Dal faro di San Domino all'infinito (foto Charly L. Smoke)ISOLE TREMITI _ Nella meraviglia irripetibile dello struggente scenario naturale, non sono i proclami e neppure gli slogans che possono attrarre lo sguardo incantato della gente. L’umanità intera si ritrova, sempre più orfana di paradisi naturali, all’affannosa ricerca di nuovi spazi. Abbiamo le Isole Tremiti, ma potrebbe essere ormai troppo tardi anche per queste ultime, minacciate da ogni parte con ripetuti progetti speculativi.

Le patetiche invenzioni di “Cala Matana” e della “Tomba di Diomede” erano solo l’antipasto di una claudicante promozione turistica. Vediamo infatti parecchi mercanti cavalcare l’idea di “una vacanza nel nome di Lucio”. Riflettendo sulla trovata commerciale, verrebbe da chiedersi come mai soltanto ora. Se prima, stando ai lamenti di tanti operatori, il turismo sulle Isole languiva nonostante il richiamo individuabile nell’icona vivente dell’Artista, cosa indurrebbe dopo la sua morte a prevedere una miracolosa inversione di rotta?

Adesso ci si rammarica del fatto che alle Tremiti manchi un sepolcro di Lucio Dalla. Qualcuno addirittura giunge a raccontare che lui avrebbe desiderato essere tumulato alle Isole Tremiti. Inconcepibile.

In periodo elettorale nasce comunemente una curiosa competizione a chi la spara più grossa. Tutto fa brodo per raccogliere qualche voto in più.
E’ mai possibile che si voglia profittare di tutti gli eventi, quand’anche di profonda mestizia? Troppo facile inventarsi gratuite fantasie quando l’interessato non può smentirle. Se quella probabile panzana fosse vera, perché oggi le spoglie del cantante riposano invece in quel di Bologna? Qualora l’avesse desiderato, avrebbe potuto prepararsi facilmente una sistemazione più consona, non vi pare?

Ma la realtà è ben diversa: lui aveva designato già da tempo la propria dimora definitiva. Niente al mondo avrebbe potuto indurlo a cambiare progetto. Il 4 marzo 2012, la bara di Lucio Dalla e’ stata introdotta in un loculo poco distante dalla tomba della madre Jole e del padre Giuseppe, al primo piano del cimitero della Certosa in Bologna.

L’ultimo saluto al cantautore è arrivato dai colli bolognesi. Questa era la ferma volontà di Lucio, nel prosieguo di una tradizione famigliare da lui stesso introdotta. Lo stesso si era verificato infatti con la scomparsa della Madre, allorché lui predispose di deviare il tragitto del carro funerario per poter scendere a Bologna dall’alto. In quel frangente Lucio Dalla in persona dichiarò solennemente ai parenti ed agli amici più cari: “desidero stabilire fin d’ora che, quando arriverà il mio turno, il percorso funebre dovrà essere il medesimo”. Così è avvenuto in effetti, come doveva essere.

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Tony Cericola
Web designer, videomaker, editore, copywriter e blogger. Da quando è nata internet mi occupo di costruire strategie digitali per le aziende. Il mio lavoro consiste nel trovare un punto di contatto creativo tra il mondo digitale, dei social media e gli obiettivi dell’azienda, costruendo un piano strategico ed editoriale. È importante individuare gli strumenti giusti, il budget e i canali media a disposizione per non disperdere le energie.

3 Commenti

  1. le storielle dei kiakkieroni si reggono sui cadaveri
    raga facciamo complimenti all’autore anke per questo articolo ke scopre giokini furbetti…… possiamo kiederci cosa contano la pietà e rispetto per i defunti?
    ludo

  2. DER KOMMISSARIA OH OH
    Ill.mo Dr. Fata che ne pensa dell’anima cementificatrice della commissaria prefettizia!
    Se ne andrà tra pochi giorni e pensa a salvare le casse comunali? Farebbe meglio a pensare all’ecosistema delle Tremiti.Davvero singolare come iniziativa. Quali i candidati sindaci che sapranno opporsi come ha già fatto l’assessore regionale Barbanente? No di certo la candidata dell’associazione punto e capo che e’ favorevole a 4 ettari di piano PEEP! Stop all’asta dei terreni delle tremiti!!

  3. SCUDO UMANO?
    Pino D’Aleppo? ce ne sono centinaia, non sappiamo per quanto tempo ancora.
    Opinione mia personale: la Commissaria potrebbe anche risultare ormai ostaggio inconsapevole di ben altre “anime”.
    Ferruccio Maria Fata