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ROCCAVIVARA – Carissimo Matteo, grazie per le parole che hai speso sul ruolo dei sindaci in questo momento drammatico della vita del Paese. Ti ringrazio da sindaco di un piccolo comune di 800 abitanti dell’entroterra molisano, che oltre alle problematiche da te accennate, comuni al sistema Italia, governa una comunità in via di estinzione, se non ci saranno in tempi rapidi cambiamenti epocali che chiamano tutti a fare la propria parte.

Ti ringrazio anche come insegnante e come genitore, che ha speso una vita al servizio dei giovani, per la loro crescita civile e culturale, per prepararli ad affrontare al meglio la sfida del futuro, mai tanto incerto e denso di incognite. Infine, vorrei ringraziarti da uomo di sinistra, che ha lottato sempre per una società più equa, più giusta e più solidale, ma che proprio dalla sinistra ha subito le delusioni più cocenti. Non mi riconosco più in nessun partito e forte è la spinta al disimpegno, anche elettorale. Non ti nascondo però che la scommessa e la sfida che tu hai lanciato alla politica ed al Paese mi intrigano e hanno riacceso in me la fiammella della speranza: cambiare si può, cambiare si deve. Si deve proprio ai nostri giovani, ai nostri figli.

Siamo tutti sulla stessa barca, legati ad un destino comune, e questa volta ci salviamo tutti o nessuno, e ciascuno di noi deve fare la propria parte, fino in fondo, per salvare l’Italia Sapere che per te “si esce dalla crisi con una scommessa sul valore della educazione”, ripetuta tre volte, è musica per le mie orecchie. Capisco anche quando affermi che “investire sull’educazione necessita di un progetto ad ampio raggio, che parta dal recupero della dignità sociale degli insegnanti, da definire nei prossimi mesi e che oggi la priorità è l’edilizia scolastica per rendere sicure le strutture e le aule in cui i nostri figli passano tante ore della nostra giornata”. Nel mio comune sono presenti la scuola dell’infanzia, elementare e media con pluriclassi come in gran parte dei paesi del Molise. Le pluriclassi che rappresentano il fallimento sul piano umano e didattico e secondo tutti i pedagogisti una discriminazione nel processo di apprendimento, più che una opportunità di crescita.

Si dice spesso che i comuni senza le scuole sarebbero destinati ad un ulteriore depauperamento di forze e ad un progressivo esaurimento di energie, dimenticando che non è una struttura astratta in quanto tale che segna la differenza tra morte e sopravvivenza di una comunità. Il passaggio dall’una all’altra condizione è marcata piuttosto da altri fattori: la qualità del servizio e la realizzazione di strutture ed infrastrutture adeguate. A queste considerazioni si aggiunga la doverosa presa d’atto che nel medio-lungo periodo la dinamica demografica della popolazione in età scolastica dei comuni della nostra zona, anche a parametri invariati stabiliti a livello centrale, è destinata a determinare la graduale e progressiva chiusura di gran parte delle scuole presenti nel nostro territorio. Ebbene il mio Comune è dotato di un progetto esecutivo, cantierabile, per “l’adeguamento e messa in sicurezza dell’edificio sede della Scuola Elementare e Media”.

Un progetto il cui importo è di 650.000 euro. Ciò premesso, essendo tu stato sindaco puoi ben comprendere quanto sia difficile per me oggi dirti che però più che chiedere risorse per finanziare il progetto del mio comune, sono a chiedere la realizzazione di un polo scolastico, il cui costo è valutabile in 3 milioni di euro, che consorzi più comuni della nostra zona, che superi anche le barriere politiche ed amministrative. Un polo scolastico strategicamente dislocato, facilmente ed agevolmente raggiungibile. Un polo che consenta anche di liberare risorse da reinvestire in servizi (mezzi di trasporto, doposcuola, mense, strutture sportive, strutture per attività culturali) di cui mai come oggi si sente il bisogno in un tessuto sociale e familiare fragile ed incerto. Ti dico queste cose perché non vorrei, e non vorrai certamente anche tu, che magari si proceda a finanziare interventi su edifici che nel giro di pochissimi anni sono destinati a chiudere.

Qui in Molise abbiamo già avuta una esperienza fortemente negativa quando all’indomani del terremoto del 2002, si sono fatti interventi su edifici che ora sono chiusi ed altri stanno per chiudere per mancanza di alunni. Lo faccio dopo aver, inutilmente, sollecitato, insieme a qualche collega sindaco, per quattro anni la Regione Molise a prendere l’iniziativa per superare l’attuale organizzazione della rete scolastica. Lo faccio perché ritengo nostro dovere, oltre che nostro diritto, evitare di aspettare inerti che i fatti ci condannino. Vorremmo provare ad essere protagonisti del nostro futuro, del futuro di comunità che non vogliono rassegnarsi ad una estinzione lenta ma inesorabile, partendo dal progetto di una diversa articolazione della scuola per poi affrontare il tema della riorganizzazione complessiva dei servizi, delle infrastrutture, dello sviluppo. Come vedi noi siamo pronti a fare la nostra parte, gli altri livelli istituzionali e la politica facciano la loro, fino in fondo. Anche a te un sincero augurio di buon lavoro. Ne avrai bisogno.

Domenico Di Lisa

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