TERMOLI – “Un mare, quello di Lampedusa, che per ora rimane l’unico a non fare distinzioni di provenienza e di razza, promuovendo una politica di accoglienza, un mare che fa paura. Questa è la sensazione che lascia Lampedusa, il suo mare al tramonto, il cimitero delle barche arrivate da lontano”. E’ il commento di Annamaria D’Amelio e Cristiana Petti, operatrici del progetto Sprar “Rifugio sicuro” della Caritas diocesana di Termoli – Larino che hanno partecipato, insieme ai colleghi e al responsabile del progetto Luca Scatena, al Sabir Festival di Lampedusa dall’1 al 5 ottobre.
L’evento, organizzato dal Comitato 3 ottobre con altri enti ed associazioni che hanno a cuore la questione dell’immigrazione e che ha visto anche la partecipazione di Caritas Italiana, ha avuto come obiettivo la promozione di una nuova concezione di uguaglianza mediterranea e di dignità condivisa, stimolando l’elaborazione di nuove soluzioni normative su scala nazionale ed europea.

“Oggi, tornati alla quotidianità, riportiamo gli stimoli di quei giorni a Lampedusa. Isola che fa da ponte tra i popoli nel cuore del Mediterraneo, porta d’Europa, luogo della speranza, speranza di essere accolti in un mondo migliore di quello da cui si fugge – hanno proseguito gli operatori Caritas di Termoli -.E sentiamo risuonare fortemente le parole del Cardinale Vegliò che incitano a non avere paura di tendere le mani verso l’altro, perchè tutti insieme, ognuno con la propria missione, siamo parte del grande mosaico che Dio crea nella storia e per questo dobbiamo imparare a custodirci gli uni agli altri”.
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