LARINO _ È molisano nato a Milano dove vive e lavora, anche se ha una casa a Larino dove si rifugia appena può, come un tempo, quando veniva a trascorrere le sue vacanze insieme al padre di Guglionesi e la madre, una Raimondo , che da poco ci ha lasciato. Anche se più giovane di me di tre lustri, è diventato un caro amico agli inizi degli anni novanta proprio attraverso lo scambio di libri, U penziere, la mia raccolta di poesie in dialetto e il suo primo libro che aveva pubblicato a Milano, Racconti per sax tenore, una raccolta di storie brevi che ho letto subito con grande curiosità, rimanendo felicemente sorpreso e appagato anche perché scritto da un giovane che sapevo legato alla mia stessa terra, anche se nato a Milano.
Qualche anno fa me lo sono ritrovato, con i suoi appunti pungenti contro il potere berlusconiano e la politica caduta così in basso, a L’Asino, pagina di satira quotidiana reinventata da Ro Marcenaro, matita pungente e grande illustratore che ha dedicato al Molise la farfalla di Piacere Molise e non solo. Sto parlando di Giuseppe Ciarallo, Peppino, “il frentano” come piace definirsi in omaggio alla nostra terra comune, che due settimane fa mi ha fatto pervenire, debitamente con dedica molto affettuosa, la sua ultima opera, DanteSka, nel senso vero della parola, anche se è l’incontro tra lui, poeta, e un genere musicale, Ska, a me sconosciuto, ma di grande attualità, visto che è molto amato dai giovani, come il Funk e il l’Hip Hop, che, lo ammetto, ignoro.
Una raccolta di sette canti di quaranta quartine a rappresentare una risata in versi che se cominci a leggere devi finire. Proprio come si fa con un sommo poeta o con una risata che è tale se non è smorzata. Una risata che inizia in una birreria dove incontra il Padreterno, scambiandolo per Marx, il quale gli affida subito una missione con questi endecasillabi : Io voglio un reportage giù dall’inferno/ per poi mostrare ai folli simili tuoi/ quant’è inumano il lor viver moderno/ di miseri, intruppati come buoi. Accetta di andare a visitare l’inferno a condizione che sia Fiodoro Dostoevskij, colui che considera il suo grande maestro, ad accompagnarlo. Il viaggio inizia e, lungo il canale di caduta, l’ incontro con tutti i personaggi sparsi nei cinque gironi, a partire dal 5° dove sono immersi egoisti, cinici e ignoranti, per poi passare a quello degli iracondi e dei presuntuosi; degli ignavi e degli incapaci; dei traditori e dei voltagabbana che porta direttamente a quello più in basso, il 5°, dei falsi e degli arroganti. Tutti quelli che rappresentano il potere e che lo incarnano per far del male alla gente ed al Paese.
Quelli che anche tu vorresti all’inferno per quello che hanno e stanno combinando, mentre declami questi versi di Giuseppe Ciarallo che usa non a caso la poesia per esprimere ritmo e musicalità, e, nel contempo, ilarità, nel momento in cui la lettura la fai non da solo ma insieme ad altri. Tanti tasselli a rappresentare tanti personaggi, ben definiti e bene incastonati, per un mosaico che è la realtà di un momento non bello, misero, dal quale si sente il bisogno di liberarsi, scappando dall’inferno in cui uno è stato mandato. Un viaggio che, insieme a Ciarallo “….di stirpe frentana ….di quei che non han prezzo” ” e a Dostoevskij, c’è anche il Molise e che anche tu fai mentre leggi questo libro, appena uscito per la collana “satirica” di Paginauno – Mc’Nelly, magnificamente illustrato da Manlio Truscia. Un libro che confermate le grandi capacità di scrittura di Ciarallo che esalta la sua vena satirica, così meticoloso nel pesare ogni parola e nel dare ad esso il ritmo Ska, che, lo ripeto, io ignoro, ma che è il ritmo giusto per sbeffeggiare il potere, sia di destra che di sinistra, quando è povera cosa come nel momento in cui viviamo.
pasqualedilena@gmail.com