Bernardino Molinari
TERMOLI _ Venerdì 30 Novembre nella sala operatoria di Ginecologia seduta dedicata al prolasso genitale femminile con l’introduzione di nuove tecniche chirurgiche e la collaborazione di esperti del settore. Dopo l’attivazione dell’ambulatorio dedicato alla Uroginecologia e al Trattamento Riabilitativo del Pavimento Pelvico, il dott Bernardino Molinari, direttore f.f. dell’U.O.C. di Ginecologia e Ostetericia del San Timoteo ha inteso proseguire sulla strada dell’impegno e dell’innovazione in questo settore promuovendo l’introduzione di nuove tecniche chirurgiche per la risoluzione di patologie diffuse nella popolazione femminile, quali il prolasso di utero, vescica e retto sia isolati che concomitanti e il trattamento dell’incontinenza urinaria da sforzo. La seduta operatoria di venerdì scorso è stata dedicata alla correzione del prolasso genitale con l’introduzione di nuove tecniche chirurgiche grazie alla collaborazione con il Prof Francesco Deltetto, primario della Clinica Cellini di Torino (convenzionata per l’uroginecologia con la ASL 1) e referente regionale per il Piemonte dell’AIUG (Associazione Italiana di Uro-Ginecologia e del Pavimento Pelvico) e grazie all’intervento della sua collaboratrice la Dott.ssa Emanuela Mistrangelo.

Il Dott Molinari, referente regionale per l’Abruzzo e il Molise dell’AIUG, ci spiega che l’Uroginecologia è un branca in cui si sente in modo particolare la necessità di aggiornamento. L’approccio al prolasso genitale femminile e all’incontinenza urinaria si è radicalmente modificato negli ultimi anni con l’introduzione delle reti sintetiche e degli slings medio-uretrali. Si può dire che la tecnologia ha preso il sopravvento sulla chirurgia tradizionale che spesso è gravata da insuccessi a breve, medio e lungo termine con conseguente e preponderante affermazione della nuova chirurgia protesica, facendola diventare argomento cult della uroginecologia di oggi.

L’idea di utilizzare delle reti di rinforzo per la chirurgia del prolasso deriva dall’osservazione che le riparazioni in chirurgia generale delle ernie addominali con un rete sintetica (in prolene) hanno tassi di guarigione molto più alti. Inoltre permette di operare risparmiando l’utero mentre fino a poco tempo fa si asportava sempre, cosa ingiusta quando l’organo è sano.

La chirurgia del prolasso ha molte sfaccettature tra cui una delle più importanti è proprio il tentativo di limitare il numero degli insuccessi; la principale causa di insuccesso delle tecniche chirurgiche cosiddette “tradizionali” è che cercano di “riparare” i tessuti di sostegno degli organi genitali ma che spesso questi sono troppo deteriorati o geneticamente insufficienti; si utilizzano cioè dei tessuti deboli per riparare un tessuto indebolito che ha prolassato, il che va contro tutti i principi di base della chirurgia. Non c’è da meravigliarsi quindi che i tassi di recidiva con questa chirurgia classica siano alti!. D’altro canto l’introduzione del materiale protesico garantisce più efficacia e durata del sostegno ma ha introdotto alcune nuove complicanze legate alle caratteristiche del materiale “estraneo”.

Al momento quindi si ritiene senz’altro indicato l’impiego della chirurgia protesica nelle recidive di prolasso (dove la chirurgia tradizionale abbia già fallito) o in prima istanza in pazienti anziane con tessuti deboli e pazienti con prolassi di alto grado, o laddove ci siano presenti chiari fattori di rischio. Questa tecnica permette una ricostruzione totale del pavimento pelvico senza alcun danno estetico per la paziente; e inoltre può essere eseguita in anestesia spinale con un indubbio vantaggio soprattutto per le pazienti più anziane che speso sono portatrici di altre patologie (sistemiche o metaboliche). Come per ogni procedura chirurgica, anche per questa esistono tuttavia dei rischi, sia generici che specifici. Si deve sempre valutare i vantaggi di utilizzare reti sintetiche con i rischi connessi. In realtà le complicanze sono molto rare e i materiali utilizzati oggi hanno dimostrato di essere molto ben tollerati con rischio minimo di complicanza. In ogni caso è sempre bene ricordare che al di là della tecnica o del materiale molto rilievo ha la preparazione specifica dell’operatore e la sua esperienza.

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