Antonio Artese Quartet in concerto (Foto Paolo LaFratta)

TERMOLI – C’è l’emozione del partire e c’è l’emozione del tornare. Peregrinare, esplorare nuove terre e poi approdare lì da dove si era partiti. È un po’ quello che è successo ad Antonio Artese che ieri, 30 agosto, è tornato nella ‘sua’ città per uno straordinario ed emozionante concerto che ha suggellato la prima delle due serate agostane del festival, ripartito dopo la fenomenale anteprima di luglio con John Patitucci.

La piazza ha iniziato a brulicare già dalle 20.30 e i posti a sedere sono stati occupati in breve tempo tanto che in molti si sono accontentati di restare in piedi pur di ascoltare l’atteso ospite con la sua ensamble. Frattanto che il concerto iniziasse, ci ha pensato dj Bubu a scaldare l’atmosfera a suon di musica brasiliana, samba e bossanova.

Il festival termolese, giunto ormai alla sua sesta edizione, ci ha abituato in questi anni a grandi artisti e a sublimi esibizioni, ma ieri sera in Piazza Duomo c’è stato qualcosa in più: un clima diverso, un’atmosfera raccolta e un inedito feeling tra artisti e pubblico. Seduto al pianoforte, d’altronde, c’era un musicista di Termoli e la serata è stata anche un tributo della città al suo ‘figliol prodigo’ e viceversa. “È bello sentirsi e ritrovarsi a casa” ha esordito il pianista che da anni vive in Toscana e che come seconda patria ha gli Stati Uniti.

A risuonare ieri sono state le note dei brani di ‘Voyage’, l’ultimo cd del Maestro Artese. Un lavoro artistico che ha come filo conduttore il tema del viaggio e in cui a riecheggiare sovente è, come fosse una presenza sottotraccia, l’infinito mare. “Noi viviamo sul mare, siamo gente di mare e abbiamo dimenticato un po’ la nostra essenza”, così Artese che ha ricordato ai concittadini il valore dell’accoglienza e dello scambio tra culture, com’è nel DNA di ogni città portuale.

Prendere le valigie e partire, salire su un barcone senza la certezza di toccare la riva, abbandonarsi alla strada alla ricerca di se stessi o girovagare cercando di placare la propria inquietudine: sono tante le declinazioni del viaggio che Artese ha evocato in musica con impareggiabile raffinatezza espressiva. Toccante anche il momento in cui il Maestro ha recitato una poesia dal titolo ‘Naufragio’, invitando la piazza, tutta, a riflettere su quello che è un dramma dei nostri giorni e, dunque, a ritrovare un umanesimo perduto.

Ad accompagnare il pianista termolese c’erano tre straordinari musicisti: Mirco Mariottini al clarinetto e clarinetto basso, Alessandro Marzi alla batteria e Lello Pareti al contrabbasso. Artisti di caratura internazionale che hanno dato prova di un eccezionale virtuosismo con le loro sopraffine esecuzioni. Un jazz ‘spurio’ il loro, fatto sì di improvvisazioni e di assoli dei singoli strumentisti, come da tradizione, ma incline alla sperimentazione e alla contaminazione di generi differenti.

Sono tante le influenze che si avvertono nei brani di Voyage: musica classica, swing, atmosfere che rievocano paesaggi nordeuropei, tutto abilmente rimodellato dal quartetto in brani che alla fine fanno sempre riferimento alla cultura jazzistica americana. Il risultato è intenso, coinvolgente, contrappuntato da assoli di struggente bellezza. Nelle composizioni, spesso venate da una sottile malinconia, si alternano dolcezza e vigore espressivo. Lenti, nenie, brani più ritmati, un insieme composito ma che la trama tiene saldamente unito. Per l’acclamato bis, il quartetto ha regalato al pubblico la splendida ‘Our love is here to stay’, e con il brano di George Gershwin si è chiusa la serata.

Se a Termoli c’è una tradizione consolidata di kermesse jazzistiche lo si deve anche ad Antonio Artese che per anni ha diretto il Festival Adriatico delle Musiche, l’antesignano del Termoli Jazz Festival, come hanno ricordato prima del concerto il direttore artistico della manifestazione, Michele Macchiagodena, e gli amministratori, l’Assessore alla Cultura Michele Barile e il presidente del Consiglio comunale Michele Marone. Da parte del pianista anche un invito accalorato ad investire sulla musica, disciplina fondamentale anche nello sviluppo armonico della sensibilità e del bagaglio culturale dei bambini.

Quanto al Termoli Jazz Festival, si può dire che il suo viaggiare è stato tutto un restare qua. Giunta alla sesta edizione, la kermesse della cittadina adriatica, non meno di un viaggio, ha portato il suo affezionato pubblico a conoscere artisti, culture e linguaggi musicali diversi.

E il viaggio continuerà stasera, 31 agosto, con un nuovo imperdibile concerto. In un inconsueto doppio set, si esibiranno i Technoir prima (dalle 21.30 alle 22.30) e Nikitch & Kuna Maze feat. Raph Stark poi (dalle 22.30 alle 23.30). Artisti giovani che stanno esplorando nuove vie del jazz con influenze che vanno dall’elettronica al soul fino all’hip-hop. Prima e dopo i loro concerti, in Piazza Duomo ci sarà dj Sebastian con la sua personale selezione musicale.
Il viaggio continua.

press@termoijazzfestival.it

Articolo precedenteStazione Navale Finanza Termoli soccorre anziano alle Tremiti
Articolo successivoCuria vescovile di Termoli trasloca nell’ex seminario