TERMOLI – Questa di oggi non è una mera vetrina ma un reale impegno di tutto il personale del reparto e dell’ambulatorio che quotidianamente e quindi anche alla FESTA DELLA DONNA è presente al fianco di tutte le donne, a qualsiasi età. Questa iniziativa, che si ripete a distanza di un anno, è la riprova che l’Ostetricia è un reparto vivo, attivo e attento alle richieste dell’utenza. La donazione del sangue cordonale per noi è un fiore all’occhiello. Siamo delle tre sale parto molisane la più attiva e la più efficace, raggiungendo le percentuali più alte di unità di sangue bancate, con valori pari a quelli della sede centrale di Roma dell’Agostino Gemelli. E questo ormai da tre anni. Come questa, altre iniziative sono state messe in campo, come la giornata per la festa della mamma, l’adesione alla giornata mondiale di uroginecologia e del pavimento pelvico, … Ma ci rendiamo conto che questo non è sufficiente a mantenere aperto il reparto. Occorrono i numeri. E come ho già avuto modo di dire, siamo stati noi ginecologi (come associazione nazionale) i primi a chiedere la chiusura dei punti nascita al di sotto dei 500 parti per garantire un’assistenza adeguata alla neomamma e al suo nascituro.

E con questo limite Termoli dovrebbe essere condannato alla chiusura avendo avuto nel 2014 solo 492 nascite. In realtà non sono i pochi parti in meno a determinare una decisione così drastica, infatti basta dire che se il 2014 fosse stato bisestile avremmo superato quella soglia. Innanzitutto vanno ricercate le cause: allora dobbiamo parlare prima di tutto di denatalità, poi dei “danni” del piano di rientro che non consente la sostituzione di chi va in pensione. La denatalità ha portato in Italia ad avere 5.000 parti in meno nel 2014 rispetto al 2013 e anche Termoli ha pagato questo scotto con un decremento di nascite. Ma oggi a Termoli il trend è in inversione: i primi due mesi dell’anno abbiamo avuto un incremento delle nascite che ci proiettano per fine anno ad oltre 550 parti. C’è poi la carenza dei medici, problema più volte sollevato, che non consente a Termoli di avere in sala parto la guardia medica notturna e festiva. Siamo stati chiamati più volte a stringere i denti e non ci siamo mai tirati indietro sperando di uscire dal guado, dimostrando oltre che abnegazione anche professionalità, alta professionalità, riconosciuta anche da centri di riferimento nazionali. La mobilità passiva non è certo imputabile all’operato dei medici, ma a scelte poco felici fatte da altri! E poi, l’esterofilia non sempre ripaga.

Abbiamo testimonianza di varie esperienze negative di pazienti che si sono rivolte altrove e che oggi sono tornate a servirsi del nostro ospedale. Poi si dimentica che il reperto non è solo Ostetricia ma è composto anche dalla Ginecologia e che: – Nel 2014 hanno avuto assistenza ben 1545 donne (tanti sono stati i ricoveri) – L’attività di chirurgia ginecologica vede il 70% degli interventi per via laparoscopica – La diagnostica endoscopica è triplicata negli ultimi tre anni – La patologia tumorale pre-invasiva della portio viene trattata con i Laser -I tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali sono stati abbattuti della metà – E’ attiva la diagnostica prenatale non invasiva e invasiva – Diagnostica dedicata alla sterilità – E’ stato attivato l’ambulatorio di uroginecologia e riabilitazione del pavimento pelvico E pochi sanno che dal 2014 effettuiamo amniocentesi settimanalmente in collaborazione con la nostra genetista. E poco conta se le utenti mostrano sempre più soddisfazione per i trattamenti ricevuti. Ma oggi i problemi non sono legati ne ai numeri e alle attività che si praticano ne al grado di soddisfazione dell’utenza, oggi dobbiamo fare fronte al Decreto Balduzzi che prevede un declassamento di tutti gli ospedali molisani con conseguente riduzione delle tipologie di prestazioni per ogni presidio. A questo va contrapposto un concetto più elevato, quello cioè di garantire a tutti i molisani i Livelli Minimi di Assistenza (LEA) che la nostra Costituzione e le nostre leggi impongono.

Inoltre, se le scelte devono essere mirate alla riduzione del deficit della Sanità non è con la chiusura del punto nascita di Termoli che ciò possa avvenire, infatti se oggi la mobilità passiva (più propriamente definita “mobilità di confine”) è pari ad 1, al momento della chiusura sarà pari a 5. Per questo siamo fiduciosi che, mentre noi continuiamo a fare il nostro dovere con energie sempre rinnovate, i nostri eletti al parlamento e alla Regione sappiano far intendere a Roma che il Molise, fin quando resterà una Regione autonoma, per le sue caratteristiche intrinseche nonché per quelle strutturali legate alla rete viaria, necessita di un’assistenza sanitaria adeguata, al pari di quella delle regioni più grandi e quindi più popolose.

Non rappresenta ora una novità essere meno di 600.000 anime, come vorrebbe il Decreto per avere ospedali di 2° livello. Questi parametri sono applicabili a grandi centri abitativi non a territori come il Molise che dal 1963 è regione autonoma grazie all’approvazione di un’apposita legge di modifica costituzionale in deroga all’art.132 grazie a una disposizione transitoria che aggirava il limite del milione di abitanti e il referendum tra i cittadini interessati. Dunque si può ottenere una deroga anche a un Decreto.

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