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Il cantiere presso la Cala dei Benedettini (Foto C.L.Smoke)SAN DOMINO – Non può certo apparire come un mero esercizio accademico l’impegno volto a recuperare determinati concetti  che  abbracciano una realtà in continua evoluzione quale si propone, allo stato attuale, la condizione precaria delle Isole Tremiti. Riemerge in tale ambito con urgenza decisiva un forte richiamo all’esercizio della memoria storica, unica facoltà capace di ricondurre l’uomo ad opportune scelte in qualsiasi emergenza.“Memoria minuitur, nisi eam exerceas”, insegnavano i dottori dell’antica Roma. La memoria decade, se non la si esercita.

Ecco, è forse una strana perdita di memoria ciò che distoglie oggi le menti da necessità irrinunciabili per la sopravvivenza di un antico paradiso in declino. Lo puoi notare con chiarezza quando ti aggiri per le Isole, che rimangono pur sempre testimoni silenziose –  seppure ahimè inascoltate – dell’urlo lanciato di continuo da realtà secolari. Invece talora ci tocca vedere dimenticato il corso della storia, distorto  il nome dei luoghi più significanti, inventata  l’immagine di curiosi ritrovamenti. Ma quel che più sbalordisce è proprio l’indifferenza superficiale della gente  a fronte  dello spauracchio insito nella probabile “cementificazione”, più volte deprecata o combattuta, che sembra ora incombere sulla tranquillità di quella che fu per lunghi anni un’oasi naturale coinvolgente, riserva ricchissima di  fascino e tranquillità per l’animo.

I pini d’Aleppo assistono impotenti alla progressiva rovina, forse ormai non più arginabile. Non altrimenti la rovina del vecchio faro, semidemolito nel 1986 da un vile attentato. Sebbene all’inizio di questo secolo amministratori illuminati avessero cercato di “addolcire” lo spettacolo desolante delle macerie, ci si ritrova oggi a constatare un abbandono senza termini di speranza per quel rudere che pure poteva essere motivo di richiamo.Negli ultimi anni, sempre più angosciato dallo spettacolo dell’incombente decadenza, ho cercato di fissare le immagini dello splendore naturale di ieri, portandole a confronto con le minacce presenti. Saltano all’occhio, in tale ambito, i cantieri pronti oramai a divenire operativi che si moltiplicano con progressione inquietante: il cosiddetto “assedio” ai pini d’Aleppo si estende già dalla primitiva area del vecchio eliporto  fino al mare, in prossimità di Cala dei Benedettini. Alla fine ci si è messo di mezzo anche quello che potremmo forse configurare come un  probabile maleficio satanico. Un’allarmante violenza degli elementi  ha colpito con estrema gravità il santuario di Santa Maria a Mare, in quel di San Nicola, mentre la terra e il mare tutt’intorno sono stati sede di ripetute scosse sismiche. Attacco diabolico, altro che “Orto del Paradiso”!

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Con l’animo in subbuglio per tanto sfacelo, deposito nell’archivio della memoria tutta una serie d’immagini documento, nella speranza che l’attuale dramma possa venire affrontato dagli spiriti migliori. Essi riusciranno forse a sollevare il necessario impegno intellettuale volto a rappresentare un pensiero prioritario.  Un intento che vada posto a reiterato fondamento del flusso vitale della realtà, della vita umana nell’attuale contingenza che  si configura in una fattispecie piuttosto semplice, elementare, ma di quasi impossibile catalogazione o definizione. La ragione della particolare singolarità risiede naturalmente nella diverse tipologie di sensibilità che generano il nostro rapporto con l’esterno. Una sensibilità costituita principalmente di sensazioni forti, di espressione dell’animo, di trasmissione di un pensiero che presuppone la conoscenza del mondo, non soltanto nella sua parte naturale, ma anche in quella sensibile, creativa e scientifica.

In chiusura, solo una domanda sorge spontanea: cosa ne dicono, e cosa fanno,  il tanto celebrato Parco Naturale e l’Area Marina Protetta?

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