In memoria del Prof. Luigi Artese.
               
ArteseLuigi
Al centro il prof. Luigi Artese
«Tujje la panne, screiv’ aécche ‘bacce …»
(1) … fa freddo. 
Avevano annunciato la neve per la Befana, la festa che porta via tutte le altre. Sfogliando le varie notizie, incrocio l’annuncio dei funerali del Prof. Luigi Artese. La neve non c’è; il mare incanta con le sue minacciose e spumeggianti onde che imbattano contro scogli posti a difesa delle spiagge e della costa. Non c’è una difesa per quell’altra notizia che annuncia la fine della pista di quel qualcuno che ha interrotto la propria permanenza accanto a noi. E quando “quel qualcuno” è uno dei nostri, un amico, un collega, un familiare, Geine … vorremmo avere una barriera di scogli alti quanto le cime dei nostri monti, a garantire che quel momento e quella notizia non fosse arrivata … non arrivi mai.  … e fa freddo nel cuore!

Sorella Morte ci accomuna tutti e ci mette in fila su strani e diversi sentieri dai quali ogni tanto fa defilare qualcuno ed in modo indistinto. Noi che raccontiamo e ci raccontiamo, vuol dire che stiamo ancora su un sentiero. Benigna Lei con noi? Mah, lascio ad altri e ad altri tempi le riflessioni sulle decisioni  della Befana con la falce. Ma, …  «J’ a “la Befana con la falce” i vulass’e mminà nu vricciliuna»!(2)

«Vu nu café» è stata l’ultima volta che l’ho incontrato davanti al caffè Casolino, quello del genero. Ed il giorno della Befana di questo nuovo anno è venuto «Machinande a ddeice a Geine: ueh jamicenne!»(3)

In cattedrale, riparati dal freddo pungente che in questi giorni attanaglia la città, si celebra il rito d’addio. La città del basket è presente, «pur’e lu Seneche» (4), memore di quanto il Prof. Artese ha fatto, sicuramente pioniere del basket a Termoli ed in Regione; così come quel suo fare, paterno e disincantato insieme al suo vocione greve, è rimasto nella memoria di quanti lo hanno avuto docente. I gabbiani, cullati dal vento, volano alti nel cielo, mentre in chiesa si effettuano i saluti di condoglianze di amici e conoscenti.

Temprato ormai dai, purtroppo, troppi addii, pensavo di essere immune da “quelle rugiade che riempiono gli occhi” ed invece non ce l’ho fatta! Inebetito ed infreddolito nel cuore, ho abbracciato figli ed altri dicendo “Vu nu cafè” . A ripensarci mi viene da sorridere e … non riesco a fermare la rugiada negli occhi che diventa fastidiosa brina, ma che man mano si scioglie scaldato dal Suo ricordo. 

«Tujje la panne, screiv’ aécche ‘bacce: nu cafè jie gnu mai’e a lu mumende, doppe, doppe ‘n zi treite cchii» (5) Ed è così, al momento, che, con alcuni cresciuti con il basket, decidiamo di organizzare “una giornata di memorie” per scaldarci nel ricordo di chi non c’è più, per riconoscerci da vivi nel ricordo dei tempi di ieri e di oggi coinvolgendo figli e nipoti … «p’ ‘n ci scurdè doppe morte! … “si capeite cocc’e d’ àsene?”»(6)

Mbeh, caro Gino mi hai costretto a scrivere. I Vastesi mi perdoneranno qualche imprecisione ortografica. È da tempo che non studio più, ma mi preparerò a recitare per te la «Divina commedia» in dialetto vastese e.. chissà, quando «“Machinande ‘m fa nu ciuffule, t’ l facc sinde’. Ma, oh dà temp’ a lu temp: ‘Ssa fa’ a Dde’, ch’è sande grosse!». (7)
Con affetto, cia Geine! 
 
Note: (1) «Prendi la penna e scrivi su questo foglio»; (2)« io alla Befana con la falce vorrei tirarle un masso in faccia»; (3)  « la Morte a dire a Gino: ueh andiamo»; (4) «anche il Sindaco»; (5) «Prendi la penna e scrivi su questo foglio: un caffè è molto meglio berlo al momento, ovvero da vivi, che dopo, dopo non si mastica più»; (6) «per non dimenticarci dopo la morte! … hai capito testa d’asino? (una delle espressioni di Gino ricordata con affetto da un suo studente); (7) «La morte mi farà un fischio, la reciterò per te. Ma, oh lascia il tempo al tempo: lascia fare a Dio che è un santo grosso».

Z’ Vassilucc’e
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