TERMOLI – Il 16 novembre abbiamo vissuto tutti, noi che c’eravamo, un momento importante. Si è trattato di un passaggio niente affatto ordinario né fine a sé stesso, come parte dell’opinione pubblica e della stampa stanno in qualche modo tentando di attestare. Si riparte con Forza Italia per fare ordine e dare all’elettorato un punto di riferimento meno “appannato”, più definito e riconoscibile, più identitario e vicino alla base.
Il momento difficile che stava vivendo l’oramai archiviato PDL poteva in qualche modo far nascere dubbi, timori, ritrosie o, come mi rendo conto essere per fin troppi “ex azzurri”, motivazioni di opportunità ed opportunismo in grado di ridurre tutto ancora una volta a mera salvaguardia di un futuro e teorico tornaconto personale. Ho presto capito, però, che tali “virus” potevano aggredire solo chi non ha vissuto questi anni con convinzione, partecipazione vera e con una condivisione di valori, ideali ed idee adeguata a produrre azioni per quel bene comune che spesso resta lettera morta. Intendiamoci, non mi illudo che possa esistere una politica COMPLETAMENTE dedita ai cittadini ed ai loro bisogni, ma sono invece sicuro che ne può esistere una che per la maggior parte del tempo è in grado di pensare al futuro della comunità e del Paese. Noi possiamo senza dubbio, ciascuno al proprio livello e con il proprio ruolo, operare in questo senso.
Ho la presunzione di dire di essere in campo da tanti anni, fin dalla nascita di quella Forza italia che, piaccia o no a seconda dei gusti, cambiò la politica, sospinto esattamente dal desiderio di fare la mia parte per la collettività. Quei “virus”, quei dubbi, non hanno avuto nemmeno il tempo di palesarsi nel mio caso: ho scoperto subito, ed è stato piacevole e confortante, che dentro di me c’era l’adesione immediata e senza tentennamenti a questo che è un vero e proprio riaggancio con la storia. Certo, colpisce quanto facile per molti sia dimenticarsi di chi ha permesso loro di intraprendere una strada, di avere un futuro migliore ed una carriera assicurata.
Meno comprensibile è invece l’atteggiamento di coloro, nemmeno pochi, che stanno popolando un insignificante “limbo”, una posizione attendista che a primo impatto fa pensare, e pensar male, ma che dopo una breve riflessione si palesa per quel che è davvero: l’inno all’opportunismo. Difficile è accettare la posizione di tutti quelli che, guardandosi bene dal fare una scelta immediata, stanno aspettando di capire che aria tira per scegliere il carro sul quale salire. Questo mio giudizio non è personale né astioso ma scaturisce da una valutazione politica: per ragioni di discrezione, indole e buona educazione evito infatti di valutare gli uomini e le donne ma non posso esimermi dal sottolineare quanto un simile modo di affrontare questo cambiamento sia politicamente di basso profilo. Ho parlato di un “cambiamento”, non di una “scissione”.
Per me non c’è stata alcuna scissione: da una parte la storia va avanti con rinnovate energie, dall’altra un “nuovo movimento” è a mio parere destinato a mescolarsi in quell’area “grigia” che oscilla a destra e manca, pronta ad appoggiare ora questo ora quello, in barba a quel gioco di squadra che dovrebbe essere alla base della nostra politica ed alla governabilià che sarà sempre più difficile, al limite dell’impossibile. Un rischio, quest’ultimo, che solo gli elettori possono scongiurare ed è esattamente quello che mi auguro possa avvenire in occasione dei prossimi appuntamenti elettorali.
Roberto Crema – Consigliere e Capogruppo del PDL alla Provincia di Campobasso