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A Termoli, un omaggio all’artista molisano che ha anticipato l’arte digitale. Le opere esposte alla Nuova Officina Solare raccontano un viaggio tra sagome, archetipi e bit.

Da sinistra Giuseppe Siano, critico d’arte e Nino Barone curatore della Galleria d’Arte Contemporanea della Nuova Officina Solare

TERMOLI – Si è conclusa da pochi giorni, presso la Galleria d’Arte Contemporanea della Nuova Officina Solare in Corso Nazionale 12A, la mostra dedicata a Ernesto Saquella, artista e saggista molisano scomparso nel 2008. L’esposizione, curata da Nino Barone, ha presentato una selezione di opere realizzate tra il 1984 e il 2008, offrendo uno sguardo profondo sull’evoluzione artistica e concettuale di uno dei pionieri italiani dell’arte digitale.

Ernesto Saquella (Campobasso, 1958 – 2008) è stato tra i primi artisti italiani a esplorare le potenzialità del digitale e del cyberspazio come linguaggio creativo. Dopo una formazione in Giurisprudenza, si dedica alla pittura negli anni ’80 con cicli come CittàApiciAlbeggiare, Astrattismo Lirico. Nel 1986 fonda l’associazione Il Quadrato e la Luce, attiva in diverse città italiane.

A partire dagli anni ’90 abbandona i media tradizionali per dedicarsi alla creazione di opere digitali, dando vita al ciclo Storyboard e aderendo al movimento Archetyp’Art. La sua ricerca si concentra sulla relazione tra immagine, simbolo e informazione, fino a culminare in una produzione artistica che unisce alchimia, mito e logica computazionale. La sua Bottega d’Arte, ricavata da un antico frantoio in pietra, diventa un laboratorio di pensiero e creazione condivisa.

Ernesto Saquella – Infografica su tavola 60×60

Alla fine dell’esposizione, ho avuto il piacere di incontrare e ascoltare Giuseppe Siano, critico d’arte, filosofo e teorico dell’estetica cibernetica, che mi ha guidato con grande lucidità e passione nella lettura delle opere di Saquella. Siano, autore di saggi fondamentali come Estetica e cibernetica e L’estetica e il «sentire» nelle macchine, ha collaborato con figure come Mario Perniola e Mario Costa, ed è stato tra i promotori delle manifestazioni internazionali Artmedia. La sua riflessione sull’arte neotecnologica ha trovato piena espressione proprio nell’analisi dell’opera di Saquella.

Giuseppe Siano, critico d’arte, filosofo e teorico dell’estetica cibernetica

Nel corso del nostro dialogo, Siano ha offerto una lettura profonda e articolata del pensiero visivo dell’artista, affermando: “Ci troviamo davanti a un artista che negli anni ’90 inizia a pensare che la rappresentazione va eliminata, cioè ormai non c’è nel mondo il concetto di rappresentare qualcosa, ma c’è un concetto che significa: bisogna configurare delle azioni in movimento, e in relazione tra gli oggetti o tra le persone. Quindi tutto il mondo è costruito su delle relazioni, relazioni visive, le relazioni della parola e relazioni che creano delle emozioni”.

Con tono analitico, ha proseguito: La percezione è questa, infatti l’opera di Saquella, innanzitutto crea degli storyboard, cioè dei racconti. E questi racconti hanno da una parte: questa è un’icona, questa non è un’icona, questa è un’icona del Leone, questa non è un’icona del Leone”.

Il cuore della sua innovazione risiede nel concetto di sagoma, come ha spiegato: Perché? Perché lui vede il concetto di sagoma, cioè la sagoma di per sé può essere riempita di qualsiasi indicatore di informazione, quindi potrebbe essere pure una sagoma, potrebbe essere la sagoma di qualsiasi oggetto o qualsiasi soggetto che ci trasmette un’emozione. Questa è la cosa importante perché la sagoma, non ha una stretta relazione con l’immagine, è dissociata, e dissociata da un’immagine, da un’immagine del pensiero.”

Siano ha poi approfondito il processo creativo dell’artista, sottolineando l’uso pionieristico del computer come ambiente espressivo: “Quindi con le prime nuove immagini del computer si creano delle sagome che poi vengono riempite di operazioni, infatti, lui divide l’immagine, cioè l’immagine sagomata in celle come dei bit, come dei passaggi di informazione, perché il BIT è un’unità di misura delle informazioni dal 1948, e crea un racconto, il racconto che può avere qualsiasi sviluppo e che può essere interpretato in qualsiasi modo”.

E ha concluso: E quindi non ha più una relazione tra immagine, segno e rappresentazione, ma ha una relazione con il valore che il soggetto dà al segno e alla sagoma”.

Le opere di Saquella, oggi considerate visionarie, anticipano l’arte generativa, l’interattività e la logica computazionale. Come ha sottolineato Siano, il suo lavoro rompe con la rappresentazione tradizionale e apre a una nuova estetica del digitale e del concettuale.

La mostra di Termoli ha restituito al pubblico un artista che ha saputo leggere il futuro dell’arte, trasformando il cyberspazio in un luogo di creazione poeticariflessione filosofica e narrazione visiva.