
“In esito all’istruttoria eseguita sulla realazione dell’organo di revisione del Comune di Termoli e dai chiarimenti successivamente acquisiti _ si legge sui documenti dei magistrati _, segnala al Consiglio comunale le gravi irregolarità rilevate e comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria per le valutazioni di competenza e le idonee misure correttive da adottare negli esercizi successivi”. In particolare l’ente di controllo contabile ha accertato durante l’analisi una: “ridotta attendibilità delle entrate previste dall’Amministrazione Greco stante lo scostamento riscontrato tra gli accertamenti e le previsioni iniziali“. E ancora. “Il rapporto medio tra i dipendenti rapportati ad anno (235) e la popolazione residente al 31 dicembre 2008 _ ha scritto la Corte dei Conti _,è eccedente il limite massimo si 1/156 fissato per gli enti in condizioni di dissesto di uguale fascia demografica, perduranti perdite d’esercizio delle società partecipate”.
La Corte campobassana aveva, tra l’altro anche sottolineato la necessità di procedere in tempi brevi alla messa in liquidazione della Tua (Trasformazione Urbana Adriatica), società mista del Comune che non fu effettuata. Sui vari punti gli ex amministratori ribatterono punto per punto dichiarando accadimenti straordinari che avrebbero determinato un peggioramento del bilancio ed eventi fisiologici sulle minor entrate.
I magistrati contabili, di fatto, hanno proseguito anche l’anno successivo a “bacchettare” l’ex gestione comunale anche in riferimento al bilancio di previsione 2010 dove sono state rilevate “criticità, anomalìe e irregolarità contabili che hanno indotto i magistrati istruttori a richiedere ulteriori chiarimenti”. Gli stessi hanno raccomandato cautela per l’operazione di project-financing sul cimitero. Dunque il Comune ha evitato il tracollo finanziario per l’immediato intervento della neo amministrazione comunale guidata da Antonio Di Brino che ha, da subito, “tagliato” costi e spese decise dai predecessori tra non poche difficoltà tentando oggi di “barcamenarsi” tra i pochi soldi rimasti in cassa.