CAMPOBASSO _ La straordinaria partecipazione dei torinesi alle primarie del centro-sinistra con poco meno di 53 mila votanti ci mostra un esempio positivo che merita di essere emulato anche in Molise. Pur con tutti i limiti e le contraddizioni, specie al Sud, il sistema delle primarie, riavvicina i cittadini alla politica, li responsabilizza su una scelta vera e li coinvolge da protagonisti nella sfida con il centro-destra. Ho sperimentato sulla mia pelle, le insidie di un sistema che chiama a votare indistintamente tutti gli elettori e quindi può essere soggetto a condizionamenti che ne minano la credibilità o l’efficacia. Non siamo negli Stati Uniti d’America dove gli elettori del partito democratico che partecipano alle primarie si registrano e esercitano i propri diritti di selezione per tutte le candidature a partire dal candidato alla Casa Bianca.
In Italia lo strumento va affinato e nel Mezzogiorno c’è da riflettere su intrecci discutibili e atteggiamenti eccessivamente disinvolti. Ma pur con questi limiti, e nell’obbligo di una rivisitazione che renda lo strumento più sicuro, resto convinto che l’utilizzo delle primarie di coalizione, permetterebbe oggi al centrosinistra molisano di coinvolgere, appassionare e entusiasmare la propria base di attivisti, iscritti e militanti. La partecipazione diretta dei cittadini alle scelte più significative della propria comunità rappresenta un modello democratico da affermare senza timori, al di là delle posizioni di merito sulle singole questioni.
E’ giusto che gli italiani siano chiamati a votare sui Referendum per difendere l’acqua pubblica e contrastare il ritorno al nucleare. E’ giusto che i molisani vengano chiamati a pronunciarsi sulla Carta Costituente adottata dalla Regione. Ho letto ed ascoltato dichiarazioni ragionieristiche di soggetti che incentrano tutte le proprie considerazioni sui costi del Referendum per evitare di coinvolgere la cittadinanza. E’ sbagliato valutare lo Statuto o l’acqua pubblica e il nucleare solo come un problema di costo referendario. La democrazia, di per sé, è un costo. Tant’è che portando alle estreme conseguenze questo assioma si giunge alla proposta di concentrare tutto il potere nelle mani di un dittatore, di un manager alla Marchionne, di un amministratore unico o di un commissario straordinario. Con un solo uomo al comando potremmo contenere le spese in modo più efficace. Ma a che prezzo ?
Michele Petraroia