Mostra di Arte Contemporanea al Castello Svevo di Termoli dall’ 11 al 16 agosto 2021, apertura tutti i giorni dalle 21.00 alle 24.00
TERMOLI – Con il Patrocinio del Comune di Termoli l’Officina Solare in collaborazione con le Associazioni Culturali “Andrea di Capua Duca di Termoli” e “Arte in Dimora di Cassino” organizza la mostra di Arte Contemporanea “Le Ragioni dello Sguardo”.
La mostra a cura del Critico d’Arte Rocco Zani presenta l’opera di ventuno artisti molisani, laziali e campani che con il loro continuo operare, nonostante la diffusa pandemia, hanno costruito ponti di comunicazione artistica tra le genti dei propri territori.
“C’è una sorta di verità indiscussa che ci accompagna ora, sul ciglio di un tempo non pienamente metabolizzato, ai margini di un vuoto epocale indefinito e oscuro. Più che una verità, un incoraggiamento comune, un vero e proprio indizio di appartenenza: “riprendere il viaggio”. L’unica replica consapevole che tutti – la comunità artistica in primis – possiamo offrire al sacrificio di un silenzio senza fine, di un tempo piegato e sterile, di una dimensione che forse non ha avuto eguali: in termini di rapporti, di costruzione, di efficacia, di missione.
Ma “riprendere il viaggio” non vuol dire annodare di nuovo i fili lacerati e rimpossessarsi semplicemente del cammino, come a celare il vuoto, come a sostituirlo con un rasserenante riepilogo. Il blackout è stato (ed è ancora adesso) una ferita epocale. Il “tempo avverso e sospeso” è stato (ed è ancora) una “sottrazione” storica, sociale, culturale, politica di corrispondenze non immaginabili. Per la prima volta ha reso protagonista l’intera comunità planetaria. Senza sconti o pause, senza copertura ideologica, di condizione, di convenienza.
E allora “riprendere il viaggio”, soprattutto per la collettività artistica, rivela l’urgenza (innanzitutto) di colmare di tensione e ragionamenti quel vuoto (quella spaccatura) cui facevo notizia. E credo che possa essere l’Arte, ancora una volta, ad anticipare il senso (ovvero l’essenza) del divenire. Per quella sua “premessa magica”, per quell’attributo millenario di “vedetta sul dorsale”; per quella ciclica propensione allo sguardo e all’ascolto. Ecco, credo che sarà ancora una volta l’Arte, con i suoi attori sulla scena, a suggerire, per il bene comunitario, i segnali di una sconosciuta veridicità, di un inedito dialogo, di una identità prossima ventura. Bisogna pertanto suggerire responsi, disegni, prospettive. E credo sia necessario un impegno ancora più serrato; identificare e sostenere i nuovi “luoghi del pensiero”; calarsi in pieno (responsabilmente) nel nuovo quadro temporale affinché possano emergere nuovi contenuti, inediti sconfinamenti.
“Riprendere il viaggio” assume più recenti identificazioni. Significa mutare la rotta e riportare al centro del confronto l’indizio “sociale” dell’arte, la sua presenza e adesione ad una identità che nasce, ora, da nuove urgenze, sollecitata da altre opportunità e direzioni. E’ indispensabile allora un nuovo “protocollo di compartecipazione” artistico -culturale- sociale sulle grandi questioni del divenire prossimo: penso all’ambiente, agli sviluppi tecnologici, alla sostenibilità intesa quale condizione del vivere e non della istintiva conservazione, alle ostilità celate ma diffuse, alla capacità della memoria quale strumento (le cosiddette “risorse della memoria”, ovvero i luoghi, gli uomini, le idee in cui la storia umana – colma di conoscenze, di relazioni, di osservazioni – si è fatta, da sempre, accumulo di cognizioni e di acquisizioni, di tolleranza) di declinazione futura. Ecco, direi che finora questi soggetti composti sono stati dall’arte appena lambiti, più o meno cautamente, come una sorta di “perlustrazioni accidentali” che non hanno però determinato o definito un vero progetto identitario. Interrogarsi con intelligenza dunque e suggerire nuovi sbalordimenti. Ecco, credo che questo sia un ruolo guida oggi. Pedinare lo stupore e fare dello sguardo il nuovo dispositivo di progettazione ; e al contempo, sostenere, anche in minuti contenitori, il senso sociale dell’arte, la sua carica di conoscenza e di supposizione, come fosse un cortile della sperimentazione e dell’azione.
Nasce da queste premesse – la titolazione ne è indizio palese – la mostra Le ragioni dello sguardo che l’amico di sempre, Nino Barone, ha voluto immaginare in un luogo di straordinaria bellezza, il Castello Svevo di Termoli affinché l’incontro non sia – soltanto – un ragionevole approdo di intenti quanto invece il prologo – senza alcuna ipocrita immodestia – di una rigenerante navigazione.
Mi piace citarli tutti gli artisti presenti, per dare un senso, una traiettoria di riferimento, a chi si addentrerà all’interno di questo miracoloso arcipelago: Nino Barone, Mariangela Calabrese, Michele Carafa, Cufrini, Alberto D’Alessandro, Cosmo Di Florio, Francis Desiderio, Viviana Faiola, Roberto Franchitti, Enzo Iovino, Massimo Mancini, Giovanni Mangiacapra, Renato Marini, Sara Pellegrini, Daniela Peri, Michele Peri, Mariangela Regoglioso, Valentino Robbio, Nazzareno Serricchio, Antonio Tramontano, Maria Villano“.
Rocco Zani