Come mostra la ricerca dell’Università S.Anna di Pisa apparsa oggi su Repubblica il Molise è ultimo in Italia per degenza media ospedaliera, ultimo per percentuali di parti cesarei, penultimo per ricoveri ripetuti, penultimo per tasso di ospedalizzazione ogni 1.000 abitanti, terzultimo per ospedalizzati ogni 10 mila abitanti, terzultimo per spesa sanitaria per pazienti che cambiano regione per curarsi. In pratica abbiamo la spesa sanitaria pro-capite più alta d’Italia con 1.912 euro, un deficit annuo 2009 che ha superato 80 milioni e un tendenziale 2010 che procede sulla stessa falsariga. Aver utilizzato i soldi FAS, sottraendoli alle politiche di investimento e agli interventi in favore delle aree interne, non ha risolto il problema e ora si procederà ad aumentare le tasse a percentuali che penalizzeranno un sistema produttivo già in affanno. A questo quadro desolante va aggiunto che dal 1 settembre del 2010 perderemo altri 350 posti di lavoro nel sistema scolastico regionale con ulteriori tagli che faranno sparire le scuole dell’infanzia, elementari e medie da diversi comuni molisani.
Che fare ? Sicuramente far sentire la voce di dissenso sulle scelte egoistiche di un Governo Nazionale che è contro il Mezzogiorno e non sostiene le aree più deboli nemmeno nell’accesso ai diritti fondamentali di cittadinanza. Spero che la protesta del Presidente della Giunta non sfumi in un fuoco di paglia e che alla manifestazione indetta per domani dal Sindacato Scuola davanti la Prefettura di Campobasso si registri un’ampia unità d’intenti di un vasto arco di forze politiche e sindacali. Ma insieme alla protesta contro Roma è opportuno riflettere sugli sprechi molisani di una classe politica che continua a sperperare in lungo e in largo pur di mantenere un consenso elettorale vacillante. Serve uno scatto di orgoglio che semplifichi la macchina istituzionale, riduca al minimo le spese della politica, utilizzi in modo oculato i pochi fondi in bilancio e non sciupi i fondi strutturali europei. E se l’intera classe dirigente locale continua a essere incapace nella risoluzione dei problemi si abbia il coraggio di avviare una nuova fase non escludendo la fusione tra più regioni prevista dall’art. 132 della Costituzione.
Michele Petraroia