CAMPOBASSO _ Marco Alessandrini aveva otto quando i terroristi ammazzarono suo padre Emilio, un Magistrato rigoroso che si limitava ad applicare la Legge. Insieme a lui, l’Italia, ricorda oggi, nell’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, tutte le vittime cadute sotto i colpi del terrorismo stragista, dell’eversione brigatista e del fanatismo che seminò decine di morti tra giornalisti, sindacalisti, giudici e uomini delle Forze dell’Ordine. In quegli anni la sfida al cuore dello Stato mise in discussione gli assetti costituzionali e solo la straordinaria unità tra i sindacati e le principali forze politiche popolari, salvò le istituzioni democratiche. E’ nostro dovere ricordare chi si è sacrificato per difendere lo Stato e chi è stato assassinato come Peppino Impastato dalla mafia proprio il 9 maggio.
I poteri criminali organizzati nella Loggia P 2 di Licio Gelli, nei servizi deviati coinvolti dello stragismo che uccisero centinaia di innocenti da Piazza Fontana alla Stazione di Bologna, le collusioni con la Mafia che agiva da terza colonna nell’eliminazione di uomini di Stato come Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre, Piersanti Mattarella e tanti magistrati come Ciaccio Montalto, Rosario Livatino, Falcone e Borsellino, ci riportano allo scontro cruento dei decenni trascorsi tra chi difendeva la legalità e chi perseguiva disegni eversivi. Oggi bisogna ricordare tutte le vittime e per onorarle in modo corretto dobbiamo adoperarci nel solco della Costituzione e della Democrazia con profondo rispetto verso tutti i poteri dello Stato e verso la Magistratura che svolge un ruolo insostituibile e non assoggettabile ad alcun governo e a nessun Ministro di Grazia e Giustizia di nessun colore.
Michele Petraroia