Adrian Paci porta a Conciliazione 5 la storia della campana di Termoli trafugata nel 1566: un simbolo di speranza e accoglienza nel cuore del Giubileo 2025.

ROMA – Con la mostra personale No Man is an Island dell’artista Adrian Paci (Scutari, 1969), si apre mercoledì 11 giugno il secondo appuntamento di Conciliazione 5, il progetto di arte contemporanea promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, curato da Cristiana Perrella in occasione del Giubileo 2025.
Il progetto, ospitato nello spazio espositivo su via della Conciliazione, a pochi passi dalla Basilica di San Pietro, propone un percorso artistico che riflette sul tema della Speranza, declinata attraverso quattro interventi dedicati a temi di forte impatto sociale: carcere, migrazione, ambiente e povertà.
Dopo l’intervento dell’artista cinese Yan Pei-Ming sulla condizione carceraria, Adrian Paci esplora la dimensione del viaggio e della migrazione, con un’opera che intreccia spiritualità, memoria e attualità.
Nel cuore di Conciliazione 5, visibile 24 ore su 24, Paci presenta Home to Go (2001): una scultura che raffigura una figura maschile – calco del corpo dell’artista – che porta sulle spalle un tetto capovolto, simile a un paio di ali. L’opera evoca l’umanità sospesa tra precarietà e trascendenza, e richiama l’iconografia cristiana della Passione, già presente in lavori precedenti come Cappella Pasolini (2005) e Via Crucis (2011).

In dialogo con questa installazione, nelle storiche Corsie Sistine del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, l’artista presenta The bell tolls upon the waves (2024), una video installazione ispirata a un episodio realmente accaduto a Termoli nel 1566. Durante un attacco turco, i saccheggiatori tentarono di trafugare la Campana di Santa Caterina, usata per avvisare i marinai in caso di pericolo. Il tentativo fallì: la campana, caduta in mare, affondò l’imbarcazione su cui viaggiava.
“Come se quella campana fosse riemersa dai fondali”, racconta Paci, l’artista ha progettato una nuova campana installata su una piattaforma galleggiante nel mare di fronte a Termoli. I suoi rintocchi, generati dal movimento delle onde, “a volte dolce, a volte violento”, creano un’opera di grande intensità simbolica, che parla di perdita e memoria, ma anche di presenza evocativa.
L’opera è stata prodotta dalla Fondazione Giorgio Pace ed esposta per la prima volta in Italia, rafforzando il legame tra arte contemporanea e memoria storica.

Il titolo della mostra, No Man is an Island, è tratto da una celebre meditazione del poeta inglese John Donne(1572–1631):
“No man is an island, entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the main… never send to know for whom the bell tolls; it tolls for thee.”
Un invito a riconoscere la comune appartenenza e la responsabilità reciproca, valori centrali per il Giubileo e per l’intera programmazione di Conciliazione 5.
Come auspicato dal Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero, lo spazio vuole essere “aperto alla spiritualità, al pensiero critico e alla potenza trasformativa dell’arte”.
La programmazione proseguirà in autunno con altri due artisti internazionali, che continueranno a esplorare i grandi temi del nostro tempo attraverso il linguaggio dell’arte.


