“Un dono che riempie il cuore di gioia”
TERMOLI – Una bellissima sorpresa. La telefonata ricevuta alle 9,30 di questa mattina, domenica 6 ottobre, da Papa Francesco ha emozionato don Benito Giorgetta, consulente ecclesiastico dell’UCSI Molise, i componenti e la comunità della regione.
Un colloquio inaspettato e cordiale di otto minuti, quello che il parroco di San Timoteo della città adriatica ha avuto con il Santo Padre e che, lo stesso sacerdote ha poi voluto condividere, con semplicità e commozione, con i bambini con cui sta affrontando il percorso di fede e formazione verso il sacramento alla prima comunione.
“Gli ho chiesto come avesse fatto a trovare del tempo da dedicarmi tra i suoi tanti e importanti impegni di questo fine settimana. Tra il Concistoro ordinario e l’apertura del Sinodo per l’Amazzonia”, racconta, ancora visibilmente emozionato don Benito.
Il dono prezioso della telefonata di Papa Francesco arriva a nemmeno due settimane di distanza dall’udienza privata che il Santo Padre ha avuto, lo scorso 23 settembre nella Sala Clementina, con l’Unione Cattolica della Stampa Italiana, alla quale ha preso parte anche la delegazione molisana e lo stesso consulente ecclesiastico dell’UCSI Molise.
Proprio in quell’occasione, per mano del sacerdote della Parrocchia San Timoteo di Termoli il dono proveniente dalla ventesima regione era stato consegnato a Papa Francesco. Una scultura realizzata dall’artista termolese Cleofino Casolino e opera che, evocando simbolicamente il mondo della reclusione, ha voluto offrire anche l’interpretazione artistica del progetto Liberi nell’Arte – Gocce di prossimità, promosso da UCSI Molise.
Proprio la realtà intramuraria troppo spesso teatro delle “periferie umane e sociali” è stato, infatti, uno degli argomenti affrontanti da don Benito con il Pontefice.
Una telefonata che riempie il cuore di gioia e speranza e che, all’insegna della fede, della preghiera e dei valori cristiani, cementifica la voglia di continuare ad operare in quei luoghi di sofferenza, con la consapevolezza e l’umiltà di poter diventare interpreti dell’essenza vera di quella goccia di prossimità.