci rimandano al quadrilatero centromeridionale, con i primi esempi scultorei dell’abbazia di San Clemente a Casauria, delle basiliche di Siponto e di Santa Maria Maggiore a Monte Sant’Angelo, per poi arrivare ai tre luoghi principi di questo sviluppo, il cantiere del magister Bartolomeo da Foggia del palatium federiciano e della Cattedrale di Santa Maria Icona Vetere, quello dell’abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia e infine, della cattedrale di Termoli, sotto la direzione di Alfano da Termoli, nel primo trentennio del ‘200, uno dei punti di massima sperimentazione iconografica e schematica.

Si continua poi con i pulpiti duecenteschi di Ravello, opera di Nicola di Bartolomeo Da Foggia, e con una ulteriore evoluzione dello stile, nel cantiere della Cattedrale di Zara, in Croazia, ma il salto che ci conduce direttamente nella sfera gotica è senza dubbio dato proprio dal pugliese Nicola Pisano, maestro dell’ancor più magistrale Arnolfo di Cambio.

Queste ricerche non solo arricchiscono la nostra comprensione dell’arte medievale, ma ci invitano a considerare come le interazioni culturali abbiano plasmato l’arte e l’architettura in modi profondi e duraturi. La città di Termoli, con la sua ricca storia e il suo ruolo di fulcro culturale, emerge come un simbolo di questo dinamismo creativo e interculturale che ha definito una parte significativa del patrimonio artistico europeo.

Giuseppe La Porta

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