Gli effetti della radioattività sull’uomo, molto brevemente, sono da ricondursi essenzialmente a due ordini di contatto e/o esposizione alle radiazioni: la prima è l’eposizione dei tegumenti esterni sia alle sostanze radioattive che alle radiazioni da esse emesse, la seconda è l’immissione all’interno dei tegumenti esterni (ingestione o esposizione per discontinuità dei tessuti esterni, ferite, traumi etc.).
L’esposizione diretta alle radiazioni è quella che colpisce gli individui presenti fisicamente nel luogo dell’evento radiogeno la pericolosità è direttamente proporzionale alla quantità di radiazioni e quindi alla prossimità rispetto al luogo dell’incidente. Bastano 700 RAD (che non poi è una quantità poi così enorme per questi eventi) irradianti l’intera superficie corporea per determinare entro 30 giorni la morte del 100% degli individui esposti. La sintomatologia acuta si manifesta (oltre le ustioni) con disturbi gastroenterici importanti come il vomito,diarrea, seguiti da melena ed ematemesi(perdita di sangue con le feci e con il vomito) per poi continuare velocemente con i sintomi neurologici quali cefalee,tremori,atassia etc,ed infine l’exitus per aplasia midollare,cioè per mancanza degli elementi corpuscolati del sangue piastrine,globuli rossi e globuli bianchi. Se l’irradiazione non ha raggiunto i limiti tali da determinare acutamente la morte essa determina comunque dei danni irreversibili anche sotto i 300 RAD in quanto i danni genetici prodotti su molti tessuti soprattutto il midollo osseo(dove si formano le cellule del sangue),la cute,la mucosa gastrointestinale,i testicoli e le ovaie etc. ,sono tali da determinare nel tempo la formazioni di tumori e leucemie,ed in questi casi i soggetti a maggior rischio sono i bambini che hanno una dinamica cellulare più accelerata rispetto ad un adulto.
In pratica vi è un danno al DNA irreversibile. L’altra modalità di contaminazione, che potrebbe ineressare noi italiani, si concretizza praticamente con l’introduzione all’interno dell’organismo di materiali radioattivi soprattutto con l’alimentazione ,in questo caso la fase acuta può essere del tutto assente e l’effetto sicuramente più subdolo .Anche in questo caso i danni sono proporzionali al grado di assunzione di queste sostanze che hanno contaminato la catena alimentare. Nel caso del Giappone va precisato che in Italia importavamo prima dell’incidente meno dello 0,3% di prodotti alimentari. In questi casi i materiali radioattivi si accumulano nell’organismo producendo danni a breve quali quelli legati alla fertilità soprattutto maschile e danni a più lunga scadenza quali la senescenza precoce fino alle neoplasie quali carcinomi e sarcomi e le leucemie ed i linfomi .I più sensibili a queste patologie anche in questo caso sono i bambini .
Tutto il danno avviene sia per la formazione di radicali liberi che si formano dal contatto dell’acqua dell’organismo (oltre il 60% del corpo umano)causa dell’invecchiamento precoce, sia agli effetti di lesione sul DNA che ne determina aberrazione e quindi la trasformazione cellulare che porta alle patologie tumorali e della riproduzione. La medicina nel caso di esposizione acuta si basa essenzialmente, quando c’è il tempo, nelle terapie locali delle ustioni,nelle trasfusioni massive (anemia e mancanza di piastrine)e nella cura e copertura antibiotica delle infezioni dovute alla mancanza di globuli bianchi(agranulocitosi) il tutto al fine di mantenere in vita il paziente nella speranza di una improbabile ripresa del midollo osseo.Si pensi che bastano pochi RAD per distruggere totalmente il midollo osseo quando per esempio si deve procedere al suo trapianto per motivi clinici. Per quanto riguarda invece l’andamento degli effetti dovuti all’accumulo essi possono essere seguiti,oltre che misurando direttamente la radioattività che presupporrebbe una situazione sicuramente molto grave e parzialmente riconducibile a quanto esposto sopra,soprattutto con dosaggi specifici ematici ed urinari dei radicali liberi ,della taurina, del ADN (metabolita degli acidi nucluici) oltre il monitoraggio costante della funzionalità epatica,renale e tiroidea. La terapia nei casi di ingestione acuta consiste secondo i casi ed il materiale causante l’irraggiamento(sempre sotto stretta sorveglianza medica) nell’aumentare precocemente l’escrezione dello stesso attraverso i reni e il canale digerente aumentando la velocità di transito ,e l’utilizzo di sostanze contenenti potassio,nonchè l’uso di sostanze competitive quale lo iodio.
Nel caso attuale che riguarda noi Italiani che siamo a migliaia di chilometri da Fukushima ritengo al momento assolutamente inutile ed ingiustificata ogni forma di prevenzione soprattutto quella con lo iodio che potrebbe dare dei pericolosi effetti collaterali per i pazienti che sono inconsapevolmente affetti da una patologia tiroidea, quindi niente corsa ai rimedi fai da te legati ad allarmismi inutili. Se proprio si volesse a tutti i costi proteggere i bambini l’unico consiglio possibile è quello di utilizzare il sale marino iodato, invece di quello normale,in vendita in tutti i supermercati, ricordando però che il metodo migliore per curare è la prevenzione ed in questo caso se veramente vogliamo il bene dei nostri figli è meglio non esporli al rischio nucleare delle centrali atomiche opponendoci alla loro costruzione.
Dott. Giancarlo Totaro, medico patologo