M.M.A è stato indagato nell’ambito dello stesso procedimento penale poiché durante le attività investigative della Digos, svolte con metodologie tradizionali, ha evidenziato un forte legame con l’arrestato, dimostrando di condividerne ideologia e intenti.
A conclusione degli accertamenti, tuttavia, non vi erano sufficienti elementi per una richiesta di rinvio a giudizio da parte dell’Autorità giudiziaria. La Polizia, comunque, ha segnalato la pericolosità del giovane alla Prefettura che, a giugno 2017, disponeva la revoca delle misure di accoglienza, con successivo ordine del Questore di Campobasso di accompagnamento presso il Centro di permanenza e rimpatrio di Restinco (BR).
All’interno della struttura di accoglienza pugliese, il somalo è finito all’attenzione della Digos per le minacce sporte, con la complicità del tunisino: T.A. di 32 anni che ha effettuato materialmente le telefonate minatorie, all’ex operatore del punto di accoglienza di Campomarino. I motivi che hanno portato lo straniero a commettere il reato sono da ricondursi al risentimento verso l’ex mediatore culturale, ritenuto responsabile del trasferimento nel centro di rimpatrio pugliese.