Maria Teresa D’Achille
ISERNIA _ Un banco di prova del nuovo Governo sarà quello di rilanciare le infrastrutture che, stando alle intenzioni del Premier incaricato Mario Monti, restano un obiettivo prioritario. Due le strade percorribili: la spesa pubblica in conto capitale, quegli investimenti cioè che Tremonti e Berlusconi non hanno portato avanti; oppure incentivare i capitali privati ad intervenire nel finanziamento delle grandi e piccole opere, semmai spingendo a tali project financing con sgravi Ires e Irap.

Si parte sicuramente col piede giusto, comunque, se alla politica del rigore viene affiancata una visione d’insieme che miri allo sviluppo. Il neo ministro Passera ha in mente un maxipiano di ammodernamento infrastrutturale da circa 300 miliardi in dieci anni; di cui 100 liberati nei prossimi tre. Questa delle Infrastrutture è una delle sfide prioritarie per ridare forza al sistema Italia in un territorio, come il Molise, dove persiste un sostanziale gap infrastrutturale che taglia le gambe al processo di sviluppo.

La situazione dell’Edilizia in Molise, nel particolare, “ha continuato a deteriorarsi sia nel comparto residenziale sia in quello delle opere pubbliche” riprendendo l’analisi di Bankitalia nel suo aggiornamento sulle Economie Regionali. E’ una crisi che parte dalla riduzione, perpetrata anno dopo anno, dei fondi di investimento per le infrastrutture e costruzioni che ha colpito maggiormente le medio-piccole aziende. La crisi è dovuta ai ritardi di pagamento della pubblica amministrazione nei confronti delle aziende. L’IdV, già lo scorso anno, avanzò la proposta dell’anticipo da parte della Cassa Depositi e Prestiti dei fondi necessari da consentire allo Stato di sanare i debiti nei confronti delle imprese che hanno eseguito opere pubbliche. E’ una crisi dovuta dalle difficoltà nell’accesso al credito da parte delle tante imprese radicate sul territorio che si sono ritrovate con problemi di liquidità dovuti alla diminuzione di commesse e, come detto, a causa dei crediti vantati nei confronti delle PA.

Il Piano per l’accesso al credito predisposto dalla Regione è stato un disastro con le Banche che non l’hanno recepito e, quindi, attuato; considerato, quindi, il fallimento del Piano anticrisi, che nonostante la dotazione ha soddisfatto le richieste di un minimo di imprese rivelandosi inefficace rispetto alle difficoltà di tutte le altre, si ritiene necessario da un lato ridefinire ruolo, competenze e funzioni di Finmolise e dall’altro ampliare le possibilità per le piccole e medie imprese di accedere al credito tramite gli enti di garanzia. La crisi delle Costruzioni e dell’intero sistema produttivo regionale la si deve ad una politica di rigore della spesa senza però che di pari passo prendesse forma una vera progettualità per lo sviluppo. La crisi è dovuta ad una non sempre oculata spesa dei fondi strutturali.

Il duo Iorio-Vitagliano ha sempre fatto la voce grossa per la buona capacità di spesa; ma il problema non è la quantità ma la qualità, in quanto sono state date risorse ingenti senza che queste producessero effettivamente sviluppo e crescita. Non si può più pensare solo alle poche e grandi aziende presenti sul territorio ma bisogna far ripartire la macchina delle Pmi e metterle in condizioni di reggere la concorrenza e restare sul mercato. Impresa ardua considerando il costo del lavoro in Molise e l’Irap al massimo per coprire il deficit sanitario. La crisi è dovuta al fatto che la maggioranza di centro-destra non ha adottato le istanze provenienti dalle parti sociali. Ancora oggi la Regione apre alla concertazione, ai tavoli con le associazioni di categoria ignorando che ciclicamente tali tavoli si sono tenuti con la stesura di misure e percorsi da seguire per uscire dalla crisi ma che poi sono rimasti del tutto disattesi.

Basta ricordare quelli che pomposamente vennero definiti “Stati Generali” nell’estate 2010 quando dalla Regione si affermava che si voleva partire dal basso coinvolgendo il partenariato economico-sociale per individuare le scelte programmatiche. Ovviamente non hanno avuto alcun impatto sulla realtà concreta; ed oggi si addossano colpe agli egoismi corporativi e alla burocrazia che ha rallentato il percorso di sviluppo senza fare il mea culpa per le proprie responsabilità. Ora non si può più aspettare e non si può più sbagliare. Occorrono scelte giuste, individuando priorità, necessità ed interventi celeri, quali l’introduzione del credito d’imposta strutturale sugli investimenti nel Mezzogiorno, facilitare l’accesso ai finanziamenti comunitari, la riduzione del carico fiscale, l’utilizzo dei fondi già disponibili per quelle opere di cui già si dispone dei progetti, allentando i vincoli dettati dal Patto di Stabilità interno.

Maria Teresa D’Achille Responsabile Dipartimento Economia IDV Molise

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