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Ma da questo a sostenere che a Termoli i migranti costituiscano un’emergenza e vadano rifiutati perché“danneggiano il turismo” e disturbano il “benessere popolare” ce ne corre: c’è di mezzo la distanza siderale tra due concezioni di vita e democrazia.
Quella di chi vuole nascondere lo sporco (in questo caso uomini, donne e bambini colpevoli di venire da paesi in guerra o in miseria, ma anche senzatetto, disoccupati, diversi) sotto i tappeti buoni; e quella di chi non riesce a non vedere l’essere umano nel richiedente asilo, nel povero, nel non integrato nel sistema.
E l’abisso tra due Italie: quella che inventa i Daspo urbani e chiude i porti, e quella che al primo posto mette i servizi sociali e l’inclusione. Che resta umana, insomma.
Possibile che tra i tanti problemi nella nostra città(acqua privatizzata, riqualificazioni molto discusse e discutibili, depuratori puzzolenti e turismo che non decolla), l’unico su cui alzare barricate siano i migranti?
Sono loro l’origine di tutti i guai, loro a guastare l’immagine di Termoli, a far scappare i turisti, a creare paura e disagio tra i cittadini. Sono loro che vanno scacciati, se no che abbiamo “riqualificato” a fare il lungomare e il terzo corso?
Siamo convinti che cavalcare le paure e le insicurezze suscitate in questi anni dalla crisi e dalla sfiducia nel futuro sia francamente quanto di più squallido e vigliacco si possa ideare per costruirsi credito politico all’approssimarsi delle elezioni.
Parliamo invece dei ragazzi del Modenese, che sono in città da forse quattro anni e più, nella totale invisibilità, nell’assenza di qualsivoglia iniziativa di integrazione da parte delle istituzioni, anche semplice, anche embrionale, che in altri posti ha facilitato l’inserimento e permesso anche la loro partecipazione ad interventi di pubblica utilità.
Sono tra noi come fantasmi. Li incrociamo in continuazione, e se abbiamo un po’ di empatia dentro è vero che il nostro “benessere popolare” viene disturbato, ma dal senso di impotenza e di vergogna che si prova nel sentirsi incapaci di far qualcosa.
Questo però non è il benessere di cui si parlava nella conferenza di ieri, quello di chi vuole intorno un bel panorama bianco e omologato, non sporcato dalla diversità. Non diversità di razza, perchéormai sappiamo bene che il concetto di razza è un grossolano falso scientifico; ma diversità di cultura, di censo, di religione.
Quest’anno il concorso scolastico della Fondazione Milani, coronato da un grande successo, aveva come tema l’accoglienza; e come puntualmente succede, i ragazzi ci hanno stupito e commosso con la naturalezza del loro documentare l’integrazione possibile, quella che già c’è, per fortuna, anche da noi.
Siamo perfettamente coscienti che i grandi numeri complicano la gestione; ma siamo altrettanto consapevoli che su questo tavolo si gioca la partita più importante del nostro futuro e della nostra umanità; e che non si può vincerla con i lager per immigrati, o peggio ancora condannandoli a morte in mare o nei paesi da cui fuggono.
Sappiamo anche che dai migranti arriva un importante contributo economico a nostro vantaggio, come ben ci ha ricordato Boeri due giorni fa; e che chi agita lo spauracchio dell’invasione non conosce, o nasconde scientemente, l’entità reale delle presenze.
Gestite spesso male, certo, ma non impossibili da accogliere, se si evitano i grandi hub che invece il decreto Minniti favorisce; e si punta invece su modelli come lo SPRAR, che già garantisce professionalità e integrazione; su un sistema diffuso, in cui tutti i comuni collaborino attivamente per inserire nel tessuto di comunità piccoli nuclei. Senza contare che questa rete ha creato anche qui a Termoli tanti posti di lavoro per i nostri giovani, che altrimenti se ne sarebbero andati lontano.
Ma questo i difensori del decoro urbano e del benessere popolare preferiscono non vederlo…
Fondazione “Lorenzo Milani ONLUS”, Termoli
Associazione FACED