CAMPOBASSO – Nei giorni scorsi è stato conferito all’Unità di Cardiochirurgia della Fondazione il premio “Medicina Italia” edizione 2017, curato dall’associazione “Ulisse 2000” e dall’agenzia Promozione spettacoli di Montesilvano. Un evento di rilievo nazionale che ha visto la partecipazione di Primari ed equipe mediche di livello assoluto che rappresentano le eccellenze del settore arrivati da ogni parte d’Italia. Sul podio anche la Cardiochirurgia della Fondazione, rappresentata dal Direttore del Dipartimento, Carlo De Filippo e dal Dirigente Medico, Carlo Canosa.

Il professor De Filippo, intervenuto nel corso della cerimonia, ha parlato delle nuove tecniche a cuore battente in cardiochirurgia. Per tanti settori della medicina è stato un momento prezioso per fare il punto della situazione tra problemi e prospettive di stretta attualità. Ad assistere alla premiazione, e ad ascoltare le testimonianze e le esperienze dei premiati, anche tanta gente rimasta in platea fino all’ultimo.
Questo importane riconoscimento si va ad aggiungere a tutti gli altri conseguiti in anni di duro lavoro. Solo qualche mese fa venivano resi noti i dati del programma nazionale Esiti 2016 (PNE) – sviluppato da Agenas per conto del Ministero della Salute, che dà conto del complesso quadro delle cure erogate da Sud a Nord Italia. La Fondazione si classificava tra i migliori 10 ospedali d’Italia per la Cardiochirurgia, in particolare al sesto posto, prima tra tutte le strutture del centro sud.
Il PNE attraverso una serie indicatori di volume, esito/processo e ospedalizzazione, è il più autorevole strumento operativo a disposizione delle regioni, delle aziende e degli operatori per il miglioramento delle performance e per l’analisi dei profili critici. Attraverso questa analisi il cittadino ha a disposizione dei dati assolutamente oggetti, forniti del Ministero della salute, per valutare le performance di una realtà ospedaliera. E’ uno dei più autorevoli “indicatori d’eccellenza” della sanità italiana, che non si presta ad interpretazioni.

Un dato che può essere interpretato come valutazione della qualità clinica di uno specifico intervento chirurgico è la mortalità a 30gg dopo intervento di bypass aortocoronarico. Nel 2016 l’Agenas, per conto del Ministero della Salute, ha reso noto i dati della mortalità a 30gg dopo intervento di bypass aortocoronarico. La Fondazione di Ricerca “Giovanni Paolo II” di Campobasso si è classificata al sesto posto su tutte strutture ospedaliere italiane con un indice di mortalità pari allo 0,66% a fronte di una media nazionale del 2,36%. La valutazione si riferisce all’intero processo assistenziale ospedaliero e post-ospedaliero.

L’intervento by-pass aorto-coronarico è indicato per alleviare i sintomi anginosi, quando questi resistono alla terapia medica, e dà risultati migliori delle cure mediche nel prolungare la sopravvivenza dei pazienti con malattia coronarica avanzata. È peraltro una procedura molto diffusa e poco rischiosa: i rischi potenziali sono essenzialmente condizionati da fattori legati allo stato generale di salute del paziente. È l’intervento cardiochirurgico più eseguito al mondo e la mortalità a breve termine può rappresentare quindi un ottimo indicatore della qualità dell’attività delle strutture di cardiochirurgia.
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