La gravità della crisi finanziaria in atto ci costringerà a intraprendere iniziative innovative assolutamente penalizzanti sia se si riuscirà a preservare l’euro nei diciassette Stati che condividono l’Unione Monetaria e ancor di più nella nefasta ipotesi che salti la moneta unica e si torni alla lira con le connesse svalutazioni competitive e agli alti tassi d’inflazione del passato. In entrambi i casi occorre perseguire con caparbietà il massimo della coesione sociale possibile con politiche eque che tengano uniti i cittadini, i territori, le imprese e i lavoratori. Accanirsi contro l’art. 18 o disdettare tutti gli accordi sindacali come ha fatto FIAT senza indicare le prospettive degli stabilimenti italiani del Gruppo, e’ un grave errore tanto più pericoloso in un frangente politico delicatissimo come quello che stiamo attraversando.
Il varo del Governo Monti si e’ realizzato a causa di una situazione emergenziale che chiama in causa anche la responsabilità delle grandi imprese, delle banche e dei potentati economici, perché se si sfalda il paese e si condannano i cittadini all’impoverimento, all’assenza di diritti e all’arretramento sociale la situazione imploderà con conseguenze devastanti per tutti. FIAT indichi i suoi obiettivi di sviluppo per il futuro e realizzi condizioni contrattuali di garanzia per tutto il personale che siano uniformi, eque e dignitose sull’intero territorio nazionale. I settori più retrivi la smettano di aggredire l’art. 18 e si muovano in un’ottica di coesione generale che privilegi l’unita’ sindacale, la contrattazione collettiva e un sistema di tutele per i precari di cui si parla dall’adozione del pacchetto Treu nel 1998 ma che non e’ mai stato varato.
Michele Petraroia