CAMPOBASSO _ La sentenza n. 41 della Corte Costituzionale, resa nota la scorsa settimana, ha confermato quanto già espresso dal Tar del Lazio e indicato a più riprese dal Consiglio di Stato, ovvero l’illegittimità dell’emendamento al c.d. salvaprecari (legge n. 167/09, art. 1 c. 4 ter) che ribadiva, limitatamente al biennio 2009-2011, l’inserimento in coda del personale precario della scuola nelle ulteriori 3 graduatorie provinciali scelte in aggiunta alla prima. Anche questa volta i provvedimenti del Ministro Gelmini si configurano come incostituzionali, a riprova dello spregio e del sostanziale disinteresse di questo governo nei confronti dei principi sanciti dalla nostra Costituzione. Dietro i provvedimenti della Gelmini si cela la volontà di mascherare con ogni stratagemma possibile le conseguenze devastanti dei tagli previsti e apportati in seguito all’applicazione delle disposizioni contenute nella legge 133 del 2008 (in particolare l’ormai tristemente noto art. 64 che prevede ambiziosissimi obiettivi di risparmio economico sulla pelle del personale della scuola).
La conseguenza più grave di questi tagli è stata l’impossibilità di rendere operativo il piano di assunzioni triennali previste dal precedente Ministro attraverso la trasformazione delle graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento. Tale trasformazione aveva la finalità di dare adeguata soluzione al fenomeno del precariato storico e di evitarne la ricostituzione (legge n. 296/2006 art. 1 c. 605 lettera c) e cioè di stabilizzare i precari sulle numerose cattedre vacanti che c’erano in quel periodo e che sono state falcidiate dai provvedimenti dell’attuale Ministro. Per distrarre da questi problemi occupazionali di enorme portata e di interesse comune e per celare la mancanza di volontà di affrontare alla radice il problema del precariato scolastico, la Gelmini ha fatto ricorso all’escamotage della scelta delle ulteriori tre province, senza valutare con il necessario senso di responsabilità di cui un ministro non può essere privo, le catastrofiche conseguenze di tali scelte, superficiali e avventate.
A meno che non si pensi che i suoi provvedimenti siano stati partoriti con il subdolo intento di spaccare il fronte dei precari, dei sindacati e del mondo della scuola impelagati nella ricerca di argomenti a sostegno ora delle code e ora del pettine, cercando di rispettare le legittime rivendicazioni tanto di chi, dopo anni di sacrifici, vede compromessa la possibilità di ottenere per il futuro un incarico lavorativo nella scuola a causa dei nuovi inserimenti a pettine, quanto di chi si vede negato il diritto costituzionalmente garantito della mobilità sul territorio nazionale a causa dell’inserimento in coda. Alla luce di queste considerazioni ci sembra evidente che sia necessario costituire un fronte compatto dei lavoratori precari della scuola per dar vita a forme di mobilitazione contro le scelte scellerate di questo governo. E’ stata annunciata poi l’intenzione di inserire al Senato, nell’ambito del mille proroghe, un emendamento per congelare le graduatorie fino al 2012 per poi regionalizzarle. Come al solito lo scotto di certe scelte, lo pagherebbe il sud.
Figuriamoci cosa potrebbe accadere in una regione piccola come il Molise. Inoltre, su forte spinta della Lega, è stato approvato in commissione bilancio un emendamento che, di fatto, blocca la mobilità anche per le supplenze brevi. Il timore è che tali misure possano implicare il radicale smantellamento delle graduatorie per far posto agli Albi regionali del disegno di legge del senatore leghista Pittoni, che vuole regionalizzare il reclutamento dei docenti e pretende di conferire il ruolo agli insegnanti solo dopo averli sottoposti ad un’ennesima selezione alquanto bizzarra e singolare: una prova orale al cospetto del dirigente scolastico. Questa prova orale, che Pittoni ha l’audacia di chiamare “Concorso regionale”, in realtà consegnerà definitivamente la scuola alla gestione soggettiva del dirigente scolastico e alle possibili conseguenti derive clientelari, eliminando completamente i razionali criteri di valutazione del merito sottesi alla redazione delle attuali graduatorie permanenti.